Succede spesso, quando una persona con la quale abbiamo condiviso molto ci lascia, di riannodare il nastro del vissuto e soffermarsi su tanti episodi: grandi, piccoli, magari sul momento insignificanti. Di Paolo la prima cosa che ci viene in mente è il suo buonumore, quel disincanto sul quale la malattia non ha mai avuto partita vinta. Ci piace ricordarlo partendo da un episodio solo apparentemente drammatico, quando in una pausa di lavoro, si distrasse, lasciò di colpo le sue stampelle e finì a terra. Corremmo in suo soccorso spaventati, lui capì il nostro stato d’animo e iniziò a ridere, talmente forte che fummo quasi costretti ad andargli dietro, come se quella brutta caduta fosse solamente un gioco.
Paolo era questo, ma era anche un giornalista d’altri tempi, pioniere prima a Cnn e poi Kataweb e Rep.it del giornalismo online, attento all’approfondimento della notizia al punto tale da riprenderci quando, pervasi dallo spirito internettiano, non vedevamo l’ora di pubblicarla. Lo ricorderemo per questo e tanto altro. Per la ricerca dello stile raffinato di scrittura e, perché no, anche per qualche dimenticanza in cui incorreva nei suoi turni di lavoro, solitamente serali, nei quali ci facevamo reciproca compagnia. Ma se gliela facevi notare lui non si scomponeva mai, non imponeva grado ed esperienza. Anzi ringraziava a sorrideva, sempre ironico e gentile. Anche, ma non solo per questo, ci mancherà tanto.
Fonte: Repubblica.it
