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Juventus, Paratici: “Mi piace lo sviluppo del calcio polacco, Piatek è un grande”

Il dirigente bianconero parla dei talenti polacchi in Italia

Durante un’intervista al portiere bianconero Szczesny è intervenuto in una trasmissione polacca il ds bianconero Fabio Paratici. Ecco le sue parole:

SU LEWANDOWSKI – “Quando ero alla Sampdoria lo seguivamo, lo voleva il Genoa. Lui giocava nel Lech Poznan, seguivamo lui e Blaszczykowski. Alla fine scelsero il Borussia Dortmund e la Germania per via della lingua, Lewa esplose quasi subito. Dopo qualche mese di osservazione un giocatore lo conosci bene, ma per capire se potrà fare una carriera importante devi conoscerlo anche dal punto di vista personale ed è più difficiale, bisogna conoscere anche i famigliari”. 

PIATEK & CO – “Quando ho iniziato a fare l’osservatore mi colpì un polacco,  Kamil Kosowski del Wisla Cracovia. In Polonia ci sono grandi attaccanti, come Piatek, Lewandowski e Milik. Nel Gornik Zabrze c’è un centrocampista che mi piace molto, Zurkowski. È giovane, non è ancora al livello di un club come la Juve. Ho seguito tanto i giovani in Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, fa parte del mio lavoro”.

LA TRADIZIONE – “Certe tradizioni sono importanti: in Italia ci saranno sempre grandi difensori, nell’est Europa ci sono sempre stati portieri importanti. In Francia nascono grandi centrocampisti, in Olanda le ali, in Brasile i trequartisti. A volte le cose cambiano: in Brasile a parte Taffarel non c’erano buoni portieri, ora invece ce ne sono molti. Il ruolo più difficile scoprire? Il difensore centrale, ora tutti giocano un calcio migliore, questo è positivo, ma abbiamo perso il senso della difesa. Mancano lottatori come Chiellini o Caceres”.

LE REGOLE – “Quanto uso il telefono? Tantissimo, ho bisogno di due batterie al giorno! Lo uso moltissimo per lavoro, ma sento anche alcuni amici, non è normale per me rimanere senza telefono a lungo. Non mi piace avere molti scout per la prima squadra, se senti più persone arrivano troppi pareri e si crea confusione, è più difficile prendere decisioni. Secondo me bastano tre persone, abbiamo fiducia reciproca e so cosa vogliono”.

SULLA CARRIERA – “Com’ero da calciatore? Non molto bravo, ho giocato in Serie C al massimo, sono finito in C2 e li ho capito che avevo dato tutto, ma il calcio era la mia passione e quindi dovevo reinventarmi. Guardavo le partite in tv e prendevo appunti già quando avevo 24-25 anni, a 31 poi ho smesso. Vacanze? Vado a vedere tornei Under 15, per me è una passione prima che un lavoro”.

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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