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A Plzen tante energie sprecate, Napoli a picco sotto la neve ceca

Sotto grossi e copiosi fiocchi di neve la banda azzurra, in bianco per l’occasione, crolla a Plzen ed esce dall’Europa con un indecoroso punteggio complessivo: 0-5. Il dubbio più forte, già espresso alla vigilia di una rimonta improbabile, resta quello relativo all’utilizzo dei titolari. 

De Sanctis, Maggio, Zuniga, Behrami, Pandev, volendo anche Dzemaili e Insigne: questa la lista degli uomini impiegati nella poco promettente missione ceca e che di solito vengono spremuti dal mister anche in campionato. Nel momento più delicato di questo inverno di Serie A, all’elenco si aggiungono anche Inler e Cavani, subentrati nella ripresa. Poco importa che poco dopo il loro ingresso il Viktoria abbia persino segnato la rete del vantaggio: dopo un primo tempo totalmente infruttuoso, era ormai davvero inopportuno insistere a cercare una qualificazione chiaramente fuori portata. Un azzardo strategico più che tattico, una scommessa in cui c’era più da perdere che da guadagnare, viste le incombenze che aspettano la squadra azzurra nei prossimi giorni al ritorno in patria. Senza considerare, al di là delle energie profuse, le ripercussioni psicologiche di un’altra batosta (5 le sconfitte europee su 8 gare, con 17 reti subite), ma soprattutto quelle atletico-muscolari dopo una trasferta estera e una partita giocata a -8°. Adesso rimangono tre giorni per preparare la visita ad Udine e poi di nuovo solo altri tre per la supersfida contro la Juventus.

Certo, il Napoli non poteva andare in Repubblica Ceca per perdere, dopo lo 0-3 incassato al “San Paolo”: e anche lo spirito da professionisti impone sempre massimo impegno e totale disponibilità. Ma forse sarebbe stato il caso di puntare su una prestazione accorta e dignitosa, magari volta ad evitare un’ulteriore sconfitta, provando qualche schema e cercando di ritrovare il gioco e magari, chissà, poi cogliere l’occasione se si fosse presentata. Oppure lasciar giocare chi è sceso meno in campo, come Calaiò, per risparmiare le forze. Il Napoli invece ha impiegato molti dei titolari, ma ha corso spaesato e molle per tutti i primi 45′, incapace di produrre un solo pensiero al portiere Kozacik, mentre intorno alla mezz’ora è stato il Viktoria a sfiorare il vantaggio, controllando, per il resto, con discreta tranquillità le avanzate disordinate e imprecise degli ospiti.

Mazzarri ha proposto inizialmente, come previsto, un 4-3-2-1 con Dzemaili playmaker centrale, fra Behrami e Donadel (quest’ultimo, per l’ennesima volta impalpabile, un fantasma a centrocampo). Maggio e Zuniga hanno sgroppato sulle fasce, restando però guardinghi, mentre Pandev e Insigne venivano a prendersi il pallone a centrocampo, ritrovandosi talvolta a fare anche i terzini, ma restando per questo troppo bassi e lasciando Calaiò del tutto isolato davanti.

Nella ripresa, l’ingresso di Inler e Cavani al posto di Donadel e Behrami hanno trasformato il modulo in un 4-2-4 fin troppo sbilanciato, ma comunque più aggressivo. Il Viktoria ha risposto prima con la rete del vantaggio, approfittando dell’assetto squilibrato del Napoli, poi ha frenato la reazione napoletana con una serie di falli a ripetizione, che hanno spezzato il ritmo di ogni azione. L’1-o Kovarik ha  strappato gli ultimi filamenti di coesione fra i reparti del Napoli, che dallo svantaggio in poi ha sbandato nell’indecisione fra una resa con dignità e una testarda ostinazione a cercare la rimonta, ma sempre con iniziative personali a testa bassa e mai come squadra. Zuniga e Insigne hanno perseverato nelle sfiancanti discese sulla fascia sinistra, e anche Maggio si è prodigato, prendendosi anche a spintoni con i rocciosi cechi. E Cavani, si sa, ha nella propria indole la determinazione e la corsa, e di certo non si è risparmiato un attimo.

Insomma, una bella spesa di forze atletiche e impegno mentale, che non possono non rafforzare i dubbi sulle scelte strategiche compiute in occasione di questo impegno di coppa: paradossalmente, è stato fatto meno turnover in questa occasione che durante il girone. E resta qualche perplessità anche sulle parole di Mazzarri nella conferenza stampa del dopo-gara, dove ha dichiarato che la qualificazione era stata compromessa all’andata. Parole che contrastano con quelle espresse prima dell’incontro, ma soprattutto con le scelte fatte.

A cura di Lorenzo Licciardi

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