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Calcio e investimenti: aumentano le proprietà straniere in Europa, non tutte però sorridono. Quando i soldi non fanno la felicità dei tifosi…

Ecco un'accurata analisi sulle principali proprietà straniere in Europa

Negli ultimi anni il mondo del calcio è stato completamente rivoluzionato dall’avvento di nuovi investitori che hanno reso particolare il modo di gestire una proprietà sportiva. Spesso noi tifosi ci interroghiamo su come sarebbe la nostra squadra del cuore se alla guida ci fossero proprietà come quelle arabe (pensiamo al Psg o al City degli sceicchi) o a vere e proprie multinazionali. Negli ultimi tempi realtà come queste hanno dominato il calcio internazionale con investimenti incredibili, ed a volte, anche sproporzionati: pensiamo alle centinaia di milioni di euro spese dai due club di Manchester per costruire delle vere e proprie corazzate oppure non possiamo non citare i 222 milioni di euro spesi dal Psg di El Khelaifi per pagare la clausola di Neymar, in quello che sarà ricordato come il trasferimento più costoso della storia. Il club transalpino, non contento, nella stessa sessione di calciomercato ha investito 180 milioni di euro complessivi per arrivare all’enfant prodige Kylian Mbappe, calciatore che pochi mesi prima aveva contribuito alla vittoria del campionato del Monaco. Quattrocentodue milioni di euro investiti in pochi giorni facendosi beffe del “FairPlay Finanziario”, movimento nato per eliminare le spese folli e gli sprechi, ma che nel corso degli ultimi anni risulta ridicolizzato.

Abbiamo parlato di due o tre eccezioni che hanno caratterizzato il calcio europeo con presidenti che vorremmo alla guida dei nostri club (da sottolineare che, nonostante gli investimenti, i risultati in Europa di queste squadre sono di scarso rilievo), ma negli ultimi anni diverse realtà europee, più o meno grandi, sono arrivate in mano straniere. Ecco una nostra analisi sui principali club europei guidati da proprietà straniere:

 

MALAGA = Quando parliamo di squadre europee guidate da proprietà estere, non possiamo non pensare al declino del Malaga Club: il club spagnolo è acquistato nel 2010 per 36 milioni di euro dallo sceicco Al Thani che sembra promettere tante cose sul mercato: gli acquisti inizialmente arrivano, uno su tutti è sicuramente il campione olandese Ruud Van Nistelrooy ed anche la squadra inizia a girare nelle zone alte della classifica. Successivamente, nel 2012, l’imprenditore qatariota decide di lasciare la società ed inizia a smantellare pian piano la rosa. La squadra ottiene un risultato storico come i quarti di Champions League, ma quello è solo l’inizio di un lento declino: il Malaga viene eliminato dalle Coppe per aver violato il FairPlay Finanziario ed è sempre rimasto appeso ad un filo dalla retrocessione in seconda divisione, risultato che potremmo vedere in questa stagione con gli iberici attualmente ultimi in classifica ed a 11 punti dalla zona salvezza.

 

ASTON VILLA = Lo storico club inglese è stato acquistato nel 2016, dopo la retrocessione in Championship, dal magnate cinese Tony Xia, che ha investito ben 60 milioni di sterline per l’acquisto della società. Il leader cinese ha come obiettivo quello di portare ad una risalita graduale i Villan’s ed in questa stagione il club è in piena zona playoff, alla ricerca di una fondamentale promozione in Premier League. Tra le prime mosse del Chairman asiatico ci sono sicuramente la scelta di affidare la squadra ad un tecnico di esperienza come Steve Bruce e portare entusiasmo tra i tifosi acquistando un campione con esperienza come Jason Terry.

 

ROMA = L’arrivo di James Pallotta nel 2011 era stato accolto con molto clamore nella società capitolina con tante aspettative tra i tifosi e gli addetti ai lavori. In realtà il manager americano ha attuato una politica di auto-rifinanziamento che vede il club ogni anno cedere i suoi maggiori talenti e reinvestire solo parte sul mercato. Pallotta ha più volte ribadito che fondamentale per il suo progetto in giallorosso è la costruzione del nuovo stadio e dopo una lunga querelle ha ottenuto il si del Comune di Roma. In futuro vedremo se, almeno parte delle aspettative dei tifosi, verranno accolte.

