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Antonio Corbo: “Insigne meglio di Pandev”

Il macedone avrà frainteso il concetto di “titolare inamovibile” nelle strategie del Napoli

Nella domenica nera degli arbitri, con errori e sospetti che spingono anche la Juve, al tavolo dello scudetto si ripresenta il Napoli in abito grigio. Splende Hamsik. Ma il tema è un altro: Insigne vince il confronto con Pandev. Cambierà qualcosa? Finisce come si poteva immaginare. È il Napoli che si conosce, che ribalta le situazioni più sfavorevoli, che chiude polemiche mai così scomode. Scosso in Italia dalla Juve e in Europa dall’autolesionismo di una formula sbagliata, ha scommesso tutto quello che aveva: si è caricato di rabbia e potenza, un assalto che meritava solo più lucidità in fase offensiva. Nel primo tempo Maggio e Pandev sono stati più bravi dei difensori avversari, nel salvare la porta del Chievo, due conclusioni imperdonabili. A porta vuota. Non è un buon momento per i due. Di rado si son viste di cosi goffe. La vigilia di Mazzarri sarà stata quella dei giorni peggiori. Ferito dalle critiche. In Ucraina non è fallita una formazione, ma il suo metodo. Dividere il Napoli in due squadre (titolari e precari) ha finito per svilire tutt’e due. Non si può tollerare un assetto irrituale con Insigne e Vargas coppia d’attacco con Zuniga rifinitore e fuori ruolo, tre pesi piuma che si annullavano in balletto di fantasmi, né si poteva rimediare inserendo Cavani con un solo e esito: affaticarlo per nulla. Cavani ne ha risentito, e l’assenza ieri per noie muscolari ha reso ancora più alto il prezzo degli errori in Europa League. A tutti si poteva chiedere un pronto intervento a Dnipro, in una gara ormai compromessa, tranne che all’usurato giramondo di Uruguay e Napoli, reduce per altro da logoranti Olimpiadi. Se il turn over ha nel riposo alternato una logica, nessuno più di Cavani andava risparmiato. Se i mercati si aprono per riparare errori, nessun acquisto è più urgente a gennaio di una punta che possa sostituire Cavani nei turn over o affiancarsi a lui nei finali più aggressivi. Ad un Napoli carico di orgoglio, ruggente per l’ansia di rivalsa, mancava qualcuno che desse profondità ad una voluminosa costruzione. Mancava Cavani ma anche una ordinata organizzazione offensiva. Per un’ora tutto ha tentato, oltre ad Hamsik, Insigne e spesso da solo: ha potuto finalmente giocare negli spazi liberi che riusciva a trovare. Ma dopo slalom lunghissimi e caparbi, Insigne tentava anche il tiro per oltre un’ora. E Pandev? Avrà frainteso il concetto di “titolare inamovibile” nelle strategie del Napoli. Si muove infatti sempre meno. E ieri aveva di fronte una coppia difensiva tra le meno veloci del campionato: Andreolli e Dainelli. Il Chievo ha lasciato in panchina Pellissier e Di Michele per travestire da prima punta Théréau con due finte ali, Marco Rigoni e Luciano, entrambi collegati con il centrocampo teso più a proteggere la difesa che a costruire, con Luca Rigoni davanti alla difesa con un occhio rivolto sempre ad Hamsik, con Hetemay e Vacek un po’ più avanti. Ma il Napoli al centro non ha nulla da temere: Behrami copre e Inler va anche a tentare la fortuna con sassate da lontano, Campagnano sulla destra sostiene e sorpassa Maggio, sulla sinistra c’è sempre Insigne in scena, e Zuniga ha l’astuzia di defilarsi come quei comprimari che nello spettacolo sono preziosi nel secondo piano. Questa abilità gli consente si collegare sulla sinistra l’onnipresente ed effervescente Insigne con Hamsik che piomba sulla fascia giusta, intuisce dov’è la festa, Hamsik trova finalmente la profondità in un ritaglio di campo che gli consente il micidiale diagonale della vittoria, l’ottava al San Paolo. Serata che Insigne e il Napoli non possono dimenticare. Prima di sminuire il talento di Frattamaggiore, bisogna essere certi di poterne fare a meno. Sono passati tre giorni e Insigne ha dovuto rilevare Cavani. Proprio lui. L’ha fatto allo stremo delle sue risorse, fino ad essere aggredito da crampi. Ha risposto ai dubbi di Mazzarri. E dato estemporanea vivacità ad un impianto di gioco poderoso ma confuso, prima di lasciare il campo e rinunciare ad un finale caotico. Con il Chievo che passa da un eccesso all’altro, sfoderando finalmente gli attaccanti, fino a schierarne quattro nella squadra ridotta in dieci dall’espulsione di Vacek. Con un uomo in più non è lucido neanche il Napoli. Ma il sempre più autorevole, generoso, decisivo Hamsik bastano per mandare in banca la vittoria della dignità.

 

Fonte: Antonio Corbo per La Repubblica

 

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