Arrigo Sacchi ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica nella quale ha fatto il punto sul calcio italiano, soffermandosi sul Napoli e su Maurizio Sarri. Ecco quanto evidenziato da IamNaples.it:
“Stiamo assistendo al campionato più interessante degli ultimi cinquant’anni e non solo per l’incertezza. Il calcio italiano sta venendo fuori da una vera e propria dittatura tattica, dall’era in cui il portiere se ne stava sotto la traversa, il 2 faceva il 2, il 6 faceva il 6 ed era già tanto se una seconda punta affiancava il 9. Penso a squadre come Napoli, Fiorentina, Empoli e Sassuolo che quando entrano in campo mettono il gioco al centro di tutto. La Lazio ci prova, la Roma ci provava. Nonostante tutto, c’è una democrazia calcistica che sta prendendo corpo con l’avanzata del merito. Sarri? Da responsabile delle nazionali giovanili mi capitava spesso di guardare il suo Empoli e mandai i nostri tecnici a seguire i suoi allenamenti: Di Biagio, Mangia, Evani e Zoratto. Dicevo ai miei ragazzi che una vittoria senza merito non è una vittoria, mi dicevo: forse non usciranno dei campioni ma almeno uomini migliori. Sarri-Benitez? Benítez ha dimostrato di essere una persona seria ed un buon allenatore. Viene da una cultura calcistica in cui sono più bravi ad attaccare che a difendere e quando in Spagna escono dal pressing trovano praterie. Sarri viene dalla tradizione italiana, la sua evoluzione lo ha portato a costruire un gioco d’attacco con un equilibrio. Prima il Napoli difendeva per reparto, ora difende da squadra cercando meno l’uno contro uno e dando più sicurezza alla squadra. Sarri muove gli undici, sempre tutti in posizione attiva, con o senza palla. Altre squadre sono abituate ad avere la metà dei giocatori che non partecipa al gioco. Come si può crescere lasciando il pallone agli altri? Non parlo di possesso stucchevole, ma di possesso per far danni”.
