Cerca
Close this search box.

Mazzarri-De Laurentiis: i tifosi non meritano questo teatrino

Il Napoli e la manovra destabilizzante subita, Mazzarri e De Laurentiis, teatrino inaccettabile

Se me lo avessero detto qualche anno fa, non ci avrei mai creduto: “Il Napoli va in Champions e il presidente e l’allenatore, piuttosto che condurre fino in fondo la stagione e organizzare la festa, litigano”.

Il conflitto tra De Laurentiis e Mazzarri non va, però, analizzato con gli occhi schiacciati sul presente, ma con uno sguardo complessivo perché questa burrasca parte da lontano. Solo un’analisi precisa di questa storia può produrre poi una ripartizione della responsabilità, che sono condivise tra i due protagonisti.

Il Napoli ha subito una manovra destabilizzante elaborata, studiata ed attuata con passaggi precisi. Tutto è cominciato agli inizi di Marzo, quando nell’ambiente circola l’indiscrezione del diverbio tra De Laurentiis e Mazzarri dopo la sconfitta a San Siro contro il Milan.

Il presidente si lamenta pubblicamente dopo quel 3-0 subito ed il tecnico gli contesta l’attacco all’autonomia della gestione tecnica. Tra i due comincia un dibattito in cui si parla di mercato per la prossima stagione; l’allenatore del Napoli spiega a De Laurentiis che per la Champions servono gli investimenti e che la politica dei giovani “da lanciare” nel grande calcio (come Matavz e Fernandez non basta).

La Juventus è sul pezzo; il fallimento tecnico, che dalle parti della Torino bianconera stanno provando a raddrizzare nel finale, impone già di programmare la prossima stagione. Il furbo presidente Andrea Agnelli svela a Tuttosport di aver chiesto informazioni per dare a Mazzarri le chiavi del riscatto della Vecchia Signora, garantendogli anche un ingaggio più ricco di quello percepito al Napoli. L’abilità giornalistica dei colleghi del quotidiano piemontese fa in modo che si crei una campagna destabilizzante, graduale, costante, capace di ferire il Napoli lentamente. Mazzarri inizialmente si difende, rinviando senza inciampare ogni decisione a fine stagione; non può giurare amore alla maglia azzurra e poi magari non essere in grado di mantenere le promesse, però almeno avremmo voluto sentire “Vorrei restare a Napoli, spero che ci siano le condizioni”. Il tecnico del Napoli, che ha trovato le parole per riconciliare uno spogliatoio devastato dopo il crollo di Reja e il fallimento di Donadoni, non si sbilancia mai perché strategicamente si guarda intorno e deve tenere aperte la porta ai sondaggi di altri club, in primis la Juventus.

