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Analisi Tattica Napoli Calcio

FOCUS – La rivoluzione di Sarri: Quando il modulo vive in funzione dei giocatori e non viceversa

La svolta è nella crescita difensiva: sono solo tre i gol subiti nelle tredici gare ufficiali disputate dopo il passaggio al 4-3-3

Se il Napoli è il club con il miglior bilancio recente nei campionati di tutto il continente, giungendo alla pausa-Nazionali dopo quindici gare ufficiali consecutive senza sconfitte (e l’unica è alla prima giornata della Serie A), non può essere tutto frutto di un caso. Tanto meno se si considerano alcuni dati, come la media di 4 reti a partita in Europa League, dove quella partenopea è l’unica squadra a punteggio pieno o le clamorose 4 vittorie di fila in campionato contro le ‘big’ Lazio (5-0), Juventus, Milan (0-4) e Fiorentina. E non pochi critici ed opinionisti hanno notato che, se è vero che l’Inter comanda la classifica italiana a suon di cinici 1-0, il Napoli mette in mostra uno spettacolo calcistico tra i più apprezzabili in Serie A e oltreconfine. Se si considera pure che, tolti Reina, Allan e Hysaj, non ci sono nomi nuovi nella formazione titolare, bisogna riconoscere a Maurizio Sarri gli enormi meriti di un lavoro che in pochi (incluso il sottoscritto) avrebbero pronosticato potesse risultare tanto prolifico, e così presto.

STILE DI GIOCO – Tendenza a comandare le partite, senza eccedere nel possesso-palla per evitare la staticità, ma senza mai buttare via un pallone, nemmeno nei primi metri della propria metà campo. Passaggi di prima al compagno più vicino, con palla a terra e idee semplici. Ma, quando è il momento, verticalizzazioni e anche lanci lunghi dalla difesa. Sfruttamento pieno delle fasce, ma anche penetrazioni per vie centrali, per una massima varietà tattica. Squadra disposta a perfezione sul terreno di gioco: tutti gli spazi coperti, molto pressing, molto movimento a smarcarsi. Intesa, collaborazione, dedizione, grinta. Questo è il Napoli di Sarri, uomo duttile e attento che ha compreso come, per il calcio di oggi, la difesa a 4 e un centrocampo di almeno 3 elementi costituiscano molto spesso un vantaggio. Con un buon reparto offensivo e due terzini mobili e costanti, il 4-3-3 è attualmente il modulo più efficace. Sarri ha impiegato giusto un paio di partite per capirlo, rinunciando al suo schema preferito e scegliendo le pedine più adatte per far quadrare il cerchio.

ADATTAMENTO E CORAGGIO – Lo spirito di adattamento è la forza maggiore del mister: il modulo è concepito in funzione dei giocatori e non viceversa, ogni calciatore è restituito al suo ruolo, l’avversario viene studiato e la partita pensata a seconda del rivale che c’è di fronte, pur facendo leva su un undici titolare che sembra essersi già formato, per garantire stabilità. Duttilità e coraggio: Sarri non si preoccupa dei capricci dei singoli (il gruppo viene prima di tutto: è un comandamento), gioca chi è più in forma ed è utile alla causa e alla strategia tecnico-tattica. L’allenatore “non guarda in faccia a nessuno” (il veterano Maggio, fresco di rinnovo, è diventato panchinaro), non si preoccupa nemmeno di se stesso: in questo senso, è significativa la scelta di lasciare fuori il pupillo Valdifiori, portato da Empoli a Napoli, ma ancora troppo lento e timido per rendere al meglio al centro del campo.

POTENZIAMENTO DEI SINGOLI – Il ‘miracolo’ più sorprendente dell’operato di Sarri, in questo primo scorcio di stagione, è l’evoluzione nel rendimento dei singoli calciatori azzurri. Su tutti Koulibaly: mentre fino a qualche mese fa sembrava quasi un “pollo”, sempre a rischio distrazione e incline all’errore nonostante buone potenzialità, oggi è roccioso in marcatura e freddo con la palla al piede, con cui esce spavaldo dalla propria area per ridistribuirla con precisione. Segue Jorginho, che sembrava destinato al declino dopo una stagione in sordina e l’arrivo di Valdifiori: invece, è diventato un playmaker puntuale e veloce, elegante nel palleggio, esatto nelle geometrie. Insigne ha trovato finalmente continuità e reti. Albiol ha ritrovato sicurezza, anticipo e senso della posizione. Ghoulam è esploso per dinamismo e capacità di crossare. Senza contare Allan, che si è inserito nella nuova squadra con fiducia e volontà, mettendo al servizio dei suoi doti tecniche e fisiche poderose. Infine, Higuaìn è stato portato al suo massimo rendimento, imponendosi all’unanimità come miglior giocatore della Serie A.

CORREZIONE DETTAGLI, CRESCITA DIFENSIVA – Si pensa a Sarri, viene in mente la figura del ‘lavoratore’. Ed è proprio così: nulla viene lasciato al caso o rimandato al futuro, l’attenzione è tutta sui dettagli, curati, corretti, migliorati. Al più presto. Il primo problema ereditato dal passato era la fragilità difensiva, e ad inizio campionato affioravano ancora vecchi fantasmi, nonostante l’acclamato ritorno di Reina. Due o tre turni, qualche strigliata incoraggiante a Koulibaly, un evidente lavoro tecnico-tattico, e in un baleno si è alzata una muraglia difensiva, con 3 soli gol subiti nelle 13 gare ufficiali disputate dopo il passaggio al 4-3-3. Un caso? Improbabile. Anche perché, nel frattempo, l’attacco ha continuato ad essere più che prolifico. La verità è che Sarri ha semplicemente osservato l’evidenza: la falla nella gestione precedente era il centrocampo. La difesa soffriva i perenni affanni del duo Inler-Gargano, non tanto a causa degli interpreti, quanto per la minoranza numerica in quella zona. Il centrocampo a tre ed una maggiore densità in quella regione di campo hanno risolto gran parte dei problemi e, allo stesso tempo, hanno migliorato la qualità del gioco.

Di certo il Napoli non è ancora una macchina perfetta, e occorre capire quanto conti la condizione atletica e quali saranno gli alti e bassi nella seconda metà della stagione. Ma Sarri ha saputo raddrizzare le bocche storte di una piazza difficile e impaziente, senza aspettare più di un paio di settimane, senza mai ricorrere a scuse e pretesti, provvedendo subito a modificare le imperfezioni, a tirare fuori il meglio da una rosa che, sulla carta, non sembrava eccelsa a parte l’attacco. In questo modo, è stato capace di rafforzare da subito la propria posizione su una panchina bollente fin dal primo giorno e che, partita dopo partita, per lui sta diventando sempre più comoda e persino gratificante. Sarri piace ai napoletani e agli avversari, ai tifosi come ai critici. E qualunque sarà il finale di stagione, se continuerà così avrà fatto un ottimo esordio sportivo nella città che lo ha visto nascere.

A cura di Lorenzo Licciardi

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