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Pozzecco si confessa: “Spero un giorno di allenare a Napoli. Amo questa città, sono sempre stato uno scugnizzo…”

Le parole dell'allenatore di pallacanestro al quotidiano "Il Mattino"

L’edizione odierna del quotidiano “Il Mattino” riporta un’intervista realizzata all’ex giocatore di Basket, adesso coatch, Gianmarco Pozzecco, playmaker che trascinò l’Italia alla leggendaria vittoria contro il Dream Team Usa a Colonia del 2004

Pozzecco, da dove cominciamo?
«Partiamo dalla crisi della Nazionale? Per me è frutto dell’eccesso di americani per squadra, vedo partite in cui gli italiani li devi cercare sulla panchina per scorgerne un paio. In Spagna ci sono tanti europei, molti spagnoli e un numero più giusto di americani. Oggi in Italia siamo a sei per squadra, ma sono ancora tanti. L’ideale sarebbero tre, ma anche quattro possono andare bene. Per crescere, i giocatori italiani hanno bisogno di responsabilità: io e Andrea Meneghin, a Varese nell’anno dello scudetto, eravamo nel ranking davanti dagli stranieri. Oggi gli italiani che hanno a disposizione un buon numero di minuti sono una rarità e i giovani restano a guardare perché i pari età che arrivano dagli States sono molto più maturi e pronti dei nostri avendo fatto la Ncaa. È un circolo vizioso dal quale bisogna uscire al più presto».
Il campionato che è partito potrebbe riservare sorprese?
«La mia preferita oggi è Avellino, il gm Alberani è molto bravo, ha giocatori veramente forti come Cole, Sykes, che ho seguito per provare a portarlo dove allenavo, e soprattutto Caleb Green, di cui sono grande estimatore. Credo per lo scudetto regnerà ancora l’equilibrio, l’unica vera attrattiva di un campionato che nelle ultime stagioni è stato di livello molto scarso. Ora vedo timidi segnali di ripresa e spero che il tunnel possa terminare. Anche se le squadre rivoluzionate ogni anno sono una jattura».
Tra Poz e Napoli c’è un feeling antico, che resiste al tempo.
«Amo Napoli, in fondo anche se nato al Nord sono sempre stato uno scugnizzo. E poi ho amici veri come Mimmo Morena, uno dei migliori compagni di squadra della mia carriera. All’epoca fui vicinissimo a Napoli un paio di volte, quando c’era il presidente Maione. E oggi che come giocatore purtroppo sono un fossile mi piacerebbe venire un giorno ad allenare. È uno dei luoghi ideali per me. Spero davvero possa tornare presto in alto, il basket di serie A non può fare a meno di Napoli, così come di Caserta».
In questi giorni è uscito il libro autobiografico di Maurizia Cacciatori, storica fidanzata del Poz: timori per ciò che potrebbe aver raccontato?
«No, sono sereno, non lo comprerò e poi mi interessa relativamente. Ormai sono virtualmente sposato con una spagnola e sono diventato un bravo ragazzo».

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