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Cds – Montervino: “Il mio Napoli vinceva grazie al cuore. Col Dnipro gara storica”

"Orgoglioso di aver indossato la fascia da capitano a Napoli. Maradona? Un Dio, ti caricava anche dalla panchina..."

L’ex capitano del Napoli, Francesco Montervino, ha rilasciato un esclusiva intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Ecco quanto evidenziato dalla redazione di IamNaples.it:

Che sensazioni le ha dato la fascia da capitano?

«Indescrivibili. Onorato di averla portartata. Per me era una soddisfazione unica. Gli anni di Napoli resteranno indimenticabili, ho vissuto il miglior periodo della mia vita, sia dal punto di vista professionale che privato».

E poi ci si può sempre imbattere in qualche divinità calcistica, no?

«Quello è successo per davvero. Ho conosciuto Maradona quando c’è stata la partita d’addio di Ciro Ferrara. L’abbiamo circondato nello spogliatoio come succede per il papa e, quando gli ho stretto la mano, il brivido alla schiena è stato intenso e interminabile: il più forte di tutti i tempi. La sua presenza era determinante anche se si accomodava in panchina. I compagni lo guardavano e facevano il pieno di energie. Direi di un carisma inarrivabile».

Il Napoli di Maradona vinse la Coppa Uefa ben 26 anni fa, un’impresa che si può bissare fra qualche giorno?

«Sono fiducioso, anche se bisogna prima battere il Dnipro. Sono fiducioso perché al San Paolo, nonostante le barricate degli ucraini, con tutte quelle palle gol create, si poteva stravincere. E poi ci si è messa anche la sestina arbitrale a complicare la faccenda. Ma il vento mica gira sempre nello stesso verso? Gli azzurri sono superiori in tutto e, se scenderanno in campo come hanno fatto col Wolfsburg, il passaggio in finale è garantito».

Eppure lei una capatina in Europa l’aveva fatta. Quali furono le sensazioni?

«Giocai nel 2008 entrambi i match contro gli albanesi del Vllaznia, nel secondo turno di qualificazione d’Europa League. Al San Paolo finì 5-0 e feci tutta la partita, dopo che nell’Intertoto c’eravamo sbarazzati del Panionios».

Cosa manca a questo Napoli un po’ troppo ballerino?

«La continuità chiaramente, ma è anche una questione caratteriale. La mia sensazione è che ci siano tanti leader tecnici ma non carismatici. Intendo del tipo di Reina, lo stesso De Sanctis».

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