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Confederation Cup – In Brasile tutti pazzi per Balotelli

Un gol per dieci milioni di italiani che lo hanno seguito dalla televisione, ma ancora di più per, come minimo, altrettanti brasiliani. Forse si rischierà di essere ripetitivi ma nella terra dei prossimi Mondiali sono tutti impazziti per Mario Balotelli.
Ieri al Maracanà il centravanti azzurro è stato anche insultato (dai supporter messicani) ma poi ha avuto la soddisfazione, oltre che di segnare la rete decisiva per il successo dell’Italia, di ricevere una standing ovation da tutto il pubblico in piedi quando Prandelli lo ha richiamato in panchina a 5′ dalla fine. Qualcuno dagli spalti gli ha urlato perfino “Balotele”, per paragonarlo a O Rei, un onore riservato a pochi. È soprattutto per merito suo e di Pirlo che oggi “O Globo” titola in prima pagina «Il Maracanà rinasce all’italiana».
«Supermario» a carattere cubitali è il titolo principale, sempre di “O Globo”, nelle pagine sportive, in cui si spiega anche che «Balotelli è l’uomo i cui muscoli fanno venire il mal di testa a Prandelli», in riferimento al tipo di esultanza, quella senza maglietta, che il tecnico ha sottolineato di non gradire. «Lotta per fargli perdere questa mania», sottolinea il giornale. «Non me la toglierò mai più – ha promesso il giocatore in zona mista – Di tutto il resto, lascio parlare voi». Dopo essere tornato in albergo a Barra, quando ormai in Italia era notte, ha twittato che «questo gol è dedicato al mio fratello Drake», ovvero il rapper canadese (famoso anche per una certa propensione alle risse) di cui l’attaccante del Milan è un acceso fan, oltre che amico. Perché, come canta il “fratello”, «vengo del fondo per arrivare fino a qui».
Per essersi tolto la maglia Balo si è preso il cartellino giallo, per questo Prandelli si è arrabbiato e ora riflette se far giocare il suo n.9 contro il Giappone di Zaccheroni: in caso di nuova ammonizione Balotelli salterebbe il confronto di sabato 22 contro Neymar e il Brasile, a Salvador Bahia, dove Supermario è atteso come una specie di Messia, tanto da essere già stato definito, con tanto di striscione, «uno di noi, un figlio di Yemanja», la dea del mare del culto Candomblè venerata nella città con il maggior numero di abitanti di colore del Brasile.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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