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Dirty Soccer, Ruperti: “Migliaia di intercettazioni, dalla ‘ndrangheta alla mafia serba, c’è chi girava armato…”

"Verranno fuori altre responsabilità. Perché questi erano collegati anche ad altre bande, ma ci stiamo lavorando. Scommettevano anche su gare non controllate da loro, ma di cui avevano notizia per altri canali."

Il direttore della Squadra Mobile di Catanzaro, Rodolfo Ruperti, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Ecco quanto evidenziato dalla redazione di IamNaples.it: “Dottor Ruperti, ci racconta come è cominciato tutto? «E’ stata una intuizione investigativa del mio ufficio. Nel settembre del 2014 intercettiamo Pietro Iannazzo che seguivamo come associato con un ruolo di punta nella consorteria della ’ndrangheta lametina. Da certe sue parole capiamo dell’assunzione del ruolo di consulente per il Neapolis ed è evidente dalle conversazioni che lui non accetti questo ruolo per ragioni sportive, ma per lucrare. Da lì arriviamo al direttore sportivo del Neapolis, Antonio Ciccarone, un eccezionale coordinatore di combine di partite. E da lì aggiungiamo altri due tasselli fondamentali, che ci portano a Fabio Di Lauro, ex calciatore che ha rapporti con finanziatori serbi, e Ercole Di Nicola, il ds dell’Aquila, altri due personaggi centrali assieme a Mauro Ulizio e Massimiliano Carluccio legati alla Pro Patria, e al magazzinieri del Santarcangelo Ciardi, quello che nelle intercettazioni chiamano bomber. Questi controllavano gli spogliatoi delle squadre. Noi abbiamo lavorato e stiamo continuando a lavorare a decine di migliaia di frame intercettati. Non avete idea del materiale che abbiamo. Perché questi parlavano, parlavano. E non con la capacità dei mafiosi di usare codici. Qui siamo abituati a certe dinamiche e quindi, sotto certi aspetti, riscostruire non è stato difficile. Ma il materiale è infinito. Stiamo correndo, la Procura vuole fornire le carte quanto prima alla giustizia sportiva per la loro parte». E’ stato chiaro da subito che il giro fosse importante e diffuso sul territorio nazionale? «Quasi da subito: per intercettare siamo partiti dalla Calabria per poi arrivare in Campania, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria. E ritornare in Calabria». La psicologia di questi personaggi, le reazioni all’alba degli arresti? «La psicologia è la più disparata. Prenda Di Nicola: tiene molto alla sua immagine esteriore, parla spesso di valori e legalità nel calcio, è ambizioso, vuole che L’Aquila vinca e per questo usa ogni modo, lucrando anche sulle vittorie della squadra di cui è direttore sportivo. Mi dicono che qualcuno dei fermati si sia giustificato a caldo dicendo “ci serviva un punto…”. una porcata». L’inserimento della criminalità organizzata è sistematico o occasionale? «Iannazzo è stato per noi l’uomo che ha dato l’input a tutto. Ma anche certi atteggiamenti nei personaggi pugliesi coinvolti denotano affinità con alcuni modi di agire propri di certa criminalità. Il sequestro di persona ai danni di Edmond Nerjaku, l’albanese, quando la combine non va in porto, ne è l’esempio: gli dicono che con i serbi non si può sbagliare, che c’è gente che richiede rispetto. Ecco, non è esattamente il rispetto che si deve… che so, a un magistrato. Lo pestano, a un certo punto non riuscivamo più a intercettarlo e avevamo temuto il peggio». C’è la sensazione che si possa arrivare ad un livello più alto di responsabilità? Quella telefonata di Ulizio che parla di un membro della Commissione Figc che fa anche cose di A e di Champions… «Ecco, benissimo: su quella telefonata stiamo continuando a fare un lavoro approfondito. Lì non c’è un sospetto, c’è un fatto accaduto, che sta lì: un calciatore che da un pugno in faccia ad un avversario per essere espulso e prende il rosso diretto non può ricevere un solo turno di squalifica. E invece è accaduto. L’aggancio con gente che naviga nel calcio a certe responsabilità evidentemente non può essere escluso». L’inchiesta non è finita? C’è altro da scoperchiare? «Sì, questo posso confermarglielo. Noi stiamo ascoltando intercettazioni ancora, ne abbiamo una quantità che non ha idea. Verranno fuori altre responsabilità. Perché questi erano collegati anche ad altre bande, ma ci stiamo lavorando. Scommettevano anche su gare non controllate da loro, ma di cui avevano notizia per altri canali. “Posso darti l’over non l’1, l’ho saputo, non l’ho combinata io”: questo è uno dei tanti passaggi che ricordo. C’è un aspetto però».
Quale? «Noi abbiamo diviso l’inchiesta, ci siamo fermati e abbiamo messo un punto portando tutto all’autorità giudiziaria: oltre al sequestro di persona cominciavano a girare armati, si rischiava che tutto degenerasse pericolosamente. E abbiamo preferito intervenire» C’è il rischio che si arrivi alla serie A? «Non ne abbiamo sentore. Di B si parla, Di Nicola e Nerjaku parlano di Catania-Crotone, Ulizio, Carluccio e Di Lauro di Sassuolo Pescara di Coppa Italia, anche Brescia-Livorno compare, ma il prezzo sale, si comincia a parlare di 150.000 euro. Questo adombra qualche contatto. Vedremo».

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