“Resistere, resistere, resistere” è l’espressione resa celebre dall’intervento del magistrato Francesco Saverio Borrelli durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario avvenuta il 12 Gennaio 2002. Il Napoli, nel suo cammino, deve guardare a quella frase nota per ben altri contesti e più alte motivazioni.
Dopo dieci gare ufficiali, sette di campionato e tre di Champions League, ci sono i presupposti per capire cosa sta funzionando e cosa meno, ma soprattutto i propri limiti ed i possibili interventi da compiere. Abbiamo sempre sostenuto che il Napoli durante il mercato estivo ha migliorato la propria rosa sia nei titolari con Inler che nelle alternative. L’acquisto più importante è stato trattenere Mazzarri ed il progetto infatti ha mantenuto la direzione della crescita, considerando che alla fine del girone d’andata sarebbe qualificato agli ottavi di Champions League ed in campionato è nel gruppo che comanda la classifica, a soli quattro punti dall’Udinese capolista.
Abbiamo, però, anche più volte sottolineato che la rosa fosse incompleta, ribadendo più volte durante l’estate che l’esterno sinistro e la punta fossero delle necessità da soddisfare. Il “girone della morte” uscito dalle urne di Montecarlo ha portato De Laurentiis a fine mercato a costruire con Moratti la trattativa per Pandev. Il macedone ha recuperato dal problema muscolare, ma sta compiendo un programma specifico per rimettersi in forma dal punto di vista atletico. Certamente l’ex nerazzurro in forma risolverebbe gran parte delle problematiche dell’attacco partenopeo, ma non sappiamo quanto tempo occorrerà al macedone per rimettersi in sesto. Eravamo coscienti che fosse un giocatore da recuperare dal punto di vista atletico e psicologico, ma mai ci aspettavamo che si presentasse così impallato nei movimenti ed in generale non pronto per i tanti impegni del Napoli. Ci troviamo a sottolineare che il principale problema degli azzurri è proprio l’assenza di alternative all’altezza, che possano rappresentare soluzioni valide al cospetto di infortuni e stanchezza fisica e psicologica.
Mazzarri tiene in campo Cavani, anche se non è in forma, non solo per blindarlo dal punto di vista mentale, ma anche perché non ha alternative all’altezza. Santana a Cagliari è apparso in crescita, anche se ha ancora tanto da lavorare, Mascara è più utile a gara in corso che dal primo minuto. C’è una ragione tattica che ispira il rendimento dell’ex catanese; infatti, Mascara non ha il passo per compiere il grande lavoro di movimento che richiede Mazzarri agli attaccanti. Lavezzi, Hamsik e Cavani rappresentano un potenziale esplosivo perché giocano a tutto campo non dando punti di riferimento agli avversari. Mascara invece è una seconda punta classica, un buon interprete dei venti metri e a partita in corso mette in campo tutte le energie per dare il suo contributo in una zona di campo specifica, che sia nel ruolo di trequartista a Milano o in quello di punta esterna contro il Parma.
Il Napoli è una realtà che si autofinanzia e, conoscendo le strategie finanziarie del club partenopeo, gli azzurri devono “resistere, resistere, resistere” per conquistare l’accesso agli ottavi di Champions, che rappresenterebbe una grande fonte d’introiti da investire assolutamente sul mercato. Anche la qualificazione ai sedicesimi di Europa League, attraverso il terzo posto nel girone, non accenderebbe l’entusiasmo di De Laurentiis, che a quel punto limiterebbe gli interventi di Gennaio al minimo indispensabile. A Gennaio, soprattutto se dovesse essere confermato il triplo impegno tra Campionato, Champions e Coppa Italia, servono tre o quattro rinforzi: un centrocampista, un esterno sinistro, un vice-Cavani ed un giocatore da piazzare tra centrocampo ed attacco, come alternativa ad Hamsik o Lavezzi, per dare imprevedibilità alla manovra, se i vari Santana, Mascara, Pandev non danno garanzie.
Le operazioni in entrata potrebbero essere bilanciate dal punto di vista numerico da qualche cessione, come quella di Chavez in prestito e tentando di “liberarsi” di Rinaudo. La Serie A livellata e con le grandi in difficoltà è un’occasione importante per giocarsela fino alla fine anche per traguardi prestigiosi.
Il Napoli che “resiste” ha, dopo la partita di Cagliari, una tegola in più; infatti, Gargano ha rimediato una distrazione all’adduttore sinistro, che lo terrà fuori dai campi di gioco per tre o quattro settimane. Mazzarri avrà così a disposizione per almeno cinque gare solo due mediani, Inler e Dzemaili, visto che Donadel non ha ancora recuperato dalla lesione al retto femorale, che si è collegata ad una rimediata nel passato. Non è vero che i due svizzeri si assomiglino così tanto, come sostenuto su più fronti; Dzemaili è un mediano discreto, che non ha il passo di Gargano, l’ideale per il suo dinamismo in una squadra che occupa gli spazi con la corsa. Dzemaili è superiore al “Mota” per tecnica di base, ma deve trovare la sua collocazione tattica nel modulo di Mazzarri che richiede ai centrocampisti un grandissimo lavoro. Per non parlare poi delle pressioni che impongono che tutto vada fatto in fretta; c’è grande differenza tra Torino, Parma e Napoli.
Mercoledì arriva al San Paolo l’Udinese capolista, una compagine che esprime un gioco per certi versi speculare a quello degli azzurri. Anche i friulani azionano molto gli esterni, Isla ed Armero, che compiono il lavoro compiuto per la compagine di Mazzarri da Maggio e Dossena. Benatia sulla destra supporta molto Isla, così come fa Campagnaro con Maggio, mentre Danilo e Domizzi sono i difensori più bloccati nella propria metà campo. Il brasiliano aveva già impressionato con la maglia del Palmeiras, e come al solito, il club friulano, grazie alla sua struttura societaria, che gode di una vasta rete di osservatori sempre “sul pezzo”, ha regalato a Guidolin un rinforzo a mio avviso che dà anche maggiori garanzie di Zapata, ceduto al Villarreal per 9 milioni di euro. L’unica differenza è nella fase di possesso; infatti, Guidolin schiera un modulo più “abbottonato” di quello di Mazzarri con tre mediani a centrocampo, Pinzi, Badu ed Asamoah, con quest’ultimo più libero di proporsi in fase offensiva, mentre il Napoli schiera solo due centrocampisti ed Hamsik più avanti tra le linee, a supporto delle due punte. L’Udinese, invece, sta giocando con Di Natale punta centrale ed il rumeno Torje alle sue spalle a dar fastidio tra le linee. Siccome il cosiddetto “Messi di Romania” (con le dovute proporzioni) è in calo, Guidolin, bravissimo stratega, potrebbe pensare di approfittare delle difficoltà degli azzurri a contrastare i giocatori tra le linee schierando il più rapido Fabbrini oppure Di Natale dietro Floro Flores.
A cura di Ciro Troise
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