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Napoli, Sinatti si racconta: “Non avrei mai immaginato di arrivare fino a questo punto, sto vivendo un sogno”

Dopo aver sentito per tanto tempo teorizzare i concetti sarriani di lavoro, di sudore e di fatica, l’effetto visivo dell’allenamento è forte. E’ il riscontro, ed è anche la spiegazione dei movimenti e della corsa che vediamo durante le partite.
A Dimaro l’inversione di rotta rispetto al recente passato si era già vista, ma nella fase clou della stagione, l’allenamento assume caratteristiche diverse. E’ proiettato alla partita. E’ più specifico. Il rientro dei calciatori a Castel Volturno dopo due giorni di riposo, mercoledì scorso, è stato intenso. Fa ancora molto caldo e la maglia finisce per essere bagnata di sudore, ma lo staff di Sarri assicura che anche a gennaio sarà la stessa cosa. La preparazione atletica della squadra è affidata a un giovane guru della scienza sportiva. Si chiama Francesco Sinatti ed è il più giovane preparatore atletico della serie A. A Empoli era entrato nello staff di Sarri da supplente, in sostituzione di un collega, ma tanto è bastato per prendersi la cattedra a Napoli, l’università del calcio. E’ nato a Policiano, frazione di Arezzo. Ed è l’uomo che fa volare le squadre di Sarri. Attenzione, però. Qualità della corsa, non quantità. Precisione e specificità di un lavoro atletico che dà poi le misure a ciò che la squadra fa in campo. La precisione, l’intensità e l’individualità del lavoro: questi i segreti del Napoli che oggi corre di più e macina un numero di chilometri maggiore rispetto alle concorrenti. Accelerazioni e stop, passaggi brevi e circolazione intensa della palla. Il gioco che vediamo durante le partite è anche e soprattutto frutto di un lavoro atletico che viene svolto in particolare nei primi giorni della settimana per dare precisione e non andare mai a ricoprire distante alte in campo. Carichi che vengono poi smaltiti in prossimità della gara con la palla al piede. Tutto sincronizzato e studiato, per quanto possibile. La guida affidata ad un ragazzo al quale il salto in serie A con il Napoli significa entusiasmo, responsabilità e non pressione. «Sembra ancora un sogno che speriamo duri più a lungo possibile – dice Sinatti – Francamente non lo avrei immaginato qualche mese fa». E’ lui il primo atleta che ha introdotto nel Napoli un tipo di lavoro cui negli ultimi due anni la squadra non era abituata. «Non siamo certo i teorici del lavoro a secco – chiarisce Sinatti – E’ una parte importante dell’allenamento, ma non è solo quello. Lo intensifichiamo nelle sedute di inizio settimana e durante le soste. Poi c’è il lavoro con la palla c’è ed è altrettanto importante. Il primo stabilisce la precisione, l’altro è più imprevedibile e dipende dalle situazioni di gioco. Ma se un calciatore si abitua nel lavoro aerobico alla resistenza, all’intensità nel breve e non nei tempi lunghi, comprende anche meglio il tipo di distanza palla al piede». Le squadre di Sarri a Primavera solitamente volano ancor di più, Sinatti non ne fa una questione scientifica. «Non possiamo definirla una casualità, semmai il raggiungimento dell’obiettivo che ci poniamo. Tenere sempre il gruppo ad un livello costante. Più o meno essere sempre al di sopra dell’ottantacinque per cento». Da Empoli al Napoli la preparazione un po’ è cambiata. «La prima fase è stata uguale, con le partite infrasettimanali è importante il lavoro di rigenerazione e di recupero anche post gara. Con il reintegro dei carboidrati, con la immersione in acqua fredda e l’attenzione all’aspetto posturale. Lavori questi ultimi che svolgiamo in coordinamento con lo staff medico». A fine allenamento lo staff di Sarri si affida alla Scala di Borg con indicazioni da parte degli stessi calciatori. «Ci indicano da 1 a dieci il livello di fatica. Un dato soggettivo, sensazioni. Che ci aiutano molto»

fonte: corrieredelmezzogiorno

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