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Immobile e Vives, dalla provincia di Napoli alla consacrazione calcistica a Torino

La storia dei due "emigranti" del pallone. Dalla provincia napoletana alla Serie A col Torino

Un po’ di Napoli a Torino. E non solo perchè il prossimo match di campionato vedrà gli azzurri in trasferta ai piedi della Mole affrontare il Torino. Un po’ di Napoli a Torino c’è già, da diverso tempo, e in questi ultimi anni ha contribuito e non poco alle vicende della squadra granata.

Al netto dell’ex Ventura, primo e poco fortunato allenatore dell’era De Laurentiis, esonerato dopo un poco convincente inizio di campionato nell’allora Serie C, parliamo di due che non sono napoletani “di passaggio”, ma che a Napoli ci sono nati, ma purtroppo per esplodere calcisticamente sono dovuti andare via, consacrandosi calcisticamente proprio a Torino.

Giuseppe Vives non è più un giovanotto. Classe ’80, dall’alto dei suoi quasi 36 anni è ormai alla sua sesta stagione in maglia granata. Tecnica ed esperienza fornite al centrocampo di Ventura. Uno che il tecnico granata ha sempre tenuto in grande considerazione. Uno dei tanti “partiti dal basso”, formatosi nelle categorie minori, tra Sant’Anastasia e Giugliano, con in mezzo diverse esperienze da giramondo di provincia a Castellammare, Ancona, Nardò, Taranto. Poi il passaggio al Lecce e la consacrazione definitiva: la B da protagonista e l’esordio in A. Tanto da essere adocchiato dal Torino che gli affida il centrocampo nell’anno della promozione. Con i granata più di 150 presenze distribuite lungo 6 stagioni in un club e una città che ormai è la sua seconda casa.

Ciro Immobile è l’altro napoletano. Anche lui, dopo le giovanili nel Sorrento, è dovuto “emigrare”, ma a differenza di Vives la sua carriera non comincia in provincia, ma direttamente nell’elitè del calcio italiano: alla Juve. In ogni caso in bianconero, dopo buoni anni nelle giovanili (vince anche una Viareggio Cup), trova poco spazio. Comincia così ad essere prestato a varie squadre. Le esperienze di Siena e Grosseto sono da dimenticare. La svolta arriva invece a Pescara. Sotto la sapiente guida di Zeman, in coppia con Insigne e Sansovini, e con la partecipazione di Verratti, dà vita alla cavalcata del Pescara verso la Serie A. Per lui ben 28 gol in campionato.

Arriva la Serie A, ma Immobile non la gioca col Pescara. Passa infatti al Genoa, ma non riesce ad esprimersi ai livelli precedenti. Solo 5 gol per lui e addio a fine stagione. Ecco che quindi spunta il Torino. Con i granata arriva la definitiva consacrazione per Ciro Immobile. Ben 22 reti in campionato e titolo di capocannoniere. È il momento quindi del grande salto, il passaggio in Bundesliga, al Borussia Dortmund che cerca l’erede di Lewandowski. Un compito troppo pesante per Immobile che in Germania, nonostante metta a segno comunque 10 gol complessivi, è vittima della stagione poco positiva della formazione di Klopp. Quest’estate il nuovo cambio di casacca, al Siviglia. Ma anche qui Immobile trova poco spazio. Solo 4 reti tra campionato e Coppa del Re. Ecco che quindi matura la decisione: il ritorno in Italia. E dove se non nella Torino che l’ha fatto diventare grande. Per il momento nella sua seconda vita granata Immobile ha già segnato 5 gol, dimostrando come a Torino si senta a tutti gli effetti a casa. Forse contro il Napoli non ci sarà. Ancora in forte dubbio la sua presenza. Di certo Immobile stringerà i denti e farà di tutto per esserci, sia per affrontare la squadra della sua città sia soprattutto per mettersi in mostra in vista delle imminenti convocazioni per Euro 2016.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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