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Amarcord- “Napoli-Parma, quando si sperava nel turn over”

Ancora poche ore e la forzata separazione del Napoli dai suoi tifosi avrà fine, i cancelli del San Paolo si apriranno per accogliere il calore e la trepidazione di quanti (circa 40.000, nda) accorreranno all’impianto di Fuorigrotta nonostante quella al Parma non sia una sfida di cartello. La  città si dimostra sempre più innamorata della squadra di Mazzarri che sta rinverdendo fasti ormai dimenticati a suon di prestazioni encomiabili sui campi d’Italia e d’Europa.
L’aumento della pressione e le aspettative sono, però, il risvolto negativo del susseguirsi di vittorie e successi che spesso superano persino le più rosee previsioni di tifosi ed esperti. Succede così che alla vigilia di una partita tutto sommato abbordabile, ma con la testa proiettata alla sfida dell’anno ai campioni di Germania del Bayern Monaco, la tensione si alzi e riparta il bailamme di opinioni intorno alla formazione da schierare con un occhio alla Champions ma senza vanificare la corsa verso la vetta della classifica di serie A. Negromanti ed indovini nei giorni passati si sono prodigati indefessi ed instancabili a regalare “saggi consigli” circa gli undici valorosi in grado di adempiere al gravoso compito, desiderosi di giocare al tavolo della critica il jolly del precedente di Verona. Ma non c’è bluff che tenga se al tavolo siede Mazzarri che ha rilanciato senza esitazioni e in conferenza stampa ha spiegato con estrema chiarezza che col Parma non vi sarà turn over. Ciò avverrà non perchè il tecnico di San Vincenzo si sia ricreduto; gli avvicendamenti nella formazione sono programmati su blocchi di quattro partite e la sosta, al netto delle trasferte dei nazionali, gli darà la possibilità di schierare la migliore formazione sia con i ducali che i tedeschi.
Quale che sarà il risultato di stasera, Mazzarri ha già vinto la sua personale partita con quanti l’hanno criticato dopo la sconfitta col Chievo. L’autorevolezza e la foggia di tecnico di prim’ordine la si conquista anche con la libertà di scegliere e di sbagliare autonomamente, ed in questo il tecnico toscano non ha rivali in Italia. 
A rincorrere il parere di molti addetti ai lavori pare che gli esiti delle partite si decidano quasi esclusivamente sulla scelta di schierare sempre la migliore formazione (come se fosse ragionevole pensare di ricorrere sempre agli stessi 12/13 giocatori), rifuggendo l’idea del turn over e la logica di gestione del gruppo in un’ottica lunga. E pensare che non molti anni fa un Napoli che arrancava a metà classifica vedeva nel turn over una preziosa occasione di successo. Purtroppo si trattava della scelta di squadre più valide che vedevano nella sfida ai partenopei l’occasione di dare spazio alle seconde linee e risparmiare i propri giocatori migliori per partite ben più impegnative. Come cambia le prospettive la Storia…
La stagione 1996/97 fu la prima stagione dopo la Sentenza Bosman, il campionato italiano vide arrivare da tutta Europa campioni affermati e giovani di belle speranze. Scelsero di giocare nel Bel Paese Djorkaeff, Zidane, Davids, Veròn, Nedved, Thuram e Crespo. Calciatori che costruirono le premesse per l’ultimo ciclo vincente del calcio italiano. Campioni che però non scelsero, e forse non poterono, di giocare nel Napoli. All’ombra del Vesuvio giunsero calciatori di ben altra caratura che, a parte grande professionalità e abnegazione, poterono regalare ben poche soddisfazioni al pubblico del San Paolo. Taglialatela, Boghossian, Cruz e Beto erano il meglio che la rosa poteva offrire e, nonostante una brillante partenza, il campionato non tardò a far emergere i reali valori in campo. Il Napoli a fine campionato si classificò tredicesimo a soli quattro punti dalla zona retrocessione e perdendo malamente la possibilità di aggiudicarsi la Coppa Italia subendo la pesante sconfitta per 3 a 0 al Menti nella finale di ritorno contro il Vicenza che seppe ribaltare la vittoria di misura degli azzurri al San Paolo.
Il 26 gennaio 1997, nella prima giornata del girone di ritorno, il Napoli ospitò il Parma guidato in panchina da un giovane Carlo Ancelotti e riuscì a strappare una sofferta e faticosa vittoria contro  la compagine emiliana nonostante gli azzurri giocarono per tutto il secondo tempo con un uomo in meno a causa  dell’espulsione di Turrini per doppia ammonizione. La partita fu lo specchio fedele di quella stagione, di un Napoli volenteroso ma privo di qualità che provava a sopperire agli evidenti limiti della rosa e delle scelte societarie incapaci di dare un progetto valido alla squadra. Quattordici anni che hanno visto, tra cadute e fulminei slanci, il Napoli ribaltare prospettive e traguardi. Le uniche cosa che hanno percorso, intatte, tutti questi anni sono la passione e la fiducia che i tifosi hanno riposto nel Napoli, anche quando gli eventi le sconsigliavano. A guardar bene i fatti attuali- senza gelosie -c’è da fidarsi. 

Pompilio Salerno

Ecco il servizio della Rai sul match del 26 Gennaio 1997:

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