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Mazzarri, l’ostinazione è sempre un peccato. Serve fiducia nelle alternative

Allo Juventus Stadium Mazzarri fallisce nella lettura delle partite. Tra il successo immediato e la necessità di valorizzare il proprio patrimonio

JUVENTUS-NAPOLI, CHE TENSIONE! Abbiamo provato in tutti i modi nel nostro piccolo a scriverlo quotidianamente: la partita contro la Juventus ha significati infiniti dal punto di vista sociale, come dimostra la visita degli ultras della Curva B il giorno prima della gara o tutti gli avvenimenti extracalcistici che hanno rappresentato il contorno della sfida dello Juventus Stadium. Dal punto di vista sportivo era una sfida dell’ottava giornata del campionato di Serie A tra due compagini in testa alla classifica quando, però, manca ancora tantissimo alla fine della stagione. Per due settimane la partita è stata caricata come fosse una finale; sembrava quasi che la vittoria al 90’ rappresentasse il trionfo in campionato e non solo tre punti. I media fanno il loro mestiere, caricare l’attesa di un evento produce attenzione, ascolti, lettori, le imprese che sostengono le realtà editoriali hanno bisogno di tutto ciò. Il problema è quando i protagonisti cadono nel tranello. Mazzarri per mesi è riuscito a difendersi anche dal presidente che alzava l’asticella degli obiettivi ripetendo il concetto mai antico di pensare partita dopo partita. Alla vigilia di Juventus-Napoli, l’allenatore degli azzurri si è fatto trascinare dalla tensione. Nell’intervista al Corriere dello Sport a sei giorni dall’evento, ha rivelato che c’è anche la gara di ritorno contro la Juventus. Non ha chiarito per quale obiettivo, per lo scudetto? Perché sbilanciarsi così presto? Il giorno antecedente alla gara Mazzarri voleva annullare la classica conferenza stampa pre-gara, ma poi è stato convinto e venerdì comunicava eccessiva tensione per la sfida dello Juventus Stadium. E’ normale che in tale situazione influiscono anche la rivalità, le ingiustizie subite a Pechino ma nel calcio uno dei compiti più difficili è mantenere la serenità al cospetto di tante pressioni.

CHE RAMMARICO QUEL SECONDO TEMPO! L’inizio della partita per il Napoli non è dei migliori; gli azzurri soffrono sulla catena di destra con le progressioni di Asamoah e i movimenti senza palla di Marchisio e Giovinco, autore di una conclusione pericolosa al 2’. Il Napoli ha poi preso le contromisure e ha compiuto un’ottima prestazione in fase difensiva, annullando le fonti di gioco dei bianconeri. L’occasione più importante capita sui piedi del Matador con la traversa colpita al 27’ su calcio di punizione.

Il primo tempo lascia soddisfatti i tifosi azzurri, la sensazione è che nella ripresa poi si proverà ad incidere di più in fase offensiva. Tutto ciò non avviene, il Napoli acquisisce il predominio sulla mediana ma con la linea dei centrocampisti molto bassa esprime un possesso palla sterile ed eccessivamente impostato su vie orizzontali. Gli azzurri non riescono ad essere imprevedibili per una questione di concentrazione delle energie. Se due uomini-chiave come Hamsik e Pandev sono utilizzati per contenere l’impostazione di Pirlo e le progressioni di Chiellini, è poi una conseguenza logica che non siano brillanti in fase di costruzione della manovra. Spesso Cavani è rimasto solo a combattere contro il trio difensivo bianconero perché gli altri due tenori non avevano la lucidità e la brillantezza per colpire negli ultimi venti metri. Molti passaggi imprecisi hanno spesso spento le ripartenze del Napoli.

Lo staff tecnico della Juventus capisce la difficoltà ed effettua tre cambi. La svolta, anche se frutto di episodi, arriva con Caceres che punisce lo storico limite della squadra di Mazzarri sulle palle inattive e sul gran gol di Pogba, giunto in un contesto in cui gli azzurri avevano subito l’impatto psicologico della rete subita. Mentre la Juventus cambiava le carte in tavola e riusciva a sorprendere gli azzurri almeno nell’episodio chiave, Mazzarri riteneva che non ci fosse bisogno di cambi. “Il pareggio poteva andarci anche bene”, ha detto l’allenatore degli azzurri nel post-partita. Una frase significativa che chiarisce le motivazioni della scelta del tecnico. “Non c’era bisogno di fare cambi, guardate il possesso palla, abbiamo dominato nella ripresa. E’ anche merito della difesa della Nazionale se non siamo riusciti ad essere pericolosi, eppure Pandev era riuscito a creare un’occasione che solo un prodigioso recupero di Marchisio ha sventato”, così Mazzarri ha spiegato le sue scelte in conferenze stampa.

“Il calcio è fatto di due fasi”, ripete spesso lo stesso tecnico. E’ evidente che la partita è stata preparata dando eccessiva attenzione a quella di contenimento e meno a quella propositiva. La priorità era uscire indenni dallo Juventus Stadium, poi se usciva il colpaccio era festa grande. Nel finale il Napoli poteva anche riaprire la partita ma l’errore di Pandev nell’ultimo passaggio per Insigne ha spento l’unica azione realmente pericolosa degli azzurri nella ripresa.

LA FIDUCIA NELLE ALTERNATIVE. Per due settimane si è detto che gli impegni delle Nazionali avrebbero tolto energie importanti e proprio in questa partita Mazzarri arriva al gol del vantaggio di Caceres senza aver compiuto cambi. E’ una questione di fiducia nelle alternative; perché Mesto, un pupillo del tecnico toscano, non merita un po’ di spazio in più visto che Maggio non è in condizioni brillanti? Perché bisogna insistere sempre su Pandev che non è in forma? Il macedone è un giocatore importante, l’unico ad avere un grande palmares personale nell’organico del Napoli, dà esperienza, fisicità e la classe della giocata che non ti aspetti, ma ciò non può garantirgli il posto in campo anche quando è in debito d’ossigeno e si trascina per il terreno di gioco.

Essere allenatore di una grande società nel calcio moderno non significa solo ottenere risultati importanti nell’immediato (in questo Mazzarri merita solo applausi, ndr) ma anche valorizzare il patrimonio tecnico che può trasformarsi in utili per l’azienda, far crescere quanti più calciatori è possibile, far esplodere i talenti a propria disposizione.

Le gerarchie stabilite dal tecnico mettono Pandev in pole position, ma il top-player da costruire, l’investimento da far fruttare è il ventunenne Insigne, apprezzato dagli allenatori di tutta Italia, capace di far bene senza patire pressioni sia in Under 21 che in Nazionale maggiore, giocatore che ha ottenuto le lodi di un maestro di calcio come Arrigo Sacchi. Non saranno tutti degli sprovveduti.

Il Napoli è secondo in classifica dopo otto giornate, la strada è ancora lunga e può puntare a disputare un grande campionato ma serve chiarirsi le idee senza le isterie dell’ambiente che fanno solo sbandare ed abbandonando il difetto dell’ostinazione su schemi e gerarchie preconsolidate. A partire dalla sfida contro il Dnipro, dove non si può incappare in un’altra disfatta stile Eindhoven. Mazzarri lo sa e sta pensando all’inserimento di qualche elemento del Napoli 1 per la trasferta in Ucraina.

Ciro Troise

 

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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