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Napoli, tre reti all’Atalanta per gli ottavi di Coppa Italia. E il secondo gol era regolare

Senza Mertens, torna mattatore Callejòn. Ottavi con la Lazio raggiunti

Turnover in Coppa Italia per Benitez, che cambia gli uomini ma non il modulo a cui è fedele. L’esito è un’altra partita vittoria ricca di reti, nonostante un’Atalanta ben organizzata in difesa, e il 3-1 casalingo porta il Napoli agli ottavi contro la Lazio. 

Interpreti nuovi ma stesso copione: tre giocatori offensivi dietro una punta centrale. Stavolta il perno dell’attacco era Duvàn, dietro di lui Insigne, Pandev e l’immancabile Callejòn, che non salta una partita nemmeno quando scendono in campo le seconde linee. Per una volta il Napoli è partito bene, controllando il possesso e palleggiando comodamente, grazie anche ad un clima meno agonistico rispetto al campionato. Complici gli atalantini, che nei primi minuti hanno faticato ad attuare le indicazioni di Colantuono, dimenticando il pressing alto e le marcature sui portatori di palla fissate dal tecnico, ma rimanendo comunque arretrati e ben chiusi.

Al 13′ però il lavoro del mister bergamasco ha portato già i suoi frutti: un attacco azzurro sbatte sul muro difensivo dell’Atalanta, Benalouane esce bene palla al piede e lancia perfettamente Livaja, il cui cross è un invito a nozze per De Luca, che deve solo spingere la palla in rete. Colto di sorpresa Maggio, imperfetto anche Albiol, che per una sera è sembrato meno sicuro del solito. L’intesa Benalouane-Livaja è stata invece il punto forte degli ospiti per tutta la gara al San Paolo: per il difensore, interventi puntuali e a volte rudi ma efficaci, e splendidi tagli a scavalcare tutto il campo; per l’attaccante, continuo movimento, buona tecnica unita a potenza, e tanti grattacapi per la difesa del Napoli.

Fortuna che Callejòn ci ha messo un minuto a ristabilire la parità, con una prodezza al volo delle sue, ma stavolta il cross non è stato di Higuaìn (in panchina), bensì di Réveillère, che ha confermato le sue doti tecniche e tattiche, preziosa compensazione ad una corsa non supersonica. Dopo il pareggio il Napoli ha spinto molto, ma l’Atalanta ha tenuto a bada senza affanni le offensive azzurre, chiudendo il primo tempo senza ulteriori variazioni nel risultato. Il duo Inler-Radošević ha funzionato benino in costruzione,  troppo lento invece l’asse Pandev-Duvàn per la finalizzazione: Zapata, a differenza di Higuaìn, è adatto a giocare sulla posizione e fare da boa; Pandev è stato ancora troppo statico (con e senza palla) e ha sciupato troppi palloni decisivi, fallendo il suo compito. Non molto meglio Insigne, spesso spalle alla porta e spesso anticipato, mai capace di andarsene in dribbling.

Anche per i primi 15’ della ripresa la partita è rimasta imbrigliata, con poche occasioni da gol e maggiore possesso degli ospiti. L’Atalanta ha impostato l’azione con più calma e ordine: passaggi precisi, brevi e diagonali, e avanzate ben orchestrate dai singoli, tutti tornati in campo con buona autostima. Dall’altra parte, troppe palle perse per il Napoli (in questo è sempre Inler lo “specialista” in negativo), e pochissime azioni ariose e continue. Al 60’ è giustamente uscito un evanescente Pandev mentre lo stadio tutto esultava per il ritorno in campo di Hamšík  dopo la lunga degenza. Lo slovacco ha subito scosso i suoi, nonostante i primi tocchi al rientro abbiano risentito necessariamente della lunga assenza, e una spinta ulteriore l’ha data l’ingresso di Higuaìn al posto di Zapata.

Al Napoli, infatti, sono bastati 12′ dall’ingresso di Hamšík e solo uno dall’ingresso del Pipita per passare in vantaggio, con una rete rocambolesca e molto contestata, ma regolare. Il peccato non lo ha commesso l’arbitro De Marco, né i suoi collaboratori, bensì Del Grosso, vittima di una brutta abitudine dei calciatori italiani (e non), quella di fermarsi e chiamarsi falli e fuorigioco prima di sentire un fischio arbitrale. Proprio la “sosta” in area di rigore del difensore ha allontanato Higuaìn e reso la sua posizione ininfluente (giocatori lontani e palla mai giunta all’argentino, in fuorigioco passivo) e il rimpallo sulla schiena di Del Grosso ha favorito la rete di Insigne, al secondo centro in due partite ufficiali. La frittata l’ha condita Yepes, protestando come un indemoniato e facendosi espellere. Del Grosso ha infine sublimato la sua serataccia otto minuti dopo, perdendo Callejòn e lasciandolo comodamente segnare il 3-1.

Con l’Atalanta in dieci, confusa e incattivita dalla rete insolita e dall’espulsione (al suo ingresso, l’ex Cigarini sembrava solo cercare rogne), è stato più agevole per il Napoli articolare il proprio calcio, e dal 2 al 3 -1 il passaggio è stato semplice. Resta una gara discreta, fatta di alti e bassi per il Napoli e ben interpretata dagli ospiti, che hanno ceduto soprattutto sui nervi. Radošević ha avuto la sua chance e non ha né brillato né demeritato, Réveillère ha mostrato una piccola crescita atletica mentre Zapata si è confermato giocatore onesto ma inadatto a sopperire all’assenza di Higuaìn. Le migliori conferme le danno i risultati positivi, mentre sul piano tecnico continua a sembrare necessario un intervento sul mercato.

Lorenzo Licciardi

 

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