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Nando De Napoli: «La mia copia Gargano, è determinante nel collettivo»

«Walter dovrà lavorare parecchio gli inglesi aggrediranno subito come ha fatto l’Arsenal col Milan»

Chelsea, e non soltanto, da Quattro Castella, Reggio Emilia, appena appena sollecitato, ecco un messaggio chiaro e denso d’affetto all’amato Napoli.
Lo firma, per esteso, Ferdinando De Napoli detto Nando, l’indimenticato sette polmoni della «Ma.gi.ca.» dei due scudetti.
«Mi rivolgo innanzitutto a Gargano, che tanto somiglia al De Napoli di una squadra forse inimitabile. Immagino come il Chelsea aggredirà gli azzurri incurante del risultato dell’andata, proprio come ha fatto l’Arsenal del primo tempo con il Milan, incurante anche l’Arsenal dei quattro gol presi al Meazza. Non è una novità, del resto, le squadre inglesi in casa giocano a mille all’ora, almeno nella prima parte della gara, una specie di tutto per tutto. Ebbene proprio Gargano sarà in prima linea per spezzare a centrocampo la partenza degli assalti. Tocca a lui, che ha le doti giuste per farlo, andare ad aggredire l’avversario lungo la linea Maginot. Rubare palla anticipando l’avversario che avrà di fronte, impedire le partenze a razzo, lavorare quanti più palloni possibile. Sono sicuro che ce la farà, Gargano è veramente un calciatore speciale, ha tutti i miei migliori auguri».
Soltanto Gargano?
«Quando gira al massimo ne guadagna il collettivo, lo si è visto in altre occasioni».
Il tuo riferimento alla partita Arsenal-Milan non sembra casuale.
«Non lo è, infatti, guai se il Napoli dovesse pensare per un attimo di imitare il Milan del primo tempo…Mi rendo conto che riferendomi al solo Gargano forse ho fatto un torto a Inler e subito mi correggo, anzi, come si dice, cerco di allargare il discorso perché Inler avrà un compito altrettanto arduo come quello delle aperture del gioco dopo il possesso palla, aperture rapide, alla sua maniera. Perché Inler è un vero campione, anche in fatto di serietà. Oltre al senso della posizione e ai piedi buoni è Inler che deve inventare per i capovolgimenti di fronte».
Visto Maggio? Quando parte è più veloce di uno scooter di grossa cilindrata…
«Non c’è un esterno più forte di Maggio nel nostro campionato, che Dio lo aiuti a conservare quella forma eccellente che lo segnala dall’inizio della stagione. Anche Maggio, come Inler e tutti gli altri, indistintamente, campione anche di serietà, mai una parola sbagliata e questo la dice tutta. Vedi, mi piace anche il clima che si respira nel Napoli, tutti disciplinati, vecchi e nuovi uniti dalla stessa voglia e tutti che rispettano l’allenatore e lo seguono, giorno dopo giorno».
A proposito, tu hai lavorato con Bianchi e poi con Bigon, nell’anno del secondo scudetto. A chi dei due pensi che somigli un po’ Mazzarri?
«Non ho dubbi, risposta secca: a Bianchi. Bianchi aveva capito benissimo, sfruttando anche l’esperienza fatta a Napoli da calciatore, come è la passione sportiva in quella città meravigliosa alla quale mi sento legato, e faceva in modo, dando l’esempio, di tenere il più possibile la squadra protetta. Non era facile, ma ci provava, non alzando mai il tiro nelle dichiarazioni, usando la saggezza. Come fa Mazzarri, esattamente, frenando l’esaltazione, parlando di necessità di crescere. Eppure la squadra ha già fatto miracoli arrivando alla soglia dei quarti di Champions».
Anche questo Napoli a volte dà segni di allegria…
«Non so, da lontano dà la sensazione di essere una famiglia di gente per bene. Per l’allegria mi fa piacere se c’è, aiuta sempre. In quel mio Napoli l’allegria la mettevamo noi del Sud, Puzone, Caffarelli, Muro, Carannante, il sottoscritto, Salvatore Carmando, l’altro massaggiatore, De Meo. E Diego, che era più a Sud di tutti. Ricordo che quando salivamo sul pullman partiva il canzoniere napoletano, era tutto un cantare Merola e D’Angelo, e gli altri ne venivano contagiati e si univano al coro…»
In avanti Lavezzi, Cavani e voi Maradona, Giordano, Careca, Carnevale…
«Quel Napoli aveva più tecnica, in assoluto, perciò lo considero squadra inimitabile. Ma quello attuale ha più dinamismo, un fulmine quando riparte».
E la società? Forse c’è meno gente al comando.
«Non conosco personalmente il presidente ma dico che è un grande, sembra nato nel calcio, e sotto gli occhi di tutti sono i risultati, sportivi ed economici. Il Napoli ha fatto miracoli nel giro di pochissimi anni, promozioni a catena, il posto in Champions, traguardi impensabili per i più».
Dove può arrivare quest’anno la tua vecchia squadra?
«A vincere qualcosa, certamente, se vincesse la Coppa Italia sarebbe una gran bella impresa».
Messaggi per De Laurentis?
«Oh, sì, uno e personale: mi piacerebbe fare una particina in un suo prossimo film, una cosa da poco,è un’esperienza che mi solletica parecchio».
Un piccolo ruolo ma in che genere?
«E me lo chiedi? Comico, naturalmente…»

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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