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Settore giovanile, arriva la riforma: ecco come cambiano i campionati…

Dal 2006/07 al 2014/15

Dopo molti dibattiti e incontri tra gli addetti ai lavori, finalmente l’attesa svolta per il mondo calcistico dei nostri giovani, soprattutto per coloro che militano in settori giovanili professionistici, è arrivata: il Consiglio Federale ha, infatti, varato il nuovo regolamento del Settore Giovanile e Scolastico e, in particolar modo, ha definito tutte le categorie dell’attività agonistica maschile di club di Serie A, B e Lega Pro.

Le decisioni prese da questo Consiglio, definito storico dal Presidente del Settore, Vito Tisci, porteranno, inoltre, modifiche sostanziali all’organigramma interno del Settore che, infatti, subirà una ridefinizione delle competenze e della composizione dei coordinamenti regionali: questi ultimi avranno veri e propri team che si occuperanno, a seconda di ogni ruolo, dell’attività di base, della scuola, del calcio a 5 e di quello femminile.

Veniamo però alla vera e propria svolta che intendiamo analizzare in questo breve articolo ovvero quella dei campionati giovanili professionistici che subiranno importanti modifiche dalla prossima stagione 2016/2017. La suddivisione tra Serie A/B con la Lega Pro sarà netta nelle categorie dell’agonistica dove i campionati saranno i seguenti: Nazionali Under 17 A e B (42 squadre), Under 16 A e B (42 squadre), Under 17 Lega Pro (60 squadre), Under 15 A e B (42 squadre) e Under 15 Lega Pro (60 squadre).

Basta dunque confronti tra settori giovanili troppo lontani qualitativamente ed economicamente: le analisi sulle gare dei nostri giovani nell’ultima stagione 2014/2015 hanno ampiamente dimostrato che il dislivello è troppo alto, danneggiando sia le società con settori giovanili di prima fascia sia quelle minori. Vincere facilmente, infatti, non aiuta a capire il livello reale dei giocatori, nemmeno in ottica giovanili nazionali, così come è assai demoralizzante perdere sempre: l’incremento della motivazione e delle opportunità di confronto, insieme ad una maggiore qualità, sono dunque i principi ispiratori di tali riforme.

I dati, infatti, parlano molto chiaro, soprattutto per ciò che concerne il campionato nazionale giovanissimi professionisti: su 584 gare totali disputate tra squadre di A e B / Lega Pro, le vittorie per le formazioni delle due massime serie sono state ben il 68% contro il 15% di vittorie di squadre appartenenti alla Lega Pro e le reti fatte sono 1368 (Serie A/B) contro le appena 439 (Lega Pro). Un altro dato significativo è rappresentato dal numero di società qualificate, dal 2006/2007 al 2014/2015, alla fase finale a 8 squadre: su 72 squadre ben 70 sono state di società di Serie A e B.

Numeri, dunque, che non possono essere confutati, che lasciano poco spazio alle interpretazioni e che giustificano pienamente questa riforma che intende migliorare il livello qualitativo del nostro calcio giovanile.

Purtroppo, però, c’è anche un altro aspetto meno positivo che non si può non prendere in considerazione in quanto va ad intaccare i bilanci delle società: come si alzano qualità, motivazioni e visibilità dei nostri giovani, incrementano, infatti, anche i costi per i club sotto l’aspetto della logistica (trasporti, vitto e alloggio). Se prima le trasferte erano a carattere quasi regionale, Primavera e Allievi Nazionali a parte, ora si avranno quattro campionati a carattere nazionale. Molti potrebbero pensare che sia solo una nota marginale, ma purtroppo non è così visto la situazione economica non facile soprattutto per alcuni club di Lega Pro e Serie B. Problema, però, che con un po’ di organizzazione, buon senso nella stesura dei campionati e magari qualche convenzione con locali nelle rispettive zone, forse potrebbe anche essere in parte risolvibile.

Fonte: Edoardo Jacobelli per lagiovaneitalia.net

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