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Napoli ha ancora fame di basket, Calise: «Legadue? Non ci interessa, la A invece…»

Dopo due fallimenti i partenopei sono ripartiti dalla DNA. E per i tifosi c’è spazio in società

Due fallimenti in poco meno di tre anni, l’ultimo nel dicembre scorso a campionato già iniziato, non sono bastati ad affossare la voglia di basket a Napoli. Una passione, quella dei partenopei per la pallacanestro, che affonda le radici indietro nel tempo e che oggi, nonostante le recenti vicissitudini, resta ancora intatta. Perché se il trionfo in coppa Italia del 2006 è ormai solo un piacevole ricordo, l’amore della gente è lo stesso. Non si spiegherebbero, altrimenti, le 2mila presenze sugli spalti del Palabarbuto nell’ultimo match interno contro Ferentino. Cifre record se si pensa che la BPmed Napoli – la nuova società del presidente Salvatore Calise, speaker radiofonico da sempre nel mondo del basket – milita nella Divisione Nazionale A, la vecchia serie A dilettanti, grazie ad una wild card ottenuta in estate. A convincere i più scettici, oltre ai risultati sul campo (otto vittorie e due sconfitte con il primo posto nella Conference) è stato anche il progetto innovativo della nuova società: un progetto che vede il coinvolgimento nel direttivo societario di tifosi e sponsor. Un azionariato popolare “anomalo” (i tifosi non sono soci) ma ugualmente efficace.

Presidente Calise, come è nata questa idea? «È partito tutto lo scorso marzo, grazie all’iniziativa di quattro grandi appassionati di basket. Insieme ad Antonio Minopoli, Luciano Cotena e all’avvocato Paolo Calcagni abbiamo dato vita a questo progetto chiamando a raccolta i tifosi. Ognuno di loro ha acquistato una tessera a 100 euro e in corso d’opera sono arrivati anche alcuni sponsor che ci hanno permesso di raggiungere la quota necessaria per disputare la Divisione Nazionale A»

Della nuova società fanno parte anche tifosi e sponsor: in concreto qual è il loro ruolo? «I tifosi hanno fondato un club che in seguito ha espresso attraverso il voto un rappresentante che è entrato a far parte del direttivo societario assieme ad un altro rappresentante degli sponsor. La società non ha alcun tipo di mecenatismo alle spalle. Al contempo dà responsabilità e vocea tutte quelle componenti che possono garantire il successo di un club»

È stato difficile convincere i tifosi dopo gli anni bui? «La prima volta che ho messo piede al Palabarbuto c’era un deserto terrificante. Nell’ultima partita, invece, c’erano più di duemila spettatori. Siamo sempre piùmotivati e attorno al nostro progetto stanno crescendo consensi»

Vi aspettavate questa partenzaspint con otto vittorie e due sole sconfitte? «È stata una bella sorpresa. I risultati sono frutto dello spirito che abbiamo messo in questa avventura: non arrendersi mai. Però ci consideriamo degli outsider e l’obiettivo massimo sono i playoff»

Come le sembra la nuova Dna organizzata in Conference stile Nba? «La nuova formula è ottima. Non ci sono partite scontate e lo dimostra il fatto che la prima di un girone può perdere con l’ultima di un altro»

Le difficoltà quali sono? «È un campionato molto oneroso considerati i budget delle società. Ci sono trasferte lunghissime, da Trieste a Capo d’Orlando e bus, aerei e pernottamenti sono costi che incidono sulle casse della società»

A livello tecnico che campionato è? «Ci sono giocatori di grande interesse che potrebbero tranquillamente militare in categorie superiori. E anche tanti giovani che si stanno mettendo in luce. Tecnicamente comunque è un torneo molto maschio, dove si corre e si “picchia” molto»

Quanto ci vorrà per riportare Napoli ai vertici del basket italiano? «Spudoratamente abbiamo detto già da marzo, quando è nato il progetto, che la Legadue non ci interessa. Siamo pronti a cogliere i varchi giusti più in alto. Vediamo se ce ne sarà l’opportunità»

Fonte: Corriere Nazionale – David Barbetti

La Redazione
S.D. 

 

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