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Altafini: “Alla Favorita non feci il gesto dell’ombrello”

Il brasiliano segnò il rigore decisivo dell’ultima vittoria azzurra sui rosanero in Sicilia

Il 16 marzo del 1969, il Napoli vince per l’ultima volta a Palermo. Alla Favorita finisce 3-2 per gli azzurri ma alla storia quella gara passa per ben altro. Il finimondo inizia nel secondo tempo quando dopo aver trasformato un rigore, Altafini segna rivolgendo il gesto dell’ombrello ai tifosi. La folla si scatena, alcuni palermitani sporgeranno querela contro Josè per offesa alla morale. Al 90’ i tifosi impazziscono. In due invadono il terreno di gioco: il palermitano Troja viene atterrato in area, sembra rigore ma l’arbitro Sbardella fischia la fine e fugge. Inizia l’assedio. In diecimila danno la caccia all’arbitro che lascia lo stadio in elicottero. Ferlaino si salva nascondendosi nell’auto dell’allora presidente del Palermo, Renzo Barbera. Il bilancio degli incidenti è pesante: guardalinee colpito, 15 arresti, 37 denunciati, tre agenti feriti, due giornate di squalifica alla Favorita.

Altafini, è tutto giusto?
«Quasi, tranne un particolare non di poco conto: io quel gestaccio non l’ho mai fatto»

Eppure le cronache dell’epoca dicono il contrario?

«È andata così: io per esultare dopo il gol ho avvicinato le braccia, ma non ho fatto il gesto. Dalla tribuna magari può essere sembrato, ma era solo un’illusione ottica. Ricordo che una farmacista mi denunciò alla Procura, ma si era sbagliata, e io glielo spiegai di persona perché mi sono dovuto difendere davanti a un giudice. E sono stato assolto. Purtroppo non mi crede nessuno e alla storia sono passato come l’artefice dell’insurrezione di Palermo».

Però lei aveva qualche precedente?
«Dieci anni prima, ma anche lì è stato un equivoco: ero arrivato da poco e dopo aver fatto gol al Genoa, esulto con un pugno al cielo. Dalla tribuna l’addetto all’arbitro sostiene che è un pugno virtuale contro la folla e mi fa squalificare per una giornata. Ricordo il freddo, era inizio gennaio. Ma a Palermo ero innocente, quel gestaccio non l’ho mai fatto».
Il Napoli a Palermo non vince da quel giorno?
«Se devo fare un pronostico, allora dico che il Palermo parte favorito domenica, ma solo perché gioca in casa. Se giocassero al San Paolo, direi il Napoli».

Eppure, per gli azzurri la gara è importante per risalire in classifica?
«Sarà una bella partita, ma non credo che sarà una partita facile per il Napoli. Però, a differenza dei rosanero, i partenopei possono contare su delle individualità come Cavani e Hamisk capaci di fare la differenza. Certo, manca Lavezzi e non è poco. Ma sarà una partita equilibrata».

Il Napoli può reinserirsi nella lotta scudetto?
«Devo ammettere che quest’anno non ho seguito con attenzione le partite del Napoli. Però, quelle poche volte che ne ho avuto la possibilità, mi è sembrato che l’attuale parco giocatori sia molto valido. Penso a uomini come Hamsik e Gargano, ad esempio, che a mio avviso la società azzurra deve tenersi stretti».

Come giudica, invece, il lavoro di Mazzarri?
«Credo non sia facile allenare a Napoli. De Laurentiis non è certo un presidente che rende la vita facile ai suoi allenatori. Ora vogliono fare tutto loro e a volte esagerano. Dunque dico che è molto bravo».
Una volta gli attaccanti erano o brasiliani o argentini: che ne pensa di quelli cileni?
«Una volta era così. Ma Vargas, per esempio, è un attaccante molto forte. Ho visto dei filmati esaltanti».

Potrà convivere con i campioni attuali?
«Se il Napoli vuole diventare una squadra fortissima deve costruire una rosa ampia di giocatori bravi. Come fanno il Barcellona e il Real Madrid».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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