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Caso San Paolo, pressing bipartisan sulla convenzione: “Ferlaino pagava tre volte di più!”

Una cosa è certa, la «convenzione ponte» così come è, vale a dire con un canone da 651mila euro l’anno per la società del patron Aurelio De Laurentiis, terrà il Consiglio comunale di mercoledì molto impegnato. Molti sono i dubbi degli eletti del popolo – e questo al netto dei colori politici – perché il sentire comune è che bisogna elevare il canone e in prospettiva il discorso vale anche per il progetto di restyling: 20 milioni per avere lo stadio per 99 anni sono ritenuti pochini. L’Aula – ad ogni modo – è sovrana e tra i banchi di via Verdi tutto può succedere. Come stanno le cose a 48 ore dal voto? Il capogruppo del Pd Aniello Esposito, che al San Paolo, quando smette l’abito del politico, è noto come «Bobò»per la sua focosissima passione azzurra, spiega qual è la linea del partito.«Noi non faremo da stampella politica alla maggioranza se non ci fosse il numero legale; detto questo, la delibera è un capestro per le casse del Comune. Il canone è basso e i 3000 euro a partita per la pubblicità ancora di meno. Il Comune dovrebbe pretendere molto di più dalla società di DeLaurentiis. Ferlaino pagava 450 milioni di lire l’anno per la pubblicità, più o meno 230mila euro, oggi DeLaurentiis ne pagherebbe al massimo 80mila di euro l’anno. Il Pd ha fatto presente all’amministrazione che ci sono imprenditori disposti a versare il 50% in più». Esposito allarga il ragionamento: «I consiglieri comunali devono fare gli interessi della città e la ”convenzione ponte”non va in quella direzione.Così come è veramente impossibile immaginare di cedere lo stadio per 99 anni a fronte di un investimento di soli 20 milioni». Mimmo Palmieri, capogruppo dell’Ncd è più morbido nei toni, tuttavia anche il suo partito chiede a De Laurentiis uno sforzo in più: «È opinione diffusa tra tutti i consiglieri – racconta Palmieri – che questa convenzione è troppo sbilanciata a favore della società. Al di là delle cifre in ballo bisogna trovare una soluzione equa dove ciascuno deve fare un passo in avanti. Noi proporremo emendamenti che tenderanno a modificare l’atto sotto il profilo della sostenibilità finanziaria per trovare un maggiore equilibrio. Non ci sono né preclusioni, né fuoco di sbarramento, bisogna rendere consapevole il presidente che se lo stadio e la squadra sono il fiore all’occhiello di Napoli allora serve uno sforzo un più anche da parte sua». Pietro Rinaldi di Sim (Sinistra in movimento) è molto più severo: «A noi la proposta di ”convezione ponte” non piace. Va migliorata economicamente per la parte del Comune anche perché il nuovo patto potrebbe durare per due anni. In secondo luogo, la convenzione avrebbe avuto un valore economico accettabile se la proposta di ristrutturazione dello stadio fosse stata eccellente». Rinaldi insiste su questo punto: «Il parere del segretario generale sulla delibera è molto chiaro. L’obiettivo per il Comune non è e non deve essere quello di fare soldi, ma di avere uno stadio ristrutturato. Allora non si capisce perché il Comune debba contenere i costi della convenzione senza le garanzie che lo stadio venga rifatto per davvero». David Lebro di La città – Campania domani è più possibilista sull’approvazione, molto meno sul progetto. «Non confonderei la convenzione ponte con l’approvazione del progetto che comunque si discuterà in Consiglio comunale. La convenzione ponte va fatta per consentire un regolare rapporto tra Comune e società. Io il problema lo pongo sul progetto: non sono d’accordo su un centro commerciale a Fuorigrotta che ucciderebbe i piccoli commercianti e non sono d’accordo nel concedere uno stadio per 99 anni a fronte di soli 20milioni». Antonio Luongo, capogruppo dell’Idv intende approvare il provvedimento ma anche per lui servono modifiche: «Idv vuole chiudere la questione e approvare la delibera – racconta – tuttavia presenteremo un emendamento che elevi il canone posto come base della convenzione, lo abbiamo anche detto ad Attilio Auricchio il capo di gabinetto. Oltre al rialzo del canone devono esserci garanzie per le palestre del San Paolo che ospitano da 30 anni migliaia e migliaia di ragazzi napoletani». Parola a Salvatore Guangi, capogruppo di Forza Italia: «A noi di Fi preme una sola cosa, che vengano fatti gli interessi della città. Se ci sono queste condizioni allora valuteremo anche come comportarci in aula. Io sono supertifoso e posso dire fin da ora che la convenzione così come è è sbilanciata a favore della società e quindi non fa gli interessi dei napoletani». Chiude e ma non certamente perché ultimo, Gabriele Mundo, capogruppo di Iniziativa riformista:«Valuteremo in aula il da farsi – racconta il consigliere – non abbiamo pregiudizi ma il profilo finanziario ed economico non è soddisfacente. De Laurentiis deve capire che la legge è uguale per tutti e il suo non è un monopolio perché lo stadio è dei napoletani, non può imporre le sue regole».

 

Fonte: Il Mattino

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