De Laurentiis, da uomo furbo, comincia a rendersi conto che qualcosa non va ed, infatti, alterna frasi come “Mazzarri rimarrà” a messaggi sibillini  come “L’azzurro non è il colore dei soldi, qualcuno sembra attaccato solo a quelli”. Il patron cerca di usare il contratto per blindare il suo dipendente, come ha fatto anche in Lega quando ha comunicato ad Andrea Agnelli: “Mazzarri è del Napoli”. La compagine partenopea sul campo sta lottando per il sogno-scudetto e settimana dopo settimana costruisce i tasselli di una stagione straordinaria, che si deve concludere con l’accesso diretto alla Champions League. L’entusiasmo del popolo partenopeo e le grandi motivazioni di un gruppo di ragazzi non abituati a questi obiettivi mantiene alta l’asticella della tensione e della concentrazione e ferma le manovre destabilizzanti. Tutto si sfalda, però, il 17 Aprile, quando, con la sconfitta contro l’Udinese, il Napoli abbandona i sogni scudetto. Va via l’entusiasmo, nello spogliatoio serpeggiano i malumori riguardo alla vertenza del Premio Champions ancora non esaudita, nonostante i continui promemoria di Fassone a De Laurentiis. In questo clima non consono ad una compagine a pochi metri da un traguardo storico (il Napoli non è in Champions League da vent’anni, si chiamava ancora Coppa dei Campioni) gli azzurri a Palermo, pur andando in vantaggio dopo pochissimi minuti, mostrano, oltre al legittimo calo fisico, gli effetti della destabilizzazione, denotando scarsa lucidità, poca serenità ed il crescere delle insicurezze al cospetto della pressione degli avversari. Nella ripresa gli azzurri non producono neanche una conclusione pericolosa e rischiano la debacle in contropiede. Il martedì successivo c’è l’irruzione di De Laurentiis a Castelvolturno, con le riunioni senza Mazzarri, ed il discorso chiaro alla squadra: “Non possiamo rovinare tutto adesso”, risolve la vertenza del Premio Champions rimandando ai bonus nei contratti per alcuni e per quelli sprovvisti di queste garanzie garantisce una somma di 3,5 milioni da dividere. Il Napoli contro il Genoa, spinto anche dal San Paolo, scende in campo mostrando a tutti la frenesia nel voler risolvere la pratica al più presto possibile e soffre fino alla perla di Hamsik all’ 83′ per spezzare l’ansia partenopea. Arriviamo ai giorni nostri di questo lungo film, con la sconfitta di Lecce, dove si è visto il Napoli più spento della stagione, con una manovra lenta e compassata, che si accendeva solo a sprazzi, cioè quando Hamsik e Lavezzi riuscivano ad inventare qualcosa. Al “Via del Mare” è scesa in campo una squadra privata dell’entusiasmo, spenta, poco lucida, che solo a tratti trovava la forza per attaccare, ricordandosi del grande obiettivo che bisogna ancora raggiungere.  Nonostante tutto, però, è assolutamente inappropriato lo sfogo di De Laurentiis nel post-partita, quando gli azzurri hanno bisogno di serenità per conquistare questo maledetto punto. Completamente fuori luogo sono state anche alcune frasi di Mazzarri nella conferenza stampa di vigilia, come l’accusa ai “giornalisti detrattori” oppure aver ammesso chiaramente di aver detto alla società di pianificare il futuro anche considerando l’ipotesi che lui non sia più sulla panchina.

Mazzarri e De Laurentiis sono entrambi responsabili di aver rovinato la festa, anche se i napoletani domenica sera, se la pratica Champions sarà ufficializzata, dovranno gioire proprio per dimostrare che la maglia va al di là di presidenti, allenatori, dirigenti e calciatori.

Il tecnico di San Vincenzo non può permettersi di considerare Napoli una tappa di passaggio verso l’approdo in una “big” e, mentre è sotto contratto con una società, parlare con altri club. L’ha fatto già alla Sampdoria nel 2008; inoltre, il vicedirettore della Gazzetta dello Sport Alberto Cerruti ha anche raccontato che l’anno scorso si è proposto al Milan senza risultati. Conoscendolo, c’è da credergli. Il presidente De Laurentiis, invece, deve abbandonare questo ruolo di “padre padrone” assunto dopo la cacciata di Marino, e costruire una società solida anche dal punto di vista della divisione dei poteri, dove il direttore generale ed il direttore sportivo abbiano i poteri per agire e non aspettare sempre i diktat del patron, ma anzi porsi come autorevoli figure mediatrici. Entrambi poi hanno la colpa di non aver agito tempestivamente, anche quando si sono resi conto che la mancanza di chiarezza stava producendo gravi danni. Per le situazioni personali hanno rischiato di rovinare la stagione del Napoli, inscenando un teatrino che i napoletani non meritano.

Ciro Troise

Sartoria Italiana
Vesux
Il gabbiano
Gestione Sinistri
Gestione Sinistri

I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo blog è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. - Tutti i diritti riservati Vietata la riproduzione parziale o totale dei contenuti di questo portale Tutti i contenuti di IamNaples possono essere utilizzati a patto di citare sempre IamNaples.it come fonte ed inserire un link o un collegamento visibile a www.iamnaples.it oppure al link dell'articolo.