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Il caso Quagliarella: i retroscena

Bigon, dopo il Mondiale: "De Laurentiis mi ha dato il mandato di venderti"

L’operazione costerà alle casse bianconere 15 milioni di euro. La trattativa si è conclusa alle 14:30 di giovedi, ma non c’è stato l’annuncio ufficiale per non turbare la squadra in vista della gara contro l’Elfsborg.  E’ arrivata una proposta via fax del Napoli, dopo il sondaggio di Marotta del giorno precedente, la Juventus si è avvicinata alla richiesta della società partenopea e si è trovato l’accordo, mentre il procuratore di Quagliarella, Beppe Bozzo, garantiva un ottimo ingaggio al suo assistito. Dominano l’incredulità e la rabbia tra i supporters partenopei; oltre all’indebolimento della rosa dal punto di vista tecnico, c’è la questione sentimentale ed emotiva. E’arrivata, infatti, puntuale in Svezia la contestazione per De Laurentiis. “Quagliarella non si tocca” cantavano i tifosi al seguito degli azzurri. Quagliarella era entrato nel cuore dei tifosi partenopei, che dopo anni potevano aggrapparsi ad un leader napoletano, che mancava dai tempi di Juliano, passando per le brevi esperienze di Ferrara e Cannavaro. L’attaccante stabiese si era presentato come un ragazzo della nostra terra, emozionato per la possibilità di giocare nella propria squadra del cuore, dopo quattordici anni di vagabondaggio, cominciati all’età di tredici anni proprio a Torino, però sulla sponda granata. Dopo un anno si è rotto l’incantesimo; Quagliarella va via da Napoli, mentre gli azzurri si qualificano ai gironi di Europa League e si preparano alla storica sfida contro il Liverpool. L’attaccante stabiese non potrà, invece, giocare in Europa con la maglia bianconera per la partita disputata al San Paolo contro l’Elfsborg. Il “caso Quagliarella” parte da lontano, dai primi mesi trascorsi in maglia azzurra.

Sulla panchina del Napoli c’era Donadoni e lo spogliatoio era in piena crisi. Si erano creati ormai due gruppi: quello dei sudamericani, capeggiato da Lavezzi, che non ha mai gradito la presenza di Quagliarella nell’organico del Napoli, e quello degli italiani. A parte c’è poi il nucleo dei napoletani, capeggiato da Iezzo e Grava, che cerca di annullare il più possibile i conflitti.

Il nervosismo dell’ex attaccante del Napoli nella partita contro il Parma, che ha determinato la sua prima espulsione in carriera ed una sconfitta decisiva per l’abbandono del sogno Champions League, dimostra la pressione a cui era sottoposto Quagliarella. Ci sono anche altri episodi emblematici, come il disappunto per la sostituzione a Catania o la disperazione per gli assist non ricevuti da Gargano e Lavezzi.

Mazzarri, nella scorsa stagione, è stato capace di far remare tutti nella stessa direzione, mettendo in secondo piano ma non superando le divisioni interne. All’inizio di questa stagione sono riemersi i problemi, perché crescendo l’asticella degli obiettivi, i calciatori sono ancora più interessati a garantirsi spazio. In primis Lavezzi, che dopo l’esclusione dal Mondiale ed in vista della Coppa America in Argentina del prossimo Giugno, non può permettersi di perdere spazio a vantaggio di Cavani e Quagliarella. Mazzarri, preoccupato per i problemi di spogliatoio, chiede alla società Lucarelli, suo uomo di fiducia, ed, una volta ufficializzato l’acquisto di Cavani, acconsente alla volontà della società di mettere sul mercato Quagliarella. La doccia fredda per l’attaccante stabiese, entusiasta per l’amore dei napoletani, è arrivata dopo il Mondiale. Quagliarella comunica a Bigon di aver convinto Gilardino a trasferirsi all’ombra del Vesuvio. Il direttore sportivo del Napoli gli risponde così: “Noi non prendiamo Gilardino e poi De Laurentiis mi ha mandato di venderti, appena arriva un’offerta interessante”. La società partenopea aveva già accettato l’offerta di venticinque milioni di euro del Rubin Kazan, ma Quagliarella non ha voluto trasferirsi in Russia. Tra il presidente De Laurentiis e l’attaccante stabiese c’era già stata una forte discussione in merito ai diritti d’immagine sulla sua barca. Non c’è nessuna ragione tecnico-tattica o di posizione in campo alla base della cessione di Quagliarella; il rapporto è stato distrutto principalmente dai problemi di spogliatoio.

Il Napoli per il reparto offensivo ha imbastito la trattativa per portare in maglia azzurra Josè Sosa, amico di Lavezzi. Siamo vicinissimi all’annuncio ufficiale. Qualcuno ha anche ipotizzato che la cessione a Cavani della maglia numero 7 da parte del “Pocho” sia stato un gesto per favorire l’uruguagio nel duello con Quagliarella, ma si tratta, invece, di una semplice strategia di marketing della Macron, per fare in modo che i tifosi comprino sia la maglia di Cavani con il numero 7 che di Lavezzi con il numero 22.

Il Napoli ha perso l’occasione di compiere il salto di qualità con tanti validi giocatori; la società si è così comportata da provinciale, senza seguire l’esempio dell’Inter di Mourinho che ha vinto tre competizioni, mettendo talvolta in panchina anche un campione come Eto’o. Mazzarri ha preferito non rischiare di alimentare le tensioni per salvaguardare un grande giocatore. In un’epoca in cui ogni calciatore rappresenta un’azienda con il proprio fatturato, le dinamiche di spogliatoio sono quasi ingovernabili. Quagliarella non ha avuto il coraggio, la personalità e la volontà di ribaltare il tavolo della trattativa con la Juventus, imbastita mentre Fabio era in Svezia, con il suo procuratore Beppe Bozzo, che ha trascorso l’intera giornata di giovedì nella sede della Juventus, in Corso Galileo Ferraris. L’attaccante della Nazionale, all’età di ventisette anni, ha preferito mettere al centro la propria carriera e non l’amore dichiarato per la maglia del Napoli. E’ finita così l’avventura di Quagliarella nel Napoli, con grande delusione da parte di tutti i tifosi.

Ciro Troise

 

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