 

ESPANYOL = Anche la seconda squadra di Barcellona è finita nelle mani di proprietà asiatiche: in particolare circa il 56 % del club a strisce biancoblù è guidato adesso dalla Ralstar, società asiatica con maggior azionista Chen Yasheng. Questi, al 254 posto della classifica Forbes tra gli uomini più ricchi al mondo, è arrivato nel 2016, ma sino ad ora non ha inciso particolarmente nella squadra di Barcellona. Basta notare un piccolo appunto da Transfermarkt: nella scorsa campagna acquisti, fatta perlopiù da prestiti, il club ha investito 4 milioni e mezzo di euro e venduto per circa 8 milioni. Al momento il club è al tredicesimo posto nella classifica della Liga ed i tifosi sono perplessi riguardo questa gestione societaria.

INTER = Uno dei principali club storici in Italia è stato acquistato dal 2013 dal magnate indonesiano Erick Thohir ed è dal 28 Giugno 2016 un club di proprietà Suning. Questa società è al momento la seconda società privata più ricca della Cina con un fatturato di 412.95 miliardi. Nonostante questi paurosi numeri l’ingresso nel calcio è stato molto al di sotto delle aspettative e gli unici investimenti realizzati dal club si sono rivelati fallimentari. Una gestione economica-sportiva che sinora sta destando perplessità nell’ambiente nerazzurro, complice anche i freni del sempre presente FPF: unica nota positiva realizzata da Suning è un aumento del fatturato di ben oltre il 25 % da parte del club nerazzurro. Sicuramente ci vorrà qualche altro anno per conoscere la reale intenzione della società asiatica.

 

CHELSEA = E’ probabilmente l’esempio più proficuo del legame tra società di calcio e proprietà straniere: Roman Abramovich, uno degli uomini più ricchi di Russia, ha rilevato il club inglese nel 2003 e con ingenti spese realizzate nel mondo del calcio ha portato la squadra di Londra ad essere tra le più forti potenze mondiali. Sedici trofei ufficiali, il ritorno alla vittoria della Premier League dopo 50 anni e la prima Champions League alzata nel 2012. Nonostante questo il magnate russo ha, negli ultimi anni, ridotto il suo impegno calcistico: in particolare anche il Chelsea dopo anni di folli spese ha deciso di attuare una politica del “vendere per comprare”. Sul panorama europeo, in ogni caso, il Chelsea è uno degli esempi più positivi nel legame tra il calcio e le forti proprietà straniere.

 

MONACO = Il club del Principato ha vissuto una situazione quasi paradossale: acquistata nel 2011 dal magnate russo del potassio Dmitrij Rybolovlev ha avuto una rapida ascesa: ha vinto subito la Ligue2 con in panchina il tecnico italiano Claudio Ranieri e successivamente sono arrivati una serie di top player come i colombiani Radamel Falcao e James Rodriguez. I risultati non sono quelli sperati e, complice il divorzio con la moglie (il più caro della storia), il magnate russo si disinteressa man mano e cede i suoi principali gioielli. Paradossalmente in una situazione di maggiore difficoltà il club nella scorsa stagione ottiene i migliori risultati sotto la presidenza Rybolovlev: arriva il titolo in Ligue1 ed addirittura le semifinali di Champions League. Ora la società con l’aiuto anche del noto procuratore Jorge Mendes prova ad acquistare i migliori giovani in circolazione per poi rivenderli (vedi Pellegri, Tielemans e Keità Balde). Una filosofia totalmente nuova per un club che nella scorsa sessione di calciomercato ha incassato ben 400 milioni di euro (i 180 milioni di Kylian Mbappe arriveranno nella prossima).

MILAN = Arriviamo al caso più eclatante degli ultimi tempi, una situazione che ancora adesso sta facendo molto discutere e sulla quale c’è attorno tanta confusione. Nel 2017 il club rossonero, una delle società storiche più importanti in Europa, viene ceduto all’imprenditore cinese Li Yonghong, magnate nei settori del packaging e delle miniere. Le proprietà di Li sono però messe in discussione dal New York Times, che, assieme ad alcuni quotidiani cinesi, mettono in dubbio le capacità economiche di Li e della sua famiglia. Con l’aiuto di Elliott, una compagnia americana che si occupa di finanziamenti ad aziende in difficoltà, Li compra il Milan da Fininveste per ben 740 milioni di euro. Una situazione, quella rossonera, molto complicata da valutare, scommettendo così sui risultati con la società cinese che nei prossimi mesi dovrà ripagare il debito ad Elliott. Viceversa Li ha investito nel club rossonero circa 200 milioni di euro scommettendo così sui risultati della squadra.

 

Questi sono solo alcuni degli esempi di squadre europee in mani a proprietà straniere, basta ricordare il campionato inglese e le serie minori Oltremanica dove troviamo ben 13 proprietà straniere. Casi di prosperità e successi come quelli visti al Chelsea, al Psg ed ai due club di Manchester sono rarità in un mondo dove predominano invece casi come quelli del Malaga.

 

A cura di Mario Tramo.

 

 

 

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