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Il “Pocho” direttore d’orchestra e la banda Mazzarri cambia musica

"Rubrica del lunedì"- Il riscatto partenopeo nella ripresa della gara del "Tardini"

Lavezzi è il direttore d’orchestra del Napoli; in una squadra che non gioca con un regista che costruisce gioco, ma con i tre difensori che impostano e cercano di lanciare gli esterni, il “Pocho” è fondamentale per l’imprevedibilità delle sue accelerazioni e dei suoi colpi. 

Il Napoli è al terzo posto, ma non ha la varietà di soluzioni delle grandi squadre; costruisce la sua forza su una filosofia impostata su dei tasselli fissi e difficili da sostituire, anche perché nell’organico non ci sono alternative che spiccano. Non bisogna mai dimenticare che il miracolo di Mazzarri si fonda su un gruppo in cui i “titolarissimi” hanno delle funzioni precise in un vero e proprio puzzle arricchito da qualche alternativa, o seguendo le parole chiare del tecnico toscano, “co-titolarissimo”. L’allenatore della compagine partenopea ha il controllo totale della situazione e, tra dubbi e domande che ricordano l’Amleto di Shakespeare, a Parma ha preso una delle sue decisioni forti: fuori Gargano, altro elemento fondamentale di una squadra che deve occupare gli spazi con la corsa per dare sostanza alle sue ripartenze, e dentro Yebda, dotato di grande fisicità ma giocatore lento e compassato. L’algerino combatte, vince i contrasti in mezzo al campo, ma non gli si può chiudere il lavoro del “contestato” ma essenziale Walter Gargano. Nel primo tempo gli azzurri hanno sofferto; nel primo quarto d’ora addirittura il Parma si è vestito da “Napoli”. Marino ha cercato di rispondere allo schieramento diretto al “Tardini” da Frustalupi, impostando una formazione speculare con tre difensori, un esterno più alto come Valiani ed uno più basso come Modesto, e Candreva alle spalle di Bojinov e Palladino. I gialloblù, allargando gli spazi ed approfittando delle difficoltà iniziali di Zuniga in fase di contenimento sulla fascia sinistra e dei movimenti di Palladino in serata di grazia, mettevano in difficoltà la retroguardia partenopea, che ha avuto anche bisogno del tempo necessario a trovare le giuste misure visto che Santacroce, Cannavaro e Ruiz non avevano mai giocato insieme. Quando, però, gli azzurri sembravano riprendersi, il Parma ha trovato il gol del vantaggio, dove Palladino approfitta dei metri concessi dal Napoli sugli sviluppi di un calcio d’angolo e trova una grande conclusione al volo. Gli azzurri, nella prima frazione di gioco, non si sono disuniti dopo il gol ed hanno mantenuto la compattezza, però, la manovra era sterile perché Hamsik, Lavezzi e Cavani stazionavano troppo lontani dall’area di rigore.

Il centrocampo non produceva gioco e gli uomini offensivi dovevano tornare per gestire il possesso palla senza andare in difficoltà. Nella ripresa è arrivata la scossa; è entrato in campo il vero Napoli, che fa dell’aggressività e della determinazione le sue principali qualità, l’humus della sua straordinaria stagione. Oltre alla svolta psicologica, c’è stato, però, anche un cambiamento tattico, con Cavani che occupava gli spazi a centro area ed Hamsik e Lavezzi avanzati di qualche metro e con il compito di non stare spalle alle porta ma di puntare gli avversari. Il “Pocho” è il direttore d’orchestra del Napoli; Gargano, infatti, entra solo al 77′ a dare un po’ di brio e d’intensità agli azzurri, e tranne un passaggio sbagliato pochi minuti dopo il suo ingresso in campo che produce una ripartenza del Parma, si rende prezioso anche recuperando il pallone che mette Maggio in porta per il 3-1. Bisogna essere onesti, il primo gol era in netto fuorigioco e l’episodio ha aiutato una squadra in crescita e che probabilmente avrebbe portato lo stesso a casa la vittoria. Gli azzurri hanno approfittato anche della stanchezza del Parma, che nella ripresa non ha compiuto il pressing asfissiante del primo tempo, anche a causa delle idee spavalde del suo tecnico, abituato a non snaturare la propria filosofia offensiva per portare a casa un risultato importante. Lo sfogo di Leonardi è comprensibile, esagerata l’allusione di Ghirardi che fa i complimenti a De Laurentiis per aver reso il Napoli la quarta “Genoveffa” del campionato.

La rabbia del club emiliano è dovuta alla tensione di chi lotta per la salvezza ed alle decisioni arbitrali subite durante l’arco della stagione, ma al Parma farebbero bene soprattutto a ragionare sugli errori nel costruire un organico, pensando principalmente alle opportunità di mercato piuttosto che allo schema da mettere in campo. Definire il Napoli una big che ha trovato il suo potere mi sembra un po’ eccessivo, soprattutto considerando gli orrori arbitrali subiti dal club di De Laurentiis. Quella di domenica è stata una giornata in cui le “Genoveffe” non sono state favorite ed in cui il Napoli ha goduto, dopo tanti torti, di un errore arbitrale. Giornata interlocutoria o il presidente De Laurentiis è riuscito a colpire nel cuore il sistema calcio, riuscendo ad ottenere l’appoggio anche di alcuni suoi colleghi? Staremo a vedere, il primo test è la sentenza del giudice sportivo Tosel sulla scorrettezza di Ibrahimovic in Milan-Bari.

Il Napoli continua il suo cammino verso la Champions League; Mazzarri ha il compito di tenere lontani i cali di tensione e soprattutto deve lavorare sull’aspetto nervoso dei suoi ragazzi. Maggio, uno degli uomini più in forma, salterà Napoli-Cagliari per un’ammonizione subita per una protesta inutile e plateale; anche ieri sul risultato di 2-1 gli azzurri si sono fatti coinvolgere dagli avversari in qualche momento di eccessiva tensione. Il Napoli è in vantaggio sulle concorrenti, quindi, si trova nella situazione in cui ha la possibilità di mantenere la calma e la serenità. Queste qualità sarebbero più presenti in questo gruppo con qualche elemento di esperienza in più; invece, solo De Sanctis, che al “Tardini” ha chiamato gli azzurri per andare sotto il settore ospiti a fine partita, ha la stoffa del leader e bisogna registrare la crescita di Paolo Cannavaro.

Ciro Troise

 

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