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Insigne: “Vi spiego perchè il calcio mi ha tolto dalla strada”

Il talento azzurro: "In me ha creduto solo ed esclusivamente Giuseppe Santoro"

Bermuda e shirt, immancabile cappellino con la visiera girata. Lorenzo Insigne tira dritto all’uscita del centro sportivo di Castel Volturno, i tifosi provano a fermarlo, lui sorride. Qualche firma poi si defila. Foto, autografi, strette di mano. A volte sono davvero tanti che lo aspettano, Lorenzino deve essere scortato per riuscire a guadagnare l’uscita almeno in mezzora. Se così non fosse, resterebbe lì sino al calare della sera. I genitori, immancabili, lo aspettano. Insieme tornano a Frattamaggiore. «la mia oasi».

Insigne, a volte si ha l’impressione che sia insofferente alla folla. 

«E’ soltanto timidezza. Posso assicurare. Io sono fatto così, quando non conosco le persone tendo ad allontanarle. Capisco che i tifosi vogliano soddisfazione, sono cose che capitano in una piazza così affettuosa. Ma, datemi un po’ di tempo. Mi devo abituare».

Qualcuno ha invece frainteso, atteggiamento da divo.

«Non esiste (ride). Chiedete pure ai miei amici, ai miei colleghi. Alla mia famiglia: sono soltanto timido, se non ho confidenza, tendo ad isolarmi ».

Napoli, piazza calda rispetto a Pescara. L’ha ritrovata come quando l’aveva lasciata da ragazzino della Primavera?

«Sì, è la mia città ed è sempre uguale. Ma questo fa piacere, fare calcio qui è diverso da tutte le altre città. Anche questo è il bello».

Per arrivare a certi livelli, Insigne da Frattamaggiore ha dovuto fare qualche rinuncia.

«Qualche? Mamma mia, quante ne ho fatte. Nessuna mi è pesata. Da piccolo avevo un solo obiettivo: giocare a calcio. La mia famiglia ha fatto sì che questa cosa si avverasse. Li ringrazierò sempre. Ho rinunciato al divertimento, a stare con gli amici, ho rinunciato anche alla scuola. Non che mi piacesse particolarmente andarci, ma al mattino alle sei dovevo andare a vendere vestiti al mercato. Altrimenti le scarpette, i parastinchi come li compravo?».

La sua famiglia l’ha sostenuta economicamente.

«Certo. Ma non ero da solo. Ho tre fratelli e mio padre faceva di tutto per far sì che coltivassimo il nostro sogno. Anche loro giocano a calcio, non potevo permettere che mio padre facesse tutto da solo. Quando potevo l’ho sempre aiutato».

Lo fa anche adesso?

«Ci mancherebbe».

E’ nato a Frattamaggiore in un rione molto popolare, quanto è stato difficile coltivare questo sogno? 

«Molto. Perchè dove sono nato io ci sono tante… distrazioni. Chiamiamole così».

Cioè? 

«E’ un posto difficile. Da piccolo sei per strada e quando non hai tanti soldi puoi anche ritrovarti a fare cose non proprio giuste. La mia famiglia ci ha sempre tutelato ed il calcio è stata la mia strada maestra».

Qualche amico di infanzia si è distratto troppo? 

«I miei veri amici sono tutti lavoratori ».

E’ a Napoli da poco, ma non si è mai visto in giro.

«Preferisco stare tranquillo nel mio quartiere, a casa oppure con la mia fidanzata. Vedo poco anche gli amici»

Sono cambiati i rapporti con loro?

«No, i miei amici sanno benissimo che devo lavorare, migliorare e crescere. Qualche volta ci vediamo, ma il tempo libero lo dedico solo alla mia fidanzata»

E’ gelosa?

«Beh, un po’ sì. Ma è normale, lo sono anche io di lei».

Sì, ma lei ha tanta gente attorno. 

«Sì, all’inizio si è un po’ spaventata. Ma adesso già va meglio. Ogni minuto libero che ho lo trascorro con lei. Viene anche allo stadio».

Hobby, passioni.

«Non ne ho, ripeto io gioco a calcio».

Sì, ma sarà un po’ abituato ai ritiri. In genere i suoi colleghi si dividono tra tra iPad e Playstation. 

«Per carità, giocare con la Play proprio non mi piace. Ho il computer ma lo uso veramente poco».

Lo sa usare? 

«E’ utile per le foto».

Un bel film in tv lo guarda? 

«Quello sì, la tv mi piace. Guardo film comici per lo più. Ma mi piacciono anche altri programmi»

Il grande fratello?

«Ho visto le prime edizioni, poi da un paio di anni non mi piace più».

Si è mai sentito troppo basso? (ride)

«Me lo hanno detto, questo sì. Ma ho la testa dura».

Ultima curiosità: oggi tutti dicono di aver scoperto Insigne. Ci dica la verità, ma chi è stato il suo vero talent scout.

«So che ora tutti fanno a gara. Molti sono saltati sul carro. A me dà fastidio questo. In me ha creduto Peppe Santoro. Mi ha scoperto e mi ha portato al Napoli”

Fonte: Monica Scozzafava per “Il Corriere del Mezzogiorno”

La Redazione

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