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Bacconi: “Contro i Gunners Napoli troppo rinunciatario; l’assenza di Higuain non è un alibi”

Si era più volte detto alla vigilia che l’approccio alla gara sarebbe stato un aspetto chiave all’Emirates Stadium. Così è stato. Il Napoli scende in campo con le gambe molli lasciando l’iniziativa ai Gunners. L’assenza forzata di Higuain non può essere un alibi sufficiente. Troppa sudditanza psicologica, troppe distrazioni nella fase difensiva, poca determinazione nel cercare le ripartenze. Deficienze mentali prima che tecniche. 

Nel gol dell’1-0 di Özil c’è tutto questo. La spinta arriva dalla fascia destra, quella tanto temuta da indurre Benitez a piazzare in quella zona spesso Callejon invece di Insigne. Ma il problema lo determina Zuniga che invece di rincorrere Ramsey, lanciato in sovrapposizione su Giroud, trotterella altezzoso forse sperando in un’improbabile copertura del mediano di parte, Inler, anche lui in stand-by.
Dalla parte opposta Özil segue l’azione buttandosi in avanti, ricorso tardivamente da Insigne, anche lui abbastanza sulle nuvole. Behrami, l’unico che si accorge del pericolo, scatta verso Ramsey cercando di impedirgli il cross sul primo palo. A centro area Albiol e Mesto chiudono entrambi Rosicky ignorando l’arrivo dell’ex madridista. L’unico che vede Özil è proprio Ramsey che lo serve. La finalizzazione di interno sinistro è di fattura elevata ma frutto anche di tanto tempo a disposizione per preparare l’impatto con la palla.
L’azione del gol dura quasi un minuto e un’infinita ragnatela di passaggi senza che i partenopei riescano a trovare le giuste contrapposizioni. Una mazzata per la già fragile tenuta nervosa. Il timore si trasforma così in terrore, rendendo tremendamente complicate anche le soluzioni più semplici. Così al 15’ il Napoli si fa praticamente il 2-0 da solo. Britos scaraventa un rinvio semplice addosso ad un esterrefatto Hamsik (chi l’ha visto?). La palla finisce sui piedi di Giroud abile a scaricare subito su Özil. Il centravanti francese fa un movimento a semiluna che disorienta ulteriormente Britos. Il cross del fantasista tedesco è, ancora una volta, preciso sulla corsa del compagno che da distanza ravvicinata non può fallire il colpo del ko.
Sembra di vedere la partita col Genoa di sabato scorso, ma a parti invertite. Il gatto scherza col topo, il cui unico obiettivo è rimpiattarsi e diventare sempre più piccolo.
Se non ci fosse come sparring-partner il malcapitato topolino Napoli, vedere giocare il gattone Arsenal sarebbe uno spettacolo. L’80% delle giocate sono massimo a 2 tocchi, spesso di prima intenzione. Passaggi solo apparentemente facili, ma frutto di un dinamismo pensato dei compagni senza palla che consentono al portatore di avere sempre 2 e 3 opzioni di scelta. Ma i padroni di casa sono intelligenti anche in fase difensiva. A tratti nel primo tempo e per tutta la ripresa, quando il Napoli accenna timidamente a proporsi nella metà campo avversaria, l’Arsenal, conscio della forza degli avversari se lanciati negli spazi, evita un atteggiamento troppo aggressivo, preferendo ripiegare e fare densità bassa per poi schiacciare nuovamente l’acceleratore una volta recuperata palla.
I padroni di casa alternano lo sviluppo del gioco in ampiezza a percussioni in profondità risultando così sempre imprevedibili. L’uomo in più dal punto di vista tecnico e strategico è Ramsey, uno dei trequartisti che ruotano intorno a Giroud. A soli 23 anni, interpreta con la padronanza di un veterano entrambe le fasi di gioco, esaltandosi poi nella transizione tra queste. Parte spesso dalla fascia destra ma è solo apparenza. Lo trovi all’improvviso anche nei corridoi interni. Anche Behrami alza presto bandiera bianca, impotente davanti alle combinazioni strette del gallese coi compagni.
Ora si dirà che il Napoli è Higuain dipendente, ma non è vero e la gara di Genova sta lì a dimostrarlo. È che non si può giocare a certi livelli senza un minimo di convinzione nel propri mezzi. Su questo si pensava che l’esperienza internazionale di Benitez potesse avere effetti taumaturgici, ma non si sono visti. Il tackle scivolato di Flamini alla mezz’ora su Callejon mostra tutta la differenza di intensità e cattiveria agonistica tra le due squadre. Per tutta la partita non si vedono falli tattici, raddoppi o previdenti movimenti di copertura. Ogni volta che l’Arsenal accelera crea il panico, panico paralizzante le gambe e le idee degli ospiti. Andare ancora oltre nell’analisi vorrebbe dire farsi male da soli.
La vittoria altrettanto netta del Dortmund col Marsiglia, obbliga ora in Napoli a vincere il doppio incontro coi francesi per non dover pensare ad imprese improbabili negli scontri diretti finali. Servirà il Napoli autoritario delle occasioni migliori, per evitare di dover ripiegare precocemente tutte le ambizioni di successo dentro i confini italiani.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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