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finale

L’organico non regge le tre competizioni, Benitez va in tilt nella gestione della rosa: dal caso Maggio alla crisi di nervi…

Benitez e De Laurentiis, il destino di entrambi sembra andare verso la separazione da Agosto. Il patron ha già contattato Spalletti ma ciò non deve condizionare la squadra

Sembra una stagione maledetta, il Napoli non riesce a trovare pace. Da quella triste notte di Bilbao, la formazione di Benitez non ha mai trovato la continuità, ha dei cicli positivi che, però, lasciano troppo presto spazio a crisi senza reazione immediata. Nel buon momento di settembre e ottobre, sembrava essere stato lasciato alle spalle il disastro di Bilbao ma sono arrivati i passi falsi di Milano contro l’Inter e di Berna per presentare di nuovo gli incubi spezzati dall’entusiasmo per le vittorie contro Roma, Young Boys e Fiorentina. Dopo la sosta, si compievano di nuovo dei passi indietro con un mese e mezzo senza vincere fino al successo contro il Parma e alla Supercoppa vinta a Doha. Sembrava fosse arrivata la svolta della stagione, il 2015 era iniziato nel segno della rinascita. Il Napoli ha costruito una striscia positiva durata fino alla notte del “Barbera”. Palermo sembrava un incidente di percorso poi recuperato contro il Sassuolo ma, invece, dalla sconfitta contro la squadra di Iachini il Napoli è tornato a perdere certezze, a balbettare appena è diventata di nuovo una costante la lotta su più fronti.

Il Napoli non ha la rosa per reggere i tanti impegni che sta sostenendo, Benitez può contare su un reparto offensivo formidabile, sul miglior giocatore del campionato (Gonzalo Higuain) ed, infatti, gli azzurri hanno il terzo miglior attacco della Serie A dietro Juventus e Lazio ma presentano delle difficoltà spaventose a centrocampo. A Verona era evidente che David Lopez fosse poco lucido, è il centrocampista più utilizzato, il suo contachilometri conta 2485 minuti giocati considerando anche la gara della Liga disputata ad inizio stagione con l’Espanyol. L’infortunio di Gargano ha lasciato un vuoto, il dinamismo dell’uruguagio limitava la tendenza del Napoli ad allungarsi e a concedere all’avversario il dominio assoluto della mediana in fase di non possesso. I trentacinque gol subiti in campionato nell’arco di ventisette partite e i quarantotto incassati a livello stagionale, quindi in quarantadue gare disputate, fanno riflettere, chiariscono che questa squadra ha dei limiti strutturali.

La filosofia calcistica di Benitez sprigiona la fase offensiva, ha regalato sprazzi di bellissimo calcio offerto del Napoli ma con questi interpreti fa in modo che si perda equilibrio nella copertura degli spazi e che quindi si conceda troppo agli avversari. Fa bene Benitez a non piegare il suo credo calcistico, la crescita del Napoli passa per rendere difesa e centrocampo all’altezza del reparto offensivo, non sacrificare la propria anima per inseguire la complicata ricerca dell’equilibrio ma Rafa è chiamato a riflettere molto sulla situazione del Napoli in un momento decisivo della stagione.

Non si può più sbagliare, gli errori commessi ad Agosto si possono recuperare, nel finale di stagione non c’è più tempo. Il turn-over è una necessità ma non si possono sacrificare in una gara fondamentale per garantirsi attraverso il campionato l’accesso alla Champions League i tre giocatori più importanti del Napoli: Higuain, Callejon e Gabbiadini. I due ex Real Madrid sono i top-scorer del Napoli in campionato, rappresentano l’anima offensiva della formazione di Benitez, avendo realizzato rispettivamente il 28% e il 20% dei quarantasei gol messi a segno in campionato, insieme fanno il 48% delle reti prodotte, quasi la metà. Gabbiadini è il giocatore più in forma della Serie A, presenta la media più alta di tutto il campionato in merito agli “shots per game”, ai tiri compiuti in ogni gara: 3,8, più del 3,6 di Tevez.

