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Antonio Corbo: “Napoli, il sogno tricolore non è più utopia”

A 20 partite e 60 punti dalla fine c’è una traccia chiara di futuro. Il 2023 ha scelto i suoi protagonisti. Il Napoli e i suoi campioni attesi, invocati, finalmente ritrovati. Kvara e Osimhen sono da ieri al centro della scena, bomber di una squadra che intravede il terzo scudetto all’alba di un ciclo che si annuncia ampio, luminoso, inflessibile. Il Napoli modello di gestione, nell’anno dei supplizi juventini lasciati 10 punti dietro.

 

Allegri casca subito nella prima trappola. Aveva copiato lo stratagemma di Inzaghi. L’Inter con difesa a tre e con l’esterno destro più alto per bloccare Kvara in prima battuta. Mai copiare, in una decina di giorni è cambiato tutto. Perché Kvaratskhelia felicemente riappare fantasista di micidiale, spregiudicata, spiazzante inventiva. E perché Chiesa inviato sul georgiano sulla destra della Juve non ha l’applicazione difensiva di Darmian.

 

Peggio, terzo errore: Danilo non si cura in secondo appello di Kvara quando va al centro per cogliere gli attimi fatali. Prima in girata acrobatica ribatte la respinta di Szczesny su Osimhen, il nigeriano biondo è ancora lì per rimettere in rete il primo gol del Napoli. Continua l’equivoco tra Danilo e Chiesa quando Kvara in allegra solitudine può calciare di interno il secondo. Sono passati due gol e una quarantina di minuti e Allegri rimodula la difesa da 3 a 4 arretrando Kostic come quarto a sinistra e mandando anche Chiesa difensore fallito stavolta sulla sinistra Chiesa nella più naturale versione di attaccante esterno. È un sussulto, una scossa, un brivido che illude la Juve: merito del giocatore di classe che è Di Maria in una difesa in strana confusione tra Rrahmani e Kim, mentre i laterali Mario Rui e Di Lorenzo sono impeccabili almeno quanto Lobotka direttore dei lavori al centro, Zielinski mobile e arguto in penombra contro McKennie, non altrettanto Anguissa lento, opposto a Rabiot.

 

La ripresa vede la Juve in croce, Allegri si sarà pentito di aver definito Spalletti il più forte candidato allo scudetto, sembra vero, la partita gli dà ragione, perché Spalletti indovina anche la sostituzione più complessa, quando preferisce Elmas a Lozano per rimpiazzare l’infortunato Politano. Elmas è un uomo di mondo che sa dare un senso alla gratitudine, ripaga Spalletti segnando il quinto dei gol alla Juve che si vantava di non averne preso nessuno nelle otto vittorie della sua sofferta risalita. Era stato come scalare un monte per la Juve, ma vedeva ormai la cima nel viaggio verso Napoli.

Questa straripante vittoria va spiegata in una più fredda analisi. La falsa partenza di Allegri, il naufragio del terzetto brasiliano in difesa per 40 minuti, il flop di Chiesa non ancora pronto, il mesto ritorno di Milik che si sgonfia nella serata della possibile rivincita: c’è tutto questo, ma niente poteva fare la Juve. Il Napoli si fa trovare al massimo nell’appuntamento con la Juve, le strappa l’ultima illusione. Non ancora ben preparato con l’Inter, eccolo nel grande splendore che la città aspettava. Un bagliore che ha la magia di quei tre colori, provate a immaginarli.

Fonte: Antonio Corbo per Repubblica Napoli

 

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