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ESCLUSIVA- Viaggio nel calcio femminile, focus sulla Carpisa Yamamay

A tu per tu con il presidente Palmieri, il ds Bruno Moriello ed il portiere Alice Pignagnoli

Quando il calcio è rosa…….. Il mondo del pallone ormai da anni non è un’esclusiva del sesso maschile, ma ha coinvolto la passione anche delle donne. Oggi la redazione di Iamnaples.it dà spazio al calcio femminile, facendo un viaggio nella Carpisa Yamamay; una realtà tutta da scoprire, con un settore giovanile, un focus interessante sul pallone in rosa…..

Appena entrati vediamo il Ds Bruno Moriello, lo fermiamo e…

Parlateci della Carpisa:

“Il nostro progetto non si ferma ai singoli risultati, ma guarda alla costruzione di solide categorie; Primavera, Giovanissimi…
Due anni fa partecipai all’Assemblea Federale inerenti le problematiche delle varie scuole calcio italiane. Sono del parere che, per valorizzare il calcio femminile, ogni squadra professionistica dovrebbe avere il titolo dalla relativa squadra maschile; ciò è stato ipotizzato anche dal presidente De Laurentiis, con l’intenzione di coinvolgere club importanti, come l’Inter”

C’è stata qualche difficoltà negli incontri tra maschi e femmine?

“Ho notato che l’impegno delle nostre ragazze in tali occasioni è stato massimale; anzi i contrasti sono stati ancora più duri(ride n.d.r.). Finchè non si impegneranno le maggiori società, il calcio femminile resterà sempre ai margini dell’attenzione mediatica”

Proseguiamo la nostra visita nella struttura ed incontriamo il presidente Italo Palmieri

Il circuito femminile in Italia funziona come quello maschile?

“Le regole di base sono le stesse, è l’approccio mentale ed organizzativo che cambia. È un altro mondo… Negli U.S.A. e nel Nord-Europa è più seguito il calcio femminile che quello maschile perché c’è più purezza, il che comporta l’aumento di interesse. In Italia un possibile cambiamento, come ha detto il Ds Bruno Morello, sarà possibile allorquando le società della massima serie avranno la propria squadra femminile, cosa molto difficile. Il nostro progetto è in piedi da sette anni, abbiamo ragazze che vengono da ogni regione di Italia, siamo gli unici in Campania ad avere attuato questa idea. La scuola calcio composta da ragazzine di 12-14 anni rappresenta il serbatoio futuro di questo territorio. Molte atlete sono state convocate anche dalle varie nazionali di competenza (under 15 fino all’under 19), la Federazione è molto attenta a questo. Nell’ultimo anno abbiamo formato le categorie giovanissimi e esordienti, quest’ultima ha vinto la sua terza partita contro i maschi: fino a tali categorie infatti, le differenze fisiche non sono sostanziali e quindi l’aspetto tecnico consente alle ragazze di giocarsela alla pari. Vi posso garantire che vedere una partita di calcio femminile di buon livello può essere divertente più di un match tra uomini”

Perché secondo lei il calcio femminile non riceve la stessa attenzione dei colleghi dell’altro sesso?

“C’è un protocollo che riguarda il calcio, ossia il considerarlo prettamente uno sport per soli maschi. Tale pregiudizio condiziona anche l’atteggiamento dei media. A tal proposito attraverso collaborazioni con alcune emittenti private cerchiamo di far conoscere il nostro mondo. Pian piano l’interesse cresce, è un lavoro molto lungo…”

E’ una lacuna della nostra nazione o accade anche all’estero?

“Basti pensare che nella competizione massima ovvero la Champions prevalgono costantemente una squadra francese e una tedesca; gli stadi principali sono a disposizione di tali società, siamo molto lontani da quelle realtà”

Cosa fanno nella vita le ragazze della Carpisa oltre che le calciatrici?

“Come tutti gli adolescenti italiani, ci sono due alternative: studiare o essere disoccupati (ride n.d.r.). Le ragazze non napoletane fanno tanti sacrifici, mosse principalmente dalla passione”

A quali campionati partecipate,e quante ragazze rientrano nel vostro progetto?

