La calma è la virtù dei forti: ma in quello 0-0 d’un pomeriggio d’una domenica bollente, con il sole che picchia forte e Lavezzi che si sfoga con il parastinchi, la dose di bromuro utile per mantenere i nervi saldi è in quel chewing gum consegnato da De Laurentiis al Pocho ormai disteso: « Il campionato è lungo, bisogna aver pazienza. Tranquillo, dài ».
Cagliari-Napoli è un’occasione perduta, una collezione di pali e traverse che lascia perplessi con il destino: ma quando non c’è più niente da fare, se non riflettere, quel De Laurentiis «paterno» che va a prendere Lavezzi sotto al braccio e lo porta a spasso nell’antistadio ha già scelto di riporre il bastone presidenziale e rifugiarsi nella carota del post-partita: « Aho e mica gliela posso dar calda, dai…. Succede. Qui si gioca sempre, ogni tre o quattro giorni. Prendo atto di quello che ha proposto questa giornata: la Roma ha vinto, l’Inter pure, ma la Juventus si è fermata e siamo tutti quanti là, assieme. Siamo appena all’inizio ».
DEDICATO A CAVANI – Cagliari 0, Napoli 0: emozioni distillate, equilibrio sostanziale e qualche interrogativo che De Laurentiis si pone ad alta voce, un modo per lanciare messaggini diretti, ma non avvelenati sulla gestione di Mazzarri d’un pomeriggio in chiaroscuro per quel Cavani che procede a tentoni, tra difficoltà inattese sopraggiunte nell’ultimo mese: “Io avrei risparmiato qualcun’altro che non è al top della condizione”.
FIDUCIA IN FERNANDEZ – C’è del buono, in un Cagliari-Napoli indecifrabile: c’è la solidità difensiva sostenuta da De Sanctis e da Aronica; e poi ci sono novanta minuti di (complicato) ambientamento che Fernandez può aggiungere al proprio processo d’apprendimento, un altro steep per cominciare ad integrarsi: « Il calcio italiano consuma molto di più rispetto a quello di altri Paesi. Fernandez ha ventidue anni, ha vinto una Libertadores ed è nazionale argentino: lasciamolo crescere. Noi abbiamo coraggio nel lanciare i giovani. Vedo che ha segnato Lamela con la Roma: lo volevamo in tanti, noi compresi. Altrove, alla sua età, e anche a quella di Fernandez, i ragazzi hanno già un centinaio di partite da professionisti alle spalle. Noi siamo un po’ più restii ».
SIPARIETTO – Quando ormai la tensione s’è persa in quel foglio bianco, l’ironia rinfresca Cagliari-Napoli e la cinge d’allegria: e al novantunesimo d’uno 0-0 «legnoso», ciò ch’emerge dal postpartita è il desiderio di riderci un po’ su, di scherzare amabilmente, d’ignorare il proverbiale stress del 91′ e di impacchettare i rimpianti di Cellino e quelli di De Laurentiis, confluiti in un abbraccio e in un ping-pong da attori nati.
Cagliari-Napoli è finita, archiviata, e il palcoscenico in cui Cellino dà il via allo show è il parcheggio del Sant’Elia: « Aurè, ma non potevi farmi vincere, così adesso ero più tranquillo? ». C’è il clima giusto per lanciarsi in qualche sfottò, per darsi appuntamento al ritorno, per rileggere la classifica e il calendario e perdersi nella scaramanzia che stimolata da Cellino (« Aurè, ora battete l’Udinese. Guarda che Guidolin sta già piangendo… »). Dov’è il ferro?
OCCHIO A GUIDOLIN – E’ appena finita, ma bisogna ricominciare: dopodomani, palla al centro e soglia da attenzione da innalzare, perché il passato che ricompare dinnanzi agli occhi di De Laurentiis è l’Udinese dell’anno scorso, il Parma di due anni fa: « Guidolin è un uomo intelligente, ricordo che ci ha sorpreso per due stagioni consecutive: vede la partita, la cambia. Se non sbaglio, a maggio, furono decisivi i cambi. Ma calma, comunque… ».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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