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La storia di Armando Izzo. Da Scampia alla Serie A, le mille difficoltà e quel sogno stroncato…

Quando Armando Izzo ha visto che la prima giornata di campionato metteva di fronte Napoli e Genoa per la mente gli saranno passati milioni di pensieri. Dall’assurdità del destino che, beffardo, ha deciso che la sua prima partita in massima serie dovesse essere proprio contro il “suo” Napoli, fino alla normale e comprensibile voglia di rivalsa nei confronti di chi non ha creduto abbastanza in lui.

Si perché per Armando Izzo Genoa-Napoli è da cerchiare in rosso sul calendario non solo perché è la prima gara della stagione, quella dei primi punti che contano, o quella dell’esordio. Genoa – Napoli è speciale perché, per lui, è un ritorno al passato ed uno sguardo a quel futuro che, purtroppo per il momento, non potrà essere.

Fa sempre male vedere un napoletano, un figlio di Napoli, dover andare via. Dover interrompere il suo sogno di vestire la maglia della sua città, del suo popolo, proprio mentre quella maglia sembrava a portata di mano. Ma non è bastata una stagione da protagonista ad Avellino per convincere il Napoli ad investire su quel difensore centrale di cui tanto bene si parlava. Non è bastato, in barba ai proclami sulla Scugnizzeria, per convincere il Napoli a depositare  più di 200mila euro, evitando di “regalarlo” all’Avellino il quale l’ha poi rivenduto al Genoa.

E dispiace perché Izzo, oltre ad essere un ottimo calciatore di prospettiva, era un vero e proprio Scugnizzo. Uno di quelli che, come impone la tradizione del calciatore “made in Naples”, è cresciuto giocando in strada. Uno di quelli che, a differenza dei coetanei del Nord, che giocano nei campetti sintetici messi a disposizione dai comuni, faceva della strada il suo campo, e di due paletti (o pietre) le sue porte.

Ed in strada, tra macchine e motorini che passano interrompendo le partite, non ci sono portieri fissi, registi o terzini. In strada o sei uno che salta l’avversario o sei uno di quelli che dall’avversario non si fa saltare. Izzo è uno di questi ultimi. Uno che ha sempre combattuto, prima in strada e poi nella vita.

Perché se sei di Scampia dovrai sempre combattere più degli altri. Perché le tentazioni saranno difficili da allontanare. E solo una grande forza di volontà, e l’incontro con le persone giuste, potranno aiutarti ad emergere. Non è impossibile farlo (a dispetto di chi lo crede o a chi conviene che si creda), solo più difficile. E per Izzo le difficoltà si sono moltiplicate.

Da un lato l’ambiente, dall’altro i mille problemi in famiglia e i lutti che ti segnano per tutta la vita. Ma poi, per fortuna c’è anche l’altra faccia della medaglia, lo spiraglio che all’improvviso appare e quell’occasione che solo chi è determinato ed ha una grande forza di volontà può essere capace di sfruttare.

Dallo zio che a 13 anni lo convince ad andare a giocare per l’Arci Scampia, fino agli allenatori e dirigenti (Santoro e Mozzillo su tutti) che credono in lui, passando per l’agente Paolo Palermo. Tutti fondamentali per Armando Izzo, tutti che, a modo loro, hanno contribuito a scrivere questa storia.

Santoro lo adocchiò, mister Mollo ha creduto in lui. E grande merito anche al suo agente Paolo Palermo. È stato lui a credere ciecamente in quel ragazzo di Scampia su cui nessuno avrebbe puntato. Gli è stato vicino, gli ha infuso la mentalità giusta, convincendolo che poteva farcela, che diventare calciatore era un obiettivo alla sua portata, non un sogno di una partitella in strada a metà pomeriggio. L’ha seguito fin dal torneo di Arco di Trento, e s’è giustamente goduto la sua ascesa. Dalla Primavera al titolo della Berretti, il primo contratto, l’esordio tra i professionisti con la Triestina e l’esplosione ad Avellino.

Una bella storia. Una storia a cui manca solo il finale. A questo punto molti questa storia l’avrebbero fatta finire con la maglia azzurra, con l’esordio in un San Paolo da grandi occasioni. Ma qualcuno ha voluto diversamente. E la storia del ragazzo di Scampia, delle sue vicessitudini, non finisce con lo speaker del San Paolo che urla il suo nome. Qualcuno ha voluto così, ma il destino ha in parte voluto rimediare. E in quel sorteggio per i calendari ha voluto mettere le cose a posto. Genoa –Napoli, ed Izzo c’è. Il lato del campo per il momento non è quello in cui sperava. Nel presente si dovrà accontentare, per il futuro chi sa. Forse il vero finale della storia di quel ragazzo si Scampia di nome Armando Izzo deve ancora venire.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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