“Siamo in A2 con la prima squadra, con la Primavera abbiamo raggiunto le finali nazionali dopo aver vinto il girone regionale, e inoltre considerando giovanissimi ed esordienti raggiungiamo le 120 ragazze”

Diamo qualche informazione in più per chi volesse seguire la Carpisa

“La nostra squadra gioca su tre campi; uno ad Agnano, il secondo a Posillipo e il terzo a Bacoli. Ci alleniamo quattro volte a settimana; le ragazze più grandi sono sotto poste ad un provino, l’esperienza è necessaria per inserirsi a buoni livelli”

Cosa proporrebbe per migliorare il calcio femminile?

“Occorrerebbe un interessamento del Calcio Napoli, sarebbe bello se la prima squadra giocasse al San Paolo…fondamentale sarà il nostro approdo in A1”

Ringraziamo il presidente ed incontriamo al termine di questo breve ma intenso viaggio la splendida Alice Pignagnoli di Reggio Emilia, il portiere classe ’88 della Carpisa Yamamay Napoli

Cosa rappresenta il calcio per te e le tue compagne?

“Inizialmente un motivo di sfogo, poi col tempo diventa una sfida per se stessi e nei confronti dei ragazzi: le più brave possono arrivare alla serie A e quindi guadagnare soldi senza tralasciare la passione. Questa sfida tira fuori la parte migliore del carattere. Chi ce l’ha gia’, la tempra, chi non ce l’ha, l’acquisisce. Lo sport di squadra serve al di là del calcio”

Se ti dicessero che il calcio è un gioco per maschi, tu cosa risponderesti?

“Che è una questione culturale, che in America tutte le ragazze giocano al calcio e i maschi giocano a football. Basta spostarsi anche in Svezia, sicuramente in Italia il calcio è uno sport prettamente maschile, ma non ci facciamo spaventare da questo, il vero problema è la questione dei fondi: essendoci meno contributi, le ragazze vengono seguite meno. Molte di noi devono scegliere tra lavorare e giocare al calcio, questo è il nostro limite”

Quali sono gli aspetti calcistici in cui le ragazze si ritengono superiori o uguali ai maschi?

“Sicuramente nell’aspetto dell’impegno siamo superiori, poi tecnicamente ci possiamo mettere a confronto. Ci divide la componente fisica e anche nel momento dell’esecuzione del gesto tecnico, che viene fatto con una potenza ed una velocità diversa. Del resto in tutti gli sport siamo deficitarie ma solo nel fisico; c’è probabilmente più sportività. Noi ora ci stiamo giocando il campionato e su qualsiasi campo andiamo le partite sono combattute e senza calcoli. Qui siamo molto fortunate , abbiamo sponsor come Carpisa che ci da qualche introito economico, ma la maggioranza gioca per il gusto di giocare, non essendoci quindi motivazioni economiche . Il bello del calcio femminile è che c’è ancora purezza”

Quali sono i consigli che daresti ad una ragazza che si vuole avvicinare a questo mondo?

“Sicuramente di non farsi spaventare dalle difficoltà e dalla cultura in generale, tipo la mamma che ti dice”è uno sport da maschi”. Consiglio di seguire il proprio sogno. Io ci credo, sono qui da Reggio Emilia (sorride n.d.r.). Basta metterci tanta passione senza rinunciare mai alla studio”

C’è un modello calcistico a cui ti ispiri?

“Nel calcio femminile no, ma sicuramente tra gli uomini Buffon perchè secondo me è un idolo non solo come calciatore, ma come uomo anche, come affronta le partite sempre col sorriso sulle labbra. Io penso che questo sia lo spirito dello sport”

Un appello ai lettori per farvi conoscere come calcio femminile:

“Quando avete un sabato libero, invece di impoltrirvi davanti alla tv, venite a vederci, ci sono tante ragazze che sudano e lottano con la stessa forza dei ragazzi, ma abbiamo un lato diverso del calcio da mostrarvi”.

Intervista a cura di Alessandro Sacco ed Antonio Fusco

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