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Diawara, parla l’agente: “Valencia, Roma e altri hanno cercato il ragazzo. Napoli la sua prima scelta”

L'avvocato Piraino parla ai microfoni di Zerocinquantuno.it

Quella che si concluderà tra qualche giorno, sotto le Due Torri verrà ricordata come l’estate di Amadou Diawara. Non soltanto per il suo trasferimento al Napoli, che ha fruttato al Bologna una plusvalenza da quasi 15 milioni di euro, ma anche e soprattutto per quanto accaduto prima del fatidico 26 agosto, giorno in cui il centrocampista guineano ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2021 con il club del presidente De Laurentiis. Dalla proposta di rinnovo del club rossoblù alla sparizione nel nulla del ragazzo, passando per una serie di offerte, trattative e polemiche: di tutto questo ne abbiamo parlato in esclusiva per ZO con uno dei personaggi più chiacchierati dell’intera vicenda, l’agente del calciatore Daniele Piraino, che ci ha raccontato la sua versione dei fatti.

Avvocato, sono passati venti giorni dal trasferimento di Amadou Diawara al Napoli: ripensandoci ora, tutto questo caos non si poteva evitare? «Parliamo di una situazione complicata e molto delicata per tutti, ma non di un piano preordinato o premeditato, come ho letto più volte. Per mille motivi si è arrivati ad un punto di completo scollegamento tra il club e il giocatore, quindi abbiamo optato per questo tipo di atteggiamento. Quello che conta è il risultato finale: il Bologna ha realizzato una plusvalenza enorme e il ragazzo è andato a giocare in una squadra di vertice. Tutto ciò che nel frattempo si è scatenato attorno a Diawara è il classico gioco delle parti, il Bologna ha tutelato i suoi interessi e io quelli del mio assistito».

Tutelare gli interessi di un ragazzo di 19 anni significa arrivare persino a farlo odiare da un’intera tifoseria che fino a quel momento lo aveva sempre amato e protetto? «Ci sono persone che conoscono le vera realtà dei fatti, che non è quella raccontata sui giornali. Se entriamo nel merito della nostra scelta inneschiamo altre polemiche e non ne usciamo più, basta dire che a Diawara è stato offerto un rinnovo a determinate cifre quando c’erano giocatori che non vedevano mai il campo ma guadagnavano il doppio di lui. Lo avevamo evidenziato a gennaio, siamo andati avanti ad elemosinare fino ad aprile, poi abbiamo detto basta. Dal club arrivavano pressioni enormi, il ragazzo iniziava a perdere tranquillità e alla fine ha preferito allontanarsi da tutto e da tutti. Se adesso vengo odiato io non mi interessa, solo mi dispiace per lui, perché quasi nessuno ha capito che si era generato un clima in grado di minare la sua serenità. Evidentemente faceva più comodo vederci una strategia particolare o ancora peggio una regia di Tizio, Caio o Sempronio. Comunque ripeto, parliamo di un calciatore preso da Corvino a 500 mila euro e rivenduto per 14 milioni, Diawara non è mica andato al Napoli gratis…».

La proposta di rinnovo del Bologna di cui ha appena parlato vi è pervenuta ufficialmente? «È arrivata prima in maniera informale, poi è stata formalizzata, ma a quel punto il giocatore aveva già deciso di andare via».

A fine giugno si fa avanti il Valencia e tutti i nodi vengono apertamente al pettine: il Bologna ha sempre parlato di un’offerta troppo bassa da parte degli spagnoli, lei cosa ci può dire a riguardo? «Io stesso ho presentato al Bologna un’offerta del Valencia da 13 milioni più 2 di bonus, e in risposta il club rossoblù ha chiesto 20 milioni trattabili a 18 più 2 di bonus. Il chiaro intento fin dall’inizio era quello di scatenare un’asta, e ci può stare, ma ho sempre fatto presente che non era esattamente la situazione ideale per agire in quel modo, perché il ragazzo era già molto irrequieto».

Oltre ovviamente al Napoli, si è parlato tanto anche della Roma: quali offerte per Diawara sono realmente arrivate a Casteldebole? «La situazione più concreta era proprio quella con la Roma, legata però alla cessione di Paredes, poi negli ultimi giorni di mercato si è mosso seriamente anche il Milan, ma per Amadou il Napoli ha sempre rappresentato la prima opzione. Anche l’Aston Villa ha avanzato un’offerta ma il ragazzo non l’ha mai presa in considerazione, non ci voleva andare».

