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Juve Stabia – Torino termina 1-1. Prevale la voglia di non farsi male

Vespe che pungono poco e restano chiuse dalla gabbia granata

La tartaruga e la lepre di Zenone; famoso paradosso col quale il filosofo greco specificava l’impossibilità della lepre di poter superare la tartaruga. Il paradosso qui è usato per denotare come gli atteggiamenti della Juve Stabia e del Torino incarnino l’indole degli animali. Padroni di casa rei di non aver sfruttato il loro potenziale per pungere più e più volte un Torino sornione, ingessato e macchinoso che ha portato a casa un punto immeritato. Eppure le premesse per un bel match c’erano tutte: padroni di casa che partono forte ed hanno la palla buona per passare in vantaggio con Danilevicius dopo pochi secondi ma Benussi in uscita sventa il pericolo. Tuttavia dall’ 8’ al 13’, una melina granata addormenta totalmente il gioco: seguendo alla lettera il diktat di Ventura, ossia un gioco basato su passaggi in orizzontale e prolungato possesso palla, i difensori del Torino imbastiscono una manovra lenta e sterile che non supera il centrocampo ed  indispettisce i tifosi che cominciano a fischiare e l’arbitro Tommasi che con imbarazzo non può intervenire. Juve Stabia che attende e cerca di ripartire in velocità: Baldanzeddu al 19’ guadagna il fondo e crossa al centro per il bomber Sau che centra il palo di testa. Questo servirebbe a scuotere gli ospiti che persistono, piuttosto, in questo lungo fraseggio volto ad ingabbiare le vespe: ci pensa Sau al 32’ a placare gli animi dei tifosi infilando Benussi sul secondo palo e sfruttando al meglio un cross del recuperato Erpen. L’atteggiamento indisponente dei granata prosegue anche dopo lo svantaggio e quasi in chiusura di frazione trovano il pari con Sgrigna: cross di Darmian e boccino in buca d’angolo.

La ripresa propone un Torino meno ingessato e più propenso al gioco. Limitare il possesso palla ed il palleggio difensivo sembrano essere i dettami di mister Ventura. Nonostante tal accorgimenti la gara non decolla e si assiste a folate improvvise che producono poco o nulla. Il pathos e l’agonismo della prima mezz’ora sembrano lontani ricordi e figli sopratutto di un‘altra partita, addormentata fino all’inverosimile, dall’atteggiamento attendista dei granata: da ravvisare sterili e veementi conclusioni dalla media distanza che innervosisce il pubblico presente. Si arriva tra sbadigli e simili, all’ 85, dove è registrato l’ingresso in campo dei big Caserta e Rolando Bianchi: gli unici sussulti di una partita terminata in realtà al 40’ del primo tempo. Al fischio finale a tirare un sospiro di sollievo è sicuramente l’arbitro Tommasi, costretto ad arbitrare una partita strana, troppo tranquilla:
“vespe” che ottengono un punticino che muove la classifica ma osano poco contro un avversario temibile sulla carta che nelle ultime 3 partite ha ottenuto, però, un solo punto. L’unica vittoria è proprio su carta , firmata dal giudice di serie B Valente che ha inflitto al Padova lo 0-3 a tavolino. Davvero troppo poco per chi mira a raggiungere la massima serie senza passare per i play-off; intanto Pescara e Verona incalzano …

 

A cura di Francesco Gambardella

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