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Napoli, il problema è nella testa. Via gli alibi, tocca a Rafa costruire la svolta

Il secondo tempo di Napoli-Chievo è preoccupante, la squadra è apparsa perforabile e spaventa l'incapacità di reagire con veemenza allo schiaffo subito

Che il cuore pulsante del tifo non abbia mai condiviso fino in fondo la gestione De Laurentiis, è notizia risaputa ma una reazione popolare così al San Paolo non si vedeva da tempo. Striscioni, cori e accenni di sostegno anche da parte di altri settori: spicca lo striscione nei Distinti. Che succede, Napoli? E’ inevitabile che alzare le aspettative con le dichiarazioni sullo scudetto e chiudere un mercato che non rende il Napoli all’altezza di Juventus e Roma, che ha indebolito l’organico in relazione a quanto fatto dalle concorrenti, possa stimolare la rabbia dei tifosi alla prima grande difficoltà. Napoli-Chievo 0-1 è il secondo passo falso di una stagione nata male, con l’eliminazione dalla Champions. Siamo al 15 Settembre, c’è tutto il tempo per raddrizzare l’annata in corso ma bisogna abbandonare gli alibi e affrontare i problemi.

Bisogna superare un’estate particolare, ricca di contraddizioni, che ha mandato in confusione Benitez e la squadra, visto l’enorme divario tra le premesse e l’epilogo, tra le aspettative annunciate e il risultato portato a casa in sede di campagna acquisti. Tanti i casi spinosi non risolti a fondo: la condizione mentale di Albiol, i mal di pancia di Higuain e soprattutto di Callejon, i disagi di Insigne, l’eterno problema Hamsik, ieri apparso in ripresa, e il ritardo nel dirimere la questione Zuniga, vista l’esclusione dalle gare contro l’Athletic Bilbao, fino ai tanti acquisti mancati.

Benitez si è trovato in mano una “patata bollente”, ha provato a far alzare la testa alla squadra dopo il crollo al San Mames, è in ritardo nel lavoro sul campo anche perchè è impegnato nella missione difficile di ridare serenità e concentrazione totale al gruppo. A Genova si era visto qualche segnale di ripresa, anche se, a prescindere dal risultato, il Napoli neanche a Marassi ha avuto la continuità nervosa: gli azzurri furono protagonisti di una “prestazione a fiammate”, accelerando in alcune fasi del gioco, soprattutto nel primo e nell’ultimo quarto d’ora. I campanelli d’allarme c’erano già, questa squadra non è apparsa solida, equilibrata, concede sempre delle occasioni agli avversari, che sia il Genoa, il Chievo o l’Athletic Bilbao.

Il Napoli del primo tempo dà ragione a Benitez: l’identità di gioco non si è persa, bisognerebbe velocizzare il giro palla ma la qualità della manovra offensiva fa in modo che gli azzurri vadano più volte al tiro. Manca la cattiveria sotto porta e ciò si può addebitare un po’ alla sfortuna ma soprattutto alla tensione, alla scarsa serenità degli attaccanti. I problemi tattici dello scorso anno sono rimasti ancora invariati: si soffre tra le linee, nella transizione dalla fase offensiva a quella difensiva, e fioccano gli errori individuali, sia nelle posizioni che nelle giocate, come nel caso della traversa colpita da Maxi Lopez. Lo sa anche Benitez che a Genova dopo una vittoria raggiunta all’ultimo minuto dichiarava: “Non posso dire a quale percentuale è ora il Napoli, so solo che sono ampi i margini di miglioramento”. 

Perchè mai dovevano risolversi i problemi dello scorso anno senza innalzare il livello del reparto difensivo e senza acquistare un centrocampista di spessore davanti alla difesa? Benitez deve sforzarsi a migliorare il lavoro realizzato in campo ma nessuno fa i miracoli, chiunque soffrirebbe senza gli uomini-chiave adatti al suo gioco. Jorginho è un ottimo centrocampista quando ha il pallone tra i piedi, Inler è un geometra, un metodista ma non c’è chi fa filtro, chi protegge la retroguardia, in difesa Albiol è in crisi da mesi, Koulibaly è un giovane molto interessante, con ampi margini di miglioramento ma ha dei limiti tattici da correggere. Corini ieri ha detto che ha vinto la partita con la densità a centrocampo che gli ha permesso di fare le ripartenze. E’ un’analisi condivisibile ed è successo più volte alle avversarie del Napoli, schierare un uomo in più sulla mediana in alcune gare sarebbe un’idea da valutare con maggiore attenzione. Modificare le proprie convinzioni non rappresenterebbe un passo indietro ma sarebbe una mossa da grande manager.

Il secondo tempo di Napoli-Chievo è molto preoccupante, Benitez ne è consapevole, lo si intuisce dalle sue parole in conferenza stampa. Il buco trovato dal Chievo Verona con l’incursione di Maxi Lopez mette in luce una squadra facilmente perforabile, con Inler che concede a Izco lo spazio per individuare la linea di passaggio e Albiol che passeggia senza neanche immaginare che Maxi Lopez si stesse involando verso la porta di Rafael. Spaventa ancora di più l’incapacità di reagire con veemenza allo schiaffo subito: si riparte subito con un’azione conclusa male da Insigne, poi il palleggio diventa impreciso, la manovra ripetitiva, si cerca l’uno contro uno sull’esterno e il cross perchè il Chievo allestisce una diga nelle vie centrali. Solo Mertens prova a saltare l’uomo senza grandi esiti, dalla pressione offensiva per inerzia si costruisce qualche occasione da gol sventata da Bardi ma il Napoli non dà mai la sensazione di azzannare l’avversario, di assediare la porta avversaria con continuità.

I momenti di difficoltà e confusione possono esserci, la capacità di un manager è riuscire ad uscirne: Benitez ha tutte le qualità per farlo ma deve agire con la sua testa senza farsi condizionare da nessuno. Come avveniva quando c’era Mazzarri, è stato lui ad assumersi la responsabilità di fare da parafulmine anche agli errori altrui. Rafa si renda conto che è da solo contro tutti, senza il supporto di una dirigenza autorevole e con i poteri per intervenire, non abbia paura di scelte difficili, coraggiose. Chi non sta in forma sia messo in panchina, serve il Benitez spavaldo che ha lanciato Henrique senza indugiare più di tanto, che ha dato fiducia a Fernandez, che ha affrontato le critiche con il sorriso, smentendole con i fatti.

Il clima tossico si sconfigge senza appellarsi agli alibi, abbandonando gli obiettivi non all’altezza della rosa a disposizione che le guerre ai “nemici” e con il sorriso, il lavoro e le vittorie. Rafa, ce la puoi fare: tocca a te costruire la svolta!

Ciro Troise

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