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Antonio Corbo: “Napoli tra progetti e dubbi alla vigilia di una nuova stagione”

E ora? Napoli passa da un’Europa all’altra. Una città che gira pagina in una sola notte. Sono migliaia: lasciano strade e piazze stringendo due bandiere, tricolore e azzurra. Dove finisce Kiev, ricominciano i sogni di Napoli sogni, già. Ma anche progetti e dubbi. Che stagione sarà: Europa League e campionato, Mazzarri saprà conciliarli, cambierà gioco o cercherà un altro Lavezzi, De Laurentiis comprerà in tempo per la rivincita di agosto a Pechino, come sarà quel giorno la Juve che ha appena trascinato fino alla finale questa Nazionale con sei dei suoi? Ora che dall’Ucraina scorrono i titoli di coda, società e tifosi rimettono in ordine pensieri confusi. De Laurentiis e Mazzarri sono fermi alla prima stazione di un viaggio che sarà molto lungo, complesso, eccitante. Hanno deciso di stare ancora insieme. È già molto per due come loro, inseparabili amici-nemici. Possono ripartire quindi, ma per andare dove e come? Dove, si sa. Non c’è bugia o ipocrisia per nascondere la destinazione obbligata. Tornare in Champions. Lottare per i primi posti del campionato, senza trascurare l’Europa League, che taglia 30-35 milioni di fatturato, ma può dare nuovo prestigio a un club che nel ranking continentale guadagna in un anno 38 posti: passa dal numero 94 al 56. Entra
in Europa League senza preliminari, il 31 agosto a Montecarlo il sorteggio dei gironi. Dodici, ciascuno con 4 club. Sei gare certe quindi, come in Champions. Con le 40 che avranno superato il primo turno, ci sarà il Napoli, le altre sei vincitrici di coppa nazionale, la londinese Tottenham, la russa Rubin Kazan, la tedesca Bayer Leverkusen, la portoghese Academica di Coimbra, i francesi del Lione. Completa il lotto delle 48 l’Atletico Madrid vincitore dell’ultima edizione. Come, è più difficile da programmare. Proprio gli Europei danno una traccia. Il Napoli avrà seguito Italia e Spagna nell’esaltante percorso di giugno. Si è registrata una evoluzione tattica avviata proprio dalla nazionale spagnola in parallelo con il Barcellona di Guardiola. Difesa ferrea e possesso della palla a centrocampo con giocatori di tecnica elevatissima in grado di imporre il dominio del gioco e il ritmo. È il trionfo dei piedi sapienti. In Italia lo predicava Heriberto Herrera, nella Juve fu subito contestato da Sivori. I concetti furono ripresi prima dall’acuto Corrado Viciani con il gioco corto (idee corrette, ma giocatori modesti nella sua Ternana) quindi dall’illuminato Liedholm con la Roma (scudetto ‘83) e con il Milan, campionato vinto con zona, ragnatela e Antonelli finto centravanti. La nazionale di Prandelli, al di là dei cambiamenti nella linea difensiva, ha sempre tenuto centrocampisti tecnicamente attrezzati esprimendo qualcosa in più. Nel secondo gol di Balotelli ai tedeschi ha anche sublimato il gioco all’italiana con il lunghissimo lancio di Montolivo ed un memorabile contropiede. Se è questo il calcio che vince, il Napoli deve aggiornarsi. Ha avuto il merito di proporre un gioco innovativo: difesa a 3, esterni volanti quando erano davvero in forma Maggio e Dossena, centrocampisti di copertura ma ruvidi, scavalcati dai lanci lunghi di Cannavaro a Lavezzi o agli esterni per le fulminee ripartenze. Questo potrebbe non bastare più. Per non cedere il possesso palla ai rivali il Napoli deve chiedere al suo centrocampo più qualità e inventare alternative al modulo di Mazzarri brillante, ma ormai risaputo. L’ideale sarà raggiungere una certa autorevolezza nel giocare palla a terra con triangoli corti e bassi, ma attaccando con aggressiva rapidità appena possibile negli spazi liberi. Se Mazzarri davvero medita nuove soluzioni tattiche per non costringere il Napoli a ripetere sempre lo stesso, è prevedibile che chieda giocatori adeguati. Pandev non è Lavezzi, ma va in questa direzione, pur giocando spalle alla porta sa rifinire bene l’azione. Assist deliziosi e geniali. Dovrà rendersi più attivo Hamsik, giocando non solo per sé. Oziosa invece la discussione sull’età media: occorrono giocatori navigati ma eccellenti (la Juve ha preso ieri Pirlo oggi Lucio) per guidare i giovani. Per studiare nuovi temi, il Napoli può contare anche su una dote di 44 milioni: non si sono finora espressi giocatori costosi come Inler, Dzemali, Britos, Vargas. Possono rendere meglio, ma come? Con Insigne e qualche colpo già previsto, ma con un gioco più ricco di varianti, il Napoli si presenta da sicuro protagonista. Un sogno europeo in Italia, qui un altro già comincia.

Fonte: La Repubblica

La Redazione

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