C’è mai stato un momento in cui Amadou le ha detto di voler rimanere al Bologna? «No, mai, specialmente dopo la presa di posizione di alcuni tesserati del Bologna la situazione era diventata irrecuperabile».

Adesso il ragazzo come sta? «Amadou ora è tranquillo e sta benissimo, ha tanta voglia di giocare ma prima deve mettersi al pari dei suoi compagni a livello atletico».

Negli ultimi mesi si è parlato tanto anche di Numukeh Tunkara, descritto come una sorta di padre-padrone che avrebbe plagiato Diawara: può raccontarci qualcosa di più su questa persona e sul suo rapporto con Amadou? «Tunkara è una persona tranquillissima, vive a Londra ed è il titolare di un’accademia in Guinea, dove segue i giocatori fin da piccoli. Amadou ha la stessa forte personalità sia in campo che fuori, non si fa convincere da nessuno in un senso o nell’altro. Poi è chiaro che lui, come altri ragazzi, crescendo si è affezionato molto a Tunkara, che lo ha portato per la prima volta dall’Africa in Europa, ma questo non significa che si faccia o si sia fatto influenzare da lui al momento di prendere una decisione importante.

Lei ha qualche sassolino nella scarpa che si vuole togliere? «Non è mia intenzione riaccendere il fuoco della polemica o innescare un altro botta e risposta con la dirigenza del Bologna, ci tenevo solo a raccontare la mia versione. In generale, ritengo sia stato davvero brutto che alcuni giornali abbiano utilizzato questa vicenda per i propri fini. Tutta la storia è stata usata per mettere in dubbio la professionalità e l’onestà di Pantaleo Corvino e del figlio Romualdo, che col giocatore non c’entrano nulla. L’unica colpa mia e di Pantaleo è quella di avere da tempo un bel rapporto, ma negli ultimi tre anni abbiamo chiuso una sola operazione insieme. È stato scritto addirittura che ho diviso la procura di Diawara e gli introiti con Corvino, cose davvero ignobili, e chi ha messo in giro queste voci sa perfettamente che sono menzogne. Il fango che mi è arrivato addosso negli ultimi mesi l’avevo messo in conto, ma posso assicurare che nel mondo del calcio ci sono poche persone vere e autentiche come Pantaleo Corvino. Quando ha saputo che si vociferava di una sua regia dietro al cambio di procuratore del ragazzo è andato su tutte le furie, non ci credeva, ha capito subito che si trattava di un pretesto creato ad arte per screditarlo».

C’è un messaggio o un pensiero di Amadou per Bologna che ha voglia di condividere con noi? «Amadou è assolutamente grato ai tifosi del Bologna per l’affetto ricevuto, e al club per l’enorme opportunità che gli è stata data. Ribadisco, il suo non è stato un gesto contro i tifosi o la piazza. Non era più tranquillo, ha voluto estraniarsi per sfuggire alla pressione, se poi si vuole interpretare la questione in modo diverso e usare Amadou come capro espiatorio non so cosa farci».

Però si metta nei panni di un tifoso rossoblù: umanamente, prima ancora che sul piano calcistico, è stata una brutta botta… «Io credo che la piazza dovrebbe essere riconoscente a Diawara per quello che dato con la maglia rossoblù, a Corvino per averlo portato sotto le Due Torri a quella cifra e a Fenucci per aver realizzato una plusvalenza incredibile. Trasferimenti del genere non si vedono tutti i giorni a Bologna, di recente ricordo solo la cessione al Southampton di Gaston Ramirez, scoperto da un altro straordinario uomo di calcio come il compianto Carmine Longo».

Qualche rimpianto o rifarebbe tutto allo stesso modo? «Amadou ha preferito allontanarsi quando ha capito che da più parti la sua storia veniva usata a proprio piacimento, ognuno per il suo scopo, magari ha sbagliato ma ha scelto così. Credetemi, non è stato bello tenerlo fuori un mese e mezzo, ma alla fine questa scelta ha dato i suoi frutti: il Bologna ha ottenuto la cifra che voleva e il ragazzo può mettersi alla prova in una squadra che gioca la Champions League. Possiamo continuare a parlare per ore e alzare mille polveroni, raccontando ognuno la propria versione, oppure possiamo fermarci ai dati oggettivi e ritenerci tutti soddisfatti».

Fonte: Zerocinqueuno.it

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