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Melli (Team Manager Parma): “Questa brutta storia è iniziata nel 2011. Ho prestato 100mila euro a Ghirardi”

La vicenda del club emiliano raccontata dal suo Team Manager

PARMA – Si sono portati via i pulmini, le macchine per la riabilitazione, gli attrezzi della palestra. Ieri sono venuti a prendere i computer, sulle scrivanie non c’è più niente. Fra un poco magari non ci saranno neanche le scrivanie. Il ristorante di Collecchio chiude domani. «Giocare? Secondo me faremo fatica ad allenarci, d’ora in avanti. Ieri la lavanderia ci ha detto che non lavorerà più per noi, i giocatori si porteranno la roba a casa. Però c’è un limite a tutto. Va bene rimboccarsi le maniche, ma questo non è mica calcio professionistico». In terza categoria si portano le maglie a lavare a casa, e ci viene in mente che uno degli ultimi presidenti del Parma diceva che il calcio è tutto uguale, dalla Serie A alla terza categoria. «Era lui, Ghirardi, lo diceva sempre». Sandro Melli è ancora la faccia bella del Parma, oggi che è il team manager come quando faceva il centravanti, come nella bella gigantografia nel suo ufficio, dove abbraccia Osio e ridono come bambini. Oggi non c’è più niente da ridere. «Io mi accorgevo che eravamo sul Titanic. Sopra la prima classe, tutto bello, tutto luccicante, con quelli che ballavano, Ghirardi e Leonardi. E sotto c’era la seconda classe, e la terza. Dipendenti, collaboratori, fornitori. Io pensavo: al primo scoglio che becchiamo, affondiamo. Lo scoglio è stata la licenza Uefa. Però te lo ricordi cosa succede al Titanic? Quelli di prima classe si salvano, a morire sono quelli sotto. E ovviamente il capitano, quello con la barba. Chi è qui il capitano? Donadoni, ovviamente».

Come siamo arrivati a questo punto? Quando si è accorto che qualcosa non andava?
«Qualche anno fa. Ghirardi mi chiese di prestargli centomila euro per pagare un premio che aveva promesso alla squadra. Ci ha messo tre anni a ridarmeli, e senza neanche un grazie».

Perché glieli ha prestati?
«Perché era una persona che mi piaceva. Lo stimavo, mi fidavo di lui».

Ma come mai glieli aveva chiesti? Le disse che non li aveva?
«Tirò fuori la storia della liquidità. Al Parma nessuno ha mai detto: non ci sono soldi. Si è sempre parlato di un problema di liquidità. Io nella mia ignoranza non ho mai capito: Ghirardi e Leonardi dicevano di fatturare 70-80 milioni eppure in cassa non c’erano neanche 50 euro per fare benzina al furgone dei magazzinieri. E’ una storia che è cominciata nell’anno di Colomba, il 2011 (Come del resto anticipato dalla nostra Rubrica del Lunedì). Ci hanno tolto le carte carburante e dovevamo anticipare noi i soldi per la benzina. Ma farsi rimborsare diventava sempre più complicato».

Chi anticipava i soldi?
«I dipendenti. Io, il segretario, i magazzinieri, gli osservatori. Chi c’era».

Altri segnali?
«Tutte le volte che c’era una scadenza, arrivava il rinvio. Dovevano pagare i giocatori? Li chiamavano in sede e gli chiedevano di spalmare il contratto: avrebbero preso meno ma per un anno o due in più. Così la corda si allungava. Ma prima o poi qualcuno si sarebbe impiccato».

Perché nessuno parlava?
«I fornitori all’inizio non volevano perdere un cliente di prestigio. I dipendenti speravano sempre che la difficoltà passasse. Speravamo di uscirne, e portavamo pazienza. Io discutevo, litigavo, ma ottenevo poco o niente. Avrei potuto fare causa, ma Melli che fa causa al Parma non mi piaceva».

Fonte: CorrieredelloSport.it

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