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Ancora Italia-Spagna, terza finale Under 21. Corsi e ricorsi storici, ultima volta all’Europeo

Non è una serata qualsiasi, una finale qualsiasi e nemmeno un posto qualsiasi. E’ una combinazione unica: Italia-Spagna, alla loro terza finale Under 21, a Gerusalemme, che si vuole di più? Nella capitale degli incroci emozionanti, dove l’ebreo ortodosso passeggia ascoltando la preghiera musulmana diffusa dall’altoparlante della moschea, dove il cattolico si inginocchia al cospetto del Santo Sepolcro mentre pochi metri più in là altri ebrei si appoggiano al Muro del Pianto, si incrociano anche le migliori scuole calcistiche d’Europa, almeno guardando le ultime competizioni per nazionali: lo scorso anno Italia-Spagna Con l’imbattibile Spagna servirà una gara perfetta Si gioca nel nuovo stadio «Teddy»è stata la finale degli Europei, quest’anno Italia-
Spagna assegna ancora un Europeo, stavolta a livello di Under 21. La speranza, evidentemente, è che il risultato sia diverso da quello del 2012. «Dare lustro al Paese è un motivo in più che può stimolarci – ha ammesso Devis Mangia – ma credo che questa squadra abbia già dimostrato il suo valore» .

LE SFIDE – Come è ormai tradizione, dal 2008 in poi, l’Italia parte sfavorita. Per esperienza, ricchezza e qualità, i giovani spagnoli sono più forti e vogliono allungare la loro famosa imbattibilità oltre le 25 partite. Ma anche vero che in fatto di solidità, i nostri ragazzi hanno dimostrato di essere quasi allo stesso livello: un gol subìto su rigore contro nessuno, nel torneo. Bisognerà vedere se all’Italia, che nell’amichevole di Siena a novembre è stata battuta piuttosto nettamente, riuscirà una partita memorabile. Proprio gli errori di quella volta possono servire da base per il piano-partita. Di sicuro non basterà la squadra tenace ma confusa che ha eliminato l’Olanda. Serve il massimo dell’organizzazione, della qualità e anche dello spirito, come ha giustamente osservato Mangia.

IL PRECEDENTE – Si ricordi, Mangia, dell’esperienza dell’Under 21 di Cesare Maldini: 17 anni fa a Barcellona, contro i fenomeni Raul, De la Pena e Mendieta, l’Italia si prese l’Europeo ai calci di rigore con Pagotto insuperabile in porta e i primi capolavori di un fuoriclasse, Francesco Totti, che aveva messo lo zampino sull’autogol del provvisorio vantaggio prima del pareggio di Raul e delle espulsioni di Amoruso e Ametrano. Sono cambiati i tempi ma la storia dell’Europeo Under 21 racconta che certe imprese, in certe condizioni, possono capitare.

LO SCENARIO – Odora di nuovo, Gerusalemme, se escludiamo quel chilometro quadrato di storia che rappresenta il centro della religiosità mondiale. I cantieri che stanno ristrutturando parte della città, con costruzioni ultramoderne che non rinunciano al tipico colore chiaro delle case di pietra (la “skyline” di Gerusalemme), diffondono un po’ ovunque l’aroma di vernice. I tram velocissimi attraversano le arterie principali, consentendo di saltare gli incolonnamenti nel traffico. Nuovissimo, e nelle infrastrutture ancora incompleto, è pure lo stadio Teddy, dove di solito giocano il Beitar e l’Hapoel, situato nella periferia sud-ovest. Intitolato a Teddy Kollek, sindaco che diede il via al restyling, ha ottenuto l’agibilità per l’ultima tribuna soltanto il 3 giugno scorso, due giorni prima che cominciasse l’Europeo. Costato 12 milioni di dollari, può contenere quasi 34.000 posti che Michel Platini, arrivato già nei giorni scorsi in Israele, si augura di riempire. I ragazzi di Italia e Spagna lo meriterebbero.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione.

D.G.

 

 

 

 

 

 

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