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Henning Berg, il norvegese del triplete. Dal tetto del mondo con lo United alla panchina del Legia Varsavia‏

L'attuale tecnico del Legia è stato uno dei calciatori norvegesi più vincenti, ma su di lui aleggia lo spettro dell'esonero

La Norvegia, diciamocelo chiaramente, non è che poi abbia tutta questa tradizione calcistica. Rare sono le apparizioni dei club e soprattutto della nazionale scandinava nei maggiori tornei continentali e mondiali. E’ quindi sempre più un unicum quando un calciatore norvegese riesce a raggiungere alti livelli. Il baby fenomeno Odegaard è l’ultimo di una lista non tanto lunga. Riise, Carew e pochi altri. Ci fu però un periodo in cui la nazionale norvegese, da squadre sconosciuta ai più, divenne una compagine ostica e spesso rispettata, in grado di ben figurare anche ai Mondiali. Era la norvegia di Egil Olsen. Perché parlare di quella Norvegia? In realtà è un modo per introdurre il giocatore più rappresentativo di quel periodo per gli scandinavi: Henning Berg.

Berg non è altro che il tecnico del Legia Varsavia, il prossimo euroavversario del Napoli. La sua è una storia interessante. Dalla calcisticamente periferica norvegia al vincere praticamente tutto quello che c’è da vincere. Dal Valerenga allo United, dal Lillestrom ai Rangers.

Difensore senza fronzoli, perfetto per il palla lunga e pedalare di Olsen, Berg si mise in mostra nei campionari minori norvegesi col KFUM Oslo. Qui viene notato dagli osservatori del Valerenga che lo portano in prima divisione. Al Velerenga ci rimane quattro anni, poi passa al Lillestrom, uno dei club più titolati di Norvegia.

Ci resterà solo 20 partite. Nel frattempo, complice anche l’entrata nel giro della nazionale, viene notato dal Blackburn. È il momento del salto nel calcio che conta, è il momento della Premier League. E il Blackburn di quegli anni era tutt’altro che una squadra cuscinetto in Premier: Colin Hendry, Tim Sherwood, Alan Shearer… e Henning Berg. Nel ’95 quel Blackburn stupisce l’Inghilterra e va a vincere la Premier. E’ l’ultima volta che una squadra non di Londra o di Manchester va a vincere il titolo.

Berg resta a Blackburn qualche altra stagione, giocando sempre titolare e dimostrandosi sempre perno imprescindibile per la retroguardia dei Rovers. Poi l’occasione che ti capita una volta nella vita: la chiamata di Sir Alex Fergusson. Significa una sola cosa: Manchester United. Tre stagioni non sempre esaltanti, nelle quali però arriva il punto più alto della carriera: il treble. Pur non essendo tra i protagonisti assoluti della stagione Berg, al termine della stagione 1998/99 Berg riesce nell’impresa di vincere Premier, FA Cup e Champions League.

Toccato il punto più alto della sua carriera Berg decide di tornare al Blackburn all’inizio della stagione 2000/01, riportando i Premier i Rovers e aiutandoli nelle successive due stagioni. Chiuderà la carriere dopo 20 presenze ai Rangers, giusto per assaggiare anche il calcio scozzese. E non in un club qualsiasi.

Scarpette appese al chiodo e carriera d’allenatore al via. Lynn, due brevi parentesi nei suoi ex club Lillestrom e Blackburn (con ben poca fortuna) e poi Legia Varsavia. Qui arrivano le prime vittorie, le prime soddisfazioni e il primo palcoscenico europeo da tecnico. Forse un giorno, tra i suoi ritorni in ex club, ci sarà anche lo United o i Rangers, e la coppa europea sarà la Champions. Fatto sta che che domani, al buon vecchio Berg, difensore senza fronzoli che portò la Norvergia ad alzare idealmente con lui una Champions, tocca il compito di giocare contro il Napoli. Un compito non facile, reso ancora più complicato dall’ombra di Cercesov, ex tecnico della Dinamo Mosca, avversaria lo scorso anno del Napoli, che alegia su di lui in caso di sconfitta. Che Napoli sia il suo capolinea o che diventi solo una fermata di un lungo viaggio sulla panchina del Legia… al campo l’ardua sentenza.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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