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Benitez suona la carica: “Bilbao forte ma siamo qui per vincere e passare il turno”

La notte è fatta per segnare: e in quel gioiellino ch’è il san Mamés c’è lo spartiacque tra la felicità e la malinconia, tra il tormento e l’estasi, tra la ricchezza sfrenata e la «normalità» assoluta. La verità, tutta la verità, semplicemente la verità: e la paura, per chiunque, è in quell’ora e mezza (?) da dentro o fuori, nella frontiera che separa l’euforia dalla tristezza, l’opulenza dall’irrilevante benessere. Atletich Bilbao o Napoli, chi può dirlo: perché intrufolarsi in quella palla di cuoio è esercizio improbabile, anzi impossibile; ma in quelle nuvole che si stagliano all’orizzonte c’è una pioggia di danaro e quel quarto di nobiltà che Benitez blandisce dominando lo stress. «Noi vogliamo diventare ancora più grandi ». La notte è fatta per stupire, per scioccare, per abbagliare l’universo-calcio con quella diagonali offensive da lasciar storditi, per ammaliare con il fascino della verticalità da centoquattro gol: è Athletic Bilbao-Napoli ed è un copione scritta per le star, per un pipita d’oro da coccolarsi sin prisa e sin pausa: «Lui è in grado di far la differenza contro chiunque: se sta bene, se sente la gara, è capace d’ogni prodezza ».

IO NON TREMO. Si gioca e c’è in palio l’umore d’una città che vive con la testa nel pallone, mica solo quella cascata di euro che ti cambierebbero l’esistenza e che son raccolti in un braccio di ferro avviato da Benitez attraverso una seduta di psicoanalisi collettiva: « Io sono qua per passare il turno: ma questo lo volevamo prima della gara d’andata e lo desideriamo adesso. Lo sappiamo dal giorno del sorteggio che sarebbe stata dura e dura rimane: portiamo rispetto ai nostri avversari, che sono forti, ma siamo venuti a Bilbao per vincere, per qualificarci. E se però dovesse andar male, non cambierebbe nulla per me e per il progetto… ».

TESTA E CUORE. Le tragedie sono (ben) altre e il calcio resta un amabilissimo gioco da maneggiare con cura, da godersela con ironia assai british (e un po’ ispanica?) e da trasmettere attraverso visioni meno esasperate: il codice-Benitez è 4-2-3-1 ma è pure disincanto allo stato puro o magari controllo dell’emozioni che implodono e son nascoste nel pallore che par tradir l’attesa. «Per cominciare, non penso che saremo vittima sacrificale del sorteggio: l’Athletic è forte ma io nel Napoli ho fiducia. Al san Paolo, pur nelle difficoltà, siamo stati capaci di costruire almeno quattro o cinque palle-gol limpidissime: c’è andata male. E stavolta proviamo a farle andar bene. Ma di una cosa si può essere certi: un eventuale insuccesso non modificherebbe niente in me, perché resterei convinto di avere un’ottima squadra capace di andarsi a giocare lo scudetto, così come stavolta va a tentare di qualificarsi per la Champions ».

AVANTI MA… L’unica chiamata è in questo doppio faccia a faccia d’inestimabile valore, in quei novanta minuti (o oltre) in cui s’avverte il tintinnio dei danari ma anche il richiamo fascinoso dell’elite del calcio: Athletic o Napoli, una è di troppo, e in un san Mamés che sa d’inferno, c’è pure la strada che può condurre in paradiso. «Higuain può fare la differenza, sempre. E noi veniamo a giocarcela, come faranno loro. Ma noi vogliamo diventare sempre più grandi ». La notte delle stelle, la notte delle streghe: Athletic Bilbao o Napoli, lo sanno soltanto gli dei….

Fonte: Corriere dello Sport

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