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Il calcio e la diminuzione dell’interesse dei più piccoli

Un tempo c’era il calcio delle bandiere, iconici calciatori che caratterizzavano una squadra e il suo spirito, idoli delle tifoserie e rispettabili rivali per gli avversari. Oggi, figure come queste scarseggiano, complice una difficoltà nel reperire nel settore giovanile italiano talenti puri, che riescano a crescere nella squadra della propria città, affezionandosi ai colori del club e avverando il proprio sogno di giocare nella loro squadra del cuore.

Le opportunità nel mondo del calcio

Eppure in alcuni casi l’eccezione può esserci, bambini che fin da piccoli si appassionano al calcio e che riescono ad arrivare tra i professionisti: tramite i negozi online oggi è possibile comprare loro a basso prezzo tutto quello di cui hanno bisogno per iniziare a praticare questo sport, ovvero un pallone e dell’abbigliamento adatto. Nel calcio moderno però è bene evidenziare come le possibilità di emergere non siano molte di più rispetto al passato: diventare calciatori è un sogno che non si avvera per molti e il diventarlo per la propria squadra del cuore risulta il più delle volte quasi impossibile. Fin dai vivai la concorrenza è infatti molto elevata, con talenti che vengono acquistati precocemente dal club e costituiscono già da minorenni un investimento importantissimo. Continuare a praticare resta però fondamentale: se fatto con passione e impegno lo sport non può che portare benefici e permettere di crescere anche a livello caratteriale.

Uno sport per tutti?

Il calcio è una passione che ha sempre coinvolto anche i più piccoli, che grazie a opportune offerte di portali come Maxi Sport possono aggregarsi a squadre sportive fin da giovanissimi. Da quel momento in poi è però importante trattare il calcio come una passione, un bellissimo hobby nel quale non intestardirsi eccessivamente nel cercare di fare strada a tutti i costi. Attualmente è difficile fare strada in un club dalla caratura internazionale, che cerca talenti cristallini fin da subito, che siano pronti – una volta raggiunta l’età giusta – a giocare in prima squadra. Cosa è cambiato nel tempo? Perché si fa fatica a scoprire talenti italiani, mentre altri Paesi sembrano sfornarne di continuo?

Le problematiche in realtà non sono da ricercare nella concorrenza degli stranieri, quanto più che altro in una diminuzione dell’interesse dei più piccoli per questo sport: al giorno d’oggi, infatti, lo sport che da piccoli abbiamo praticato tutti sul cocente asfalto o in incolti prati d’erba, si limita soltanto alle scuole calcio (ma c’è qualche eccezione), con interessi di altra tipologia che fagocitano l’attenzione dei bambini nel loro tempo libero. Il poter giocare da soli, in libertà, senza soprattutto l’intervento di un allenatore che va a correggere o richiamare il piccolo, è una sensazione unica che accende l’interesse del piccolo per quello sport. Quando quest’opportunità di gioco viene a mancare, per molti scende l’interesse e la voglia di praticarlo.

Come risolvere tale problema?

Sostanzialmente, quindi, nei tempi più recenti le opportunità sono le stesse del passato, ma in confronto a diversi anni fa manca quella passione che accendeva praticamente tutti i bambini italiani e li spingeva a giocare a calcio. La soluzione al problema, quindi, non va ricercata all’interno di metodologie di allenamento ancora più meticolose e la formazione di allenatori ancora più preparati, o magari nella limitazione del numero di giocatori provenienti dall’estero: il problema stesso è nelle motivazioni che conducono un ragazzino a mollare il calcio e al suo non interessarsene più. Per chi nutre un forte interesse nel mondo del calcio, le opportunità riescono ad aprirsi (non senza difficoltà) se si riesce ad unire la passione al talento: gli stessi club principali hanno a disposizione un gran numero di osservatori che girano l’Italia con l’obiettivo di trovare il nuovo acquisto per il futuro del club, scommettendo su chi è riuscito a coltivare la propria passione e il proprio talento al di là di ogni aspettativa.

 

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