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Pepe Reina, il pupillo di Benitez approgato in azzurro grazie a De Sanctis

NAPOLI – Postilla: Pepe Reina è il portiere del Napoli per colpa – si fa per dire – di Morgan De Sanctis. Letta, assimilata e archiviata per il secondo tempo della storia: il primo, la copertina e i titoli, sono tutti suoi. Dello spagnolo che assomiglia a Bruce Willis e del giocatore che, finora, è l’unico ad essere stato sempre schierato da Rafa dal primo minuto. Campionato o Champions che sia (stata). Una similitudine, con il suo predecessore, nel biennio 2010-2011 unico calciatore della Serie A sempre in campo (76 volte di fila). E poi? Differenze a go-go nel look e nel modo di essere portiere, ma anche la capacità comune di essere personaggi. Ognuno a proprio modo, però amati. Perché il San Paolo, il popolo azzurro, si affeziona ai trascinatori. Come fu Morgan, come lo è Pepe.

LA SFIDA – E allora, che spettacolo il porta a porta dell’Olimpico: la pelata di Reina contro il taglio alla moda di De Sanctis. Una sfida super che comincia al sole, dal ritiro della Spagna di Palma de Maiorca, Baleari: «Per ora le cose stanno andando bene, ma Serve tempo per crescere ancora» . Sei giorni appena, invece, separano gli azzurri dalla notte dell’Olimpico, dalla prima citazione-scudetto. E anche dal primo incontro-scontro tra due grandi portieri: «Sarà una partita importantissima, molto difficile: la Roma ha sempre vinto, gioca solo il campionato e ha incassato appena un gol» . A Parma. Stop. De Sanctis, scaramantico com’è, ne avrà le tasche piene di questa storia.

RECORD E RIGORI  – Un altro tipo di storia, invece, è quella che l’ex portiere azzurro ha scritto con il record assoluto d’imbattibilità al San Paolo: 799 minuti e 7 partite di porta inviolata. Reina, dopo il graffio di Zaza con il Sassuolo e il 4-0 con il Livorno, è a quota 90: magari non è al corrente del dato, ma è ovvio che farà di tutto per battere il predecessore. Nel frattempo, ha cominciato con i rigori, specialità che li accomuna: a San Siro, Pepe ha preso la laurea con lode contro Balotelli, l’infallibile, e ha fatto capire di essere sul pezzo. Come De Sanctis.

STRANO DESTINO – Per il resto, lo spagnolo è un portiere decisamente diverso rispetto al collega, per caratteristiche fisiche – è l’atleta più esplosivo e potente della rosa azzurra – e anche tecniche. Il tratto comune? Due leader, in campo e nello spogliatoio: De Sanctis lo era con Mazzarri, suo allenatore-musa; Pepe lo è con Rafa, “il mio padre sportivo” . Similitudine. E poi la mano del destino: se Morgan non avesse chiesto la cessione – e Julio Cesar non avesse rifiutato -, Pepe non sarebbe forse mai arrivato al Napoli.

L’EUROPEO  – Il loro ultimo incontro nella finale di Euro2012, Spagna-Italia 4-0: entrambi in panchina, però presenti. Dalla notte di Varsavia, strade parallele. Almeno fino a oggi: perché, si sa, alla fine tutte le strade portano sempre a Roma. E da lì, al bivio scudetto. Dal mercato al campionato: l’incrocio continua.
Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione
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