Se la fase difensiva ha sempre presentato delle profonde difficoltà, il Napoli di Verona è stato inquietante riguardo alla produzione offensiva: un’occasione con Zapata in area di rigore e due tiri dalla distanza di Inler e Gabbiadini sono veramente troppo poco contro la quartultima difesa del campionato. Senza Higuain, Callejon e Gabbiadini, gli azzurri hanno perso la pericolosità che li contraddistingue, oltre al virus dell’approccio da trasferta che caratterizza molti primi tempi del Napoli dalla trasferta di Udine. In difesa poi non bastavano le assenze di Koulibaly e Strinic, si è messa anche la cervellotica gestione del caso Maggio che mercoledì, nel quarto d’ora d’allenamento concesso ai media, sembrava in ottima forma ma continua a stare fermo ai box. Pur avendo recuperato dai problemi fisici, non vede il campo dalla trasferta di Torino, secondo indiscrezioni raccolte sembra che la società non abbia gradito il suo rifiuto al rinnovo del contratto alle condizioni proposte dal Napoli.

La capacità di lottare su più fronti è il più grande passo in avanti dell’era Benitez ma per proteggerlo Rafa deve abbandonare l’idea che l’Europa League abbia la priorità su tutto. Il Napoli non si può permettere un rischio così importante, il suo processo di crescita si basa sulle entrate provenienti dall’ingresso nella Champions League, senza le risorse della competizione europea più prestigiosa De Laurentiis ridimensionerebbe la portata dell’organico in maniera ancora più netta rispetto a quanto avvenuto in estate a causa del freno relativo ai preliminari da superare.

Il destino di De Laurentiis e Benitez sembra essere destinato alla separazione già dal mese di Agosto quando Rafa ha intuito che, oltre alle promesse relative alle strutture, anche sul mercato non sarebbe stato accontentato. E’ venuta meno la fiducia e, infatti, il presidente invocò il supporto delle curve la mattina del 19 Agosto, il giorno in cui il Napoli affrontò al San Paolo l’Athletic Bilbao. Benitez si sta guardando intorno, spera nella panchina di un top club, tra Parigi, le due sponde di Manchester, Liverpool e l’Atletico Madrid, con il City che sembra prefigurarsi come pista più probabile, De Laurentiis ha già avuto dei contatti con Luciano Spalletti,  ma aspetta di colloquiare con Benitez prima di lavorare in maniera seria alla scelta del nuovo allenatore. Spalletti lo stuzzica dai tempi in cui Pierpaolo Marino gli raccontava l’ottimo lavoro compiuto ad Udine ma il domino delle panchine non è ancora iniziato e De Laurentiis si augura che Benitez non trovi una proposta stimolante in modo da restare a Napoli. Questo stato dell’arte non deve, però, influenzare il cammino del Napoli, Benitez deve proteggere l’ottimo lavoro svolto finora rivedendo la scaletta di priorità: il campionato è la prima cosa che conta, l’Europa League un sogno da coltivare con l’impegno massimo ma non totalizzante, la Coppa Italia un appuntamento da non snobbare assolutamente. Per tornare a volare, serve però recuperare Benitez che non sembra più lo stesso.

L’abbiamo conosciuto come un signore che non perde mai il suo stile, lo stiamo osservando al centro della crisi di nervi generale che ha coinvolto il Napoli e l’ambiente. Dalle polemiche arbitrali più insignificanti al drastico ridimensionamento in conferenza stampa della squadra che fino a qualche settimana fa aveva sempre difeso, ritenendola addirittura più forte della scorsa stagione, Benitez ha perso la serenità, forse condizionato da una società che da anni paga un vuoto a livello dirigenziale, cioè l’assenza di una figura mediatrice di spessore tra presidente ed allenatore che sappia tenere compatto il club. Le sconfitte spesso diventano tragedie con post-partita infuocati, qualcuno se la prendeva con Mazzarri ma a Verona sono addirittura tornati di moda i problemi con gli aerei, come quelli che viaggiavano da Siena ad Empoli per dribblare il confronto con la stampa.

Ciro Troise

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