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A Palermo potrebbe essere la partita dell’ex Cavani

Cuore e batticuore: e in quell’ora e mezza, in teoria una partita, c’è una vita che scorre via. Palermo-Napoli, Cavani contro Cavani: il tempo è un galantuomo e non rimuove via neppure una diapositiva di ciò ch’è stato e in questa notte della stella, ci sono ricordi che si accavallano e il passato che si mischia al presente e poi al futuro. E’ calcio e guai pensare che non racchiuda emozioni, al di là degli interessi e della competizione: è un Cavani che confronta l’«altro» Cavani e poi un drappo, il rosa e il nero e l’azzurro, avvolge il suo quinquennio fantastico. «E’ chiaro che se dovessi segnare non esulterei». 

COME AD APRILE- La prima volta, nove mesi fa, fu una sensazione per certi versi (anche) insopportabile, con i tormenti inevitabili per la sensibilità d’un ragazzo divenuto uomo in uno stadio altrettanto confuso nel ritrovarselo dall’altra parte, come un nemico: 23 aprile 2011, è il Cavani-day e sabato santo e il destino, che sa prendersi gioco di chiunque, s’infila di prepotenza tra le pieghe sentimentali d’una partita da governare persino con la pancia. Calcio di rigore per il Napoli quando è appena cominciata, siamo al primo minuto, con el Matador che va sul dischetto, mentre intorno c’è silenzio surreale e poi qualche fischio: rete, però senza emettere gemiti né sospiri, restandosene di ghiaccio, imperturbabile, d’una contentezza inespressiva. Una sfinge rispettosa del quadriennio palermitano se ne va verso il centro del campo, accoglie l’abbraccio altrettanto sobrio dei propri compagni e si lascia divorare dentro.

ALLORA, EDY!- Stavolta è l’Epifania, è il 6 gennaio, e Castelvolturno è presa d’assalto dai fans, curiosi di capire cosa sarà domenica, se dovesse di nuovo accadere. E’ la domanda del giorno, che passa di voce in voce, e che quando Cavani spunta dal finestrino della propria auto gli viene rivolta una, cinque, dieci volte, fino al momento in cui, oltre la recinzione, al più testardo, che poi è un amico al quale non ci può nascondere, el Matador non conferma la versione precedente: «E’ chiaro che non esulterei se dovessi segnare». Il calcio, un gol è gioia e dolore e come il Palermo-Napoli che giace in archivio, eventualmente succedesse…

RIECCOLO- Intanto, è tornato, con la sua media raccapricciante che ripercorre la stagione passata, con il suo piedino fatato, con la tendenza ad andare al di là di quota dieci ormai una abitudine, con la voracità da cannibale dell’area di rigore: nove gol in campionato, due doppiette, una tripletta; e, per gradire, quattro reti anche in Champions, una in casa del Manchester City, una al Villarreal, prima di prendere a sberle la Mancini-band e regalare, e regalarsi, la qualificazione agli ottavi.

LA SUA DOMENICA- Ma, non si scappa, la partita che racchiude una storia, la sua, è Palermo-Napoli, perché lì Cavani s’è sviluppato, trasformato; è su quell’asse ch’è tutto è accaduto. E pensare adesso che sia un semplicissimo match, sarebbe riduttivo, quasi offensivo. Cavani contro Cavani, non dev’esser facile viverla questa nottata con la partita del cuore.  

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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