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intervista

Insigne: «Mi sono fermato nel momento migliore, ma ora sono pronto»

"Coppa Italia, Europa League e secondo posto: voglio tutto"

Lorenzo Insigne ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Ecco quanto dichiarato dal 24 azzurro:
Si può dire: bentornato, Insigne?

«Più o meno. Ho di nuovo vissuto il clima della partita, sia a Verona che al san Paolo con l’Atalanta: è stata una sensazione piacevolissima, di cui avevo bisogno. Sono stati mesi duri, di sofferenza, di attesa, anche di dolore e non solo fisico: ma fa parte del copione».

Centoventicinque giorni per passare dall’infortunio di Firenze alla sfida del «Bentegodi».

«Devo molti grazie: al professor Mariani, allo staff medico del Napoli, anche a me stesso, a chi mi è stato vicino, il club, l’allenatore, i compagni, la famiglia. Ma quando andavo a fare la terapia ed ero solo con me stesso, mi chiedevo sempre: quanto tempo? Ho fatto in fretta, ci ho messo quello che avevo e ancora ho da dare e da fare: però mi sento bene e sono pronto».

Sta arrivando il momento della verità.

«Per chi gioca nel Napoli, non c’è mai una fase in cui puoi mollare: adesso si entra nella fase più viva, quella più ricca di appuntamenti decisivi, perché cominciano gli scontri diretti in campionato, le sfide senza appello di Europa League e la semifinale di coppa Italia».

Ha fatto una graduatoria delle difficoltà?

«Non ce n’è una semplice, ma varrà lo stesso principio per chi sarà costretto ad affrontarci: gli ultimi risultati ci hanno penalizzato, ma non hanno sottratto qualità a questo gruppo fantastico. Siamo vivi e lo dimostreremo».

Non ha risposto…

«La prossima partita è sempre la più importante: dunque, bisognerà concentrarsi innanzitutto sulla Roma, poi penseremo alle altre gare. Ma la priorità, secondo il nostro costume, è concessa alla sfida più imminente».

Al Napoli è mancato Insigne.

«E’ certo il contrario, credetemi. Io ho visto momenti di gran calcio, una squadra che ha avuto difficoltà prevedibili, perché qui si gioca ogni tre giorni e qualcosa sei costretto a pagare: ma la vittoria di Doha appartiene alla storia, è un trofeo che resta, è un successo ottenuto contro i campioni d’Italia in carica che quasi sicuramente saranno anche i campioni d’Italia tra dieci partite».

Il ritardo dalla Champions si è dilatato.

«Ma ci sono i margini per recuperare: siamo consapevoli che la situazione si è improvvisamente complicata, non l’avrebbe detto nessuno tre settimane fa, però abbiamo sciupato e siamo stati puniti, eccessivamente. Gli episodi a volte incidono in maniera netta: avessimo vinto con l’Atalanta, saremmo a ridosso di Roma e Lazio. Ci rimboccheremo le maniche».

La sosta a chi fa bene?

«A me sicuramente, perché mi dà altre due settimane per prepararmi. E’ invece difficile capire chi possa trarre vantaggi: ogni grande società ha calciatori in giro con le Nazionali che difficilmente riposeranno. C’è chi giocherà di più e chi di meno, ma saranno impegnati, anche con la testa, in tanti».

La riflessione più ricorrente?

«Porca miseria: nel momento migliore. Lo dicevano tutti, lo pensavo anche io: riuscivo a fare con naturalezza quello che volevo e anche quello che mi chiedeva Benitez; correvo e coprivo, attaccavo e tagliavo, avevamo battuto la Roma giocando una partita meravigliosa e l’inizio a Firenze era in tendenza. Poi il destino ha voluto così, perché mi sono fatto male praticamente da solo, saltando l’uomo per evitare il contatto».

Le serviva qualche gol…

«Ma ormai ero nella fase in cui pensavi di essere caldo al punto giusto e dunque immaginavo che prima o poi sarebbe arrivato anche quello».

Ha osservato il «dibattito» dall’esterno: squadra che fatica a maturare.

«Però è la stessa che va in Europa da sette anni mi sembra. Che in questo periodo si è rinnovata, ha inserito uomini nuovi, ha campioni che vengono sistematicamente convocati con le Nazionali».

E’ arrivato un suo socio.

«Gabbiadini eleva la competizione, io so bene quale tipo di contributo possa offrire. Ho condiviso con lui l’esperienza nella Under 21, siamo legati e la concorrenza rappresenterà uno stimolo e mai un ostacolo. E poi davanti si sa, serve gente che corra e che veda la porta: ci sono quattro posti ed è meglio abbondare».

S’è detto: il problema del rinnovo di Benitez costituisce una distrazione.

«Siamo adulti e vaccinati, oltre che professionisti: ho esperienza anche io in materia e i risultati non sono mai stati penalizzati da quella che per qualcuno rappresenta un’incertezza. A Pescara andammo in serie A e Zeman aveva firmato per una sola stagione: nessuno ne ha parlato. A Napoli, con Mazzarri in scadenza, siamo arrivati in Champions: il calcio non cambia mai, talvolta resta legato a leggende metropolitane dalle quali non si stacca».

Facciamo il «solito» giochino: Europa League, Coppa Italia o secondo posto.

«Potrei non scegliere e non scelgo, prendo tutto perché ne abbiamo la facoltà. Però se poi proprio mi costringe, allora potrebbero bastarmi la vittoria dell’Europa League, con annessa qualificazione in Champions, e quella della Coppa Italia. Alzare un trofeo è gioia allo stato puro».

Roma, stadio Olimpico.

«Penso ovviamente al 3 maggio dell’anno scorso, a quella felicità soffocata, perché poi a fine gara si ebbe percezione ancora più netta di quello che era successo e del dramma che stava per vivere la famiglia Esposito sulla propria pelle ma Napoli anche».

La Roma il primo novembre

«Non so se sia stata la partita più spettacolare del Napoli, ma forse sì. Un’ora e mezza senza pause, attaccando, mai un rischio, non un errore da parte nostro, una esibizione meravigliosa. Ne abbiamo giocate altre di indimenticabili ma ho il sospetto che questa sia entrata nell’immaginario collettivo come quella esemplare».

Ci sarà la ressa per conquistare la Champions…

«Razionalmente non si può avanzare alcuna previsione. Ora la differenza in certi casi è minima, siamo tutte nel gruppo: bastano due disattenzioni e sei risucchiato o staccato. La sensazione è di assoluto equilibrio e però penso che i tre appuntamenti possano spostare di molto: Lazio e Sampdoria hanno la possibilità di tirare il fiato, di allenarsi in maniera più distesa, però noi, la Fiorentina e la Roma saremo andrenalinici. E quando si arriva a questo punto….».

Un Insigne in più può fare soltanto bene…

«Ma siamo in parecchi a rientrare: io e Zuniga che siamo usciti di scena in fretta; poi Strinic e Gargano che hanno dovuto fermarsi in queste settimane; il turn-over adesso può aiutare seriamente, esisterà un maggior numero di ricambi rispetto a questo ultimo periodo e dunque si potrà respirare e ricaricarsi. Siamo un gruppo e si è visto nelle difficoltà vissute: Bilbao aveva lasciato il segno ma ne venimmo fuori; a dicembre c’è stata una crisetta, ma siamo andati a vincere la Supercoppa a Doha. E, nel nostro piccolo, non siamo sazi: vogliamo essere protagonisti, sempre, e voglio esserlo io con il mio Napoli per sempre».

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