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Broker in cella, spunta un incontro con Buffon

Contatto con il portiere prima di Napoli-Juventus per un affare da un milione

Dovevano incontrarsi poche ore prima della partita della Juventus a Napoli, magari per chiudere l’accordo, per mettere la firma finale. Poi, però, l’affare è saltato e non se ne è fatto più nulla di concreto, solo una stretta di mano e un in bocca al lupo prima dell’incontro che sarebbe terminato con un pari. Eccolo l’unico contatto tra Gigi Buffon – portierone azzurro della nazionale campione del mondo, ma anche bianconero scudettato – e il mediatore finanziario Eduardo Tartaglia, di recente finito in manette per riciclaggio. Il contatto – nulla più, bene ripeterlo – tra Buffon e Tartaglia emerge dagli atti di una vicenda investigativa approdata allo snodo cruciale, quello del Riesame. Dopo aver effettuato sequestri, perquisizioni e interrogatori, sull’asse Napoli-Lugano, emerge una circostanza che la dice tutta sullo spessore professionale raggiunto dal sedicente broker napoletano finito in cella: Tartaglia stava definendo un contratto di lavoro con Buffon, per un investimento di circa un milione di euro. Siamo più o meno a marzo di quest’anno, secondo quanto emerge dal portafoglio clienti (o di potenziali contatti) del produttore cinematografico arrestato. Tra decine di nomi di professionisti che avevano affidato i propri risparmi a Tartaglia, o erano in procinto di farlo, spunta anche un riferimento a Buffon. Qualche contatto preliminare, accordi di massima, poi però l’affare salta. E da Napoli, Buffon porta a casa solo il pari che avrebbe spianato la strada alla Juve verso il suo secondo scudetto consecutivo.
Una storia con tanti vip, quella che emerge dagli atti dell’inchiesta Tartaglia. Difeso dal penalista Salvatore Nugnes, il professionista napoletano è pronto a dimostrare la correttezza della propria condotta giovedì mattina dinanzi al Riesame. È accusato di riciclaggio, di aver aiutato il clan Polverino di Quarto a spostare 7,2 milioni di euro – soldi ricavati dalla realizzazione di un Ipercoop – da Napoli al Canton Ticino. Solo affari, nessun legame con la camorra, insiste la difesa, che ricorda la lunga esperienza di Tartaglia come funzionario di banca, prima di mettersi in proprio. Riceveva i propri clienti più importanti in un posto esclusivo dell’hotel Vesuvio – emerge ancora dagli atti – aveva contatti di cui vantarsi a Napoli e in altre zone d’Italia. Una storia complessa e con tanti volti, quella del giro di affari di Tartaglia, anche secondo quanto sta emergendo in questi giorni dalle indagini condotte dal carabinieri del Ros e del comando provinciale. Sono una decina i professionisti ascoltati alla Pastrengo e hanno raccontato storie simili, a proposito del proprio rapporto con Tartaglia. Tutti avevano affidato parte dei propri risparmi al mediatore finanziario, probabilmente per realizzare investimenti in Svizzera. In alcuni casi c’è chi ha dato fino a tre milioni di euro a Tartaglia. In tutto sono una quarantina i milioni di euro resi al professionista da una ventina di risparmiatori napoletani. Storie passate al setaccio: i quindici o venti risparmiatori sono vittime di una truffa o vanno inseriti nel libro nero degli evasori fiscali? Hanno svolto operazioni lecite e oggi hanno perso i propri capitali o avevano interesse a eludere il fisco?
Inchiesta condotta dal pool anticamorra del procuratore aggiunto Gianni Melillo, dai pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio, decisivi gli accertamenti svolti in questi giorni a Lugano. In manette finisce il presunto socio svizzero di Tartaglia, l’ex funzionario della Hoddinger associati Rocco Zullino – natali francesi e passaporto elvetico – che avrebbe custodito e messo a frutto le rimesse dei clienti napoletani di Tartaglia. Difeso dai penalisti Giuseppe Giacomini e Filippo Liguori, Zullino è stato ascoltato per oltre cinque ore subito dopo essere finito in manette e pare abbia fatto cenno alla gestione di alcuni conti correnti ritenuti cifrati. È la storia dei conti Pluto o Allegra, ma anche del modo in cui venivano simulate le posizioni di alcuni investitori, convinti di aver messo i propri capitali nelle mani giuste, anche alla luce di documenti che sembravano confortare le proprie scelte: estratti conti, proiezioni in termini percentuali che venivano spedite ogni tre mesi da Lugano e che sembravano attestare la consistenza dei propri capitali. Un’inchiesta per molti versi top secret, da cui spuntano le tracce lasciate in questi mesi dai protagonisti, come la suite al Vesuvio per incontrare uomini d’affari di mezzo mondo, o il contatto di lavoro tra Tartaglia e Buffon.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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