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Napoli più grigio che azzurro a Udine, anche Benitez non è contento

Prova un po' incolore per entrambe le rivali, alla fine il pari non penalizza nessuno

Un pareggio giusto nella trasferta friulana per il Napoli, orfano di Higuaìn e del suo miglior gioco e co-protagonista con l’Udinese di una partita senza molte emozioni. A fine gara anche il tecnico spagnolo si è detto insoddisfatto, la squadra soffre un calo fisico e deve stringere i denti fino a fine stagione. 

INIZIO PRUDENTE – C’è da dire che fin dal fischio d’inizio l’atteggiamento delle due squadre in campo al “Friuli” non lasciava presagire una battaglia all’ultimo sangue. Udinese e Napoli hanno cominciato con prudenza e senza voglia di far male, quasi come se il pari non fosse da buttare per entrambi. Azzurri con la consueta disposizione tattica, ma di nuovo con un cambio di interpreti: riproposto dopo tanto tempo il duo a centrocampo Inler-Behrami, altra novità è stato il (meritato) riposo di Albiol con il jolly Henrique schierato stavolta come centrale di difesa e Réveillère sulla corsia di destra. Fuori anche Mertens per squalifica, l’assenza più altisonante era quella di Gonzalo Higuaìn, rimpiazzato da Zapata. Dopo un quarto d’ora però era già chiara la conferma che il colombiano non è il Pipita: è invece più giocatore d’area, meno capace nella manovra e nel dialogo con gli esterni offensivi, per carenza di tecnica e velocità. Da boa sulla trequarti, invece, Duván si fa anticipare e quando arriva sulla palla è macchinoso o impreciso. Guidolin, dal canto suo, ha disposto un 4-3-2-1 molto basso e accorto, con il solo Muriel davanti, troppo leggero per creare pericoli. E così il primo tempo è andato avanti a lungo senza colpi di scena.

MEZZORA DI NULLA – Mentre l’Udinese faceva molto poco per alzare i ritmi, il Napoli tentava timido di imbastire qualche azione, con tagli di Callejòn o rare sovrapposizioni di Réveillère, e con il solo Insigne ad azzardare qualche accelerazione o dribbling tanto coraggioso quanto vano, andando sempre a scontrarsi sul muro bianconero o chiudendosi fra due-tre avversari. Per almeno mezzora, ritmi blandi ed errori di misura da entrambe le parti.  Sul suo lato,  Réveillère ha cominciato ad andare in affanno, rientrando in ritardo e lasciando spesso pericolosi corridoi (presto emulato anche dal collega Ghoulam a sinistra), e al 31’ è arrivata la prima vera palla-gol del match, ma Badu di testa è stato in grado solo di sfiorare il palo. E se con la Lazio ci ha pensato Mertens a risvegliarsi e risvegliare i suoi segnando il primo gol, stavolta in assenza del belga è toccato a Callejòn, anche lui fin lì quasi non pervenuto: da un fallo laterale, la spizzata di Zapata ha aperto un ghiotto spazio per lo spagnolo, che con splendida coordinazione ha trafitto Scuffet e portato i suoi in vantaggio. Al 44′ il Napoli ha provato a raddoppiare: Hamšík è rientrato a prendersi palla a centrocampo, ha innescato Zapata che stavolta con una pregevole sponda ha lanciato in porta Insigne, ma il tiro del napoletano è finito fuori di poco, a chiudere il tempo. 

RIPRESA UDINESE – La “ripresa” per l’Udinese ha significato non solo riprendere a giocare, ma anche riprendersi dal torpore. Gli uomini di Guidolin si sono ripresentati con tutt’altro piglio, alzando il baricentro e facendosi più propositivi. In pochi minuti, però, ancora il Napoli ha avuto due occasioni per il raddoppio: Insigne ha inventato un lungo lancio per Zapata, che invece di tirare ha incespicato cercando di rientrare sul destro; poco dopo, al 51′, taglio di campo di Callejòn per Insigne che, dopo uno stop al bacio e un rimpallo favorevole, davanti a Scuffet ha sbagliato mira (anche se di pochissimo) e scelta (poteva anche restituire palla a Callejòn), facendo arrabbiare Benitez. E poi la legge del calcio: gol sbagliato, gol subito. Soli tre minuti dopo è giunta la beffa, duplice se si pensa che è stato un regalo di Reina, triplice se si osserva che Fernandes era in fuorigioco prima di insaccare. Di qui in poi, l’Udinese ha cominciato a crederci, invadendo la metà campo azzurra, complice un netto calo fisico degli ospiti.

FINALE EQUILIBRATO – Al 70′ Benitez si è accorto tempestivamente del problema, e ha sostituito Zapata con Pandev, più mobile, e poi Behrami con Jorginho, dopo che lo svizzero aveva accusato stanchezza e aveva un giallo sul groppone. Encomiabili comunque Callejòn ed Insigne che, nel momento di maggior difficoltà del centrocampo, sono tornati a dare una mano, soprattutto Insigne con un paio di preziosi interventi difensivi. I cambi di Benitez hanno giovato e ancora Insigne, al 79′, ha triangolato con Hamšík e chiuso la combinazione con un potente interno destro di prima, alto solo di poco. I cambi di Guidolin (passato al 4-2-3-1) e il secondo giallo a Federico Fernandez hanno complicato le cose per il Napoli negli ultimi minuti, costringendolo a difendersi, e così il risultato non è più cambiato. A fine gara Benitez si è detto poco contento, a ragione. Mancano due settimane alla finale di Coppa Italia, e il confronto con la Fiorentina si allarga al campionato, con la necessità di difendere il terzo posto: sarebbe imperdonabile se i giocatori venissero meno in quest’ultimo sforzo. 

Lorenzo Licciardi

 

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