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Cabrini: “Hamsik, Lavezzi e il Matador, il trio d’attacco è da standing ovation”

Il bell’Antonio fa parte del pool di osservatori di Cesare Prandelli per la nazionale azzurra. Un pizzico della vecchia Juve nel progetto vincente verso la fase finale dell’Europeo. La vecchia Juve che a fine Anni Ottanta si scontrava con il Napoli di Maradona nella lotta scudetto e Cabrini era un punto di forza di quella squadra e della Nazionale che sarebbe poi diventata campione del mondo a «Spagna ’82».

Cabrini, giusto riparlare del duello tricolore tra Napoli e Juventus?

«Juventus e Napoli hanno fatto grossi passi avanti negli ultimi anni e si stanno riproponendo ad altissimi livelli, sfruttano anche la grande voglia di recuperare il tempo perduto. Saranno protagoniste, questo è sicuro. Ma il campionato quest’anno è molto equilibrato, si stanno proponendo realtà come Udinese, Palermo e Cagliari. E poi non darei mai per morte le due milanesi».

Napoli, squadra del momento: quanti i meriti di Mazzarri?

«Mazzarri ha avuto la bravura di far assimilare al gruppo grandi convinzioni anche a livello internazionale. Il Napoli si sta facendo rispettare in Champions e a mio giudizio è servita molto l’esperienza negativa di Barcellona per entrare più rapidamente nella dimensione europea. Mi piace molto il calcio di Mazzarri».

In che senso?

«Ha portato avanti la sua idea di giocare con la difesa a tre e già questo è un grande merito perché sono in pochi a farlo. E poi la fase offensiva è spettacolare con Hamsik, Cavani e Lavezzi che finalizzano al meglio il lavoro di tutta la squadra».

I tre gioielli azzurri, a chi li paragonerebbe della sua vecchia Juve?

«Impossibile fare paragoni a vent’anni di distanza e poi i tre attaccanti del Napoli hanno caratteristiche particolari e la loro grande forza è rappresentata dal fatto che si integrano alla perfezione. Cavani sta arrivando alla piena maturazione, ha vinto la coppa America e sta migliorando quello che già di buono stava facendo a Palermo. Hamsik è ancora molto giovane e può crescere ancora, Lavezzi quando parte è irresistibile».

Come portare avanti il doppio impegno?

«Il Napoli deve crederci perché può andare avanti in Europa e fare cose altrettanto valide in campionato. Fondamentali però sono le alternative, ci vogliono almeno 18 giocatori sullo stesso livello, non dico tutti Cavani, ma comunque tutti elementi affidabili. Se la rosa di dimostra all’altezza anche in questo senso si può andare avanti su tutti e due i fronti».

Napoli, fin qui grande con le grandi: il 6 novembre il super scontro con la Juventus?

«Il Napoli sta dando un grande segnale di maturità. La partita contro la Juventus è importante ma per vincere il campionato occorre grande continuità e sono fondamentali i punti che si ottengono contro le piccole. Devi essere spietato sempre, questa era la forza della nostra Juventus».

Ricorda l’effetto San Paolo, l’entusiasmo è di nuovo alle stelle?

«Il pubblico del San Paolo trascina sempre in maniera speciale la propria squadra. Ma con uno stadio come sogna De Laurentiis sarebbe ancora più determinante: immagino un impianto come quello della Juve, di proprietà del Napoli, senza pista d’atletica e con i tifosi a ridosso del campo. Certo, occorrono i tempi tecnici: la Juve lo ha costruito in due anni, ma si era cominciato a lavorare da dodici anni sul progetto».

Un altro paragone: Dossena quando spinge a sinistra ricorda un po’ i suoi affondi?

«Ripeto, i paragoni sono impossibili. Poi Dossena gioca più avanti e non all’altezza dei difensori, Mazzarri lo stat impiegando nel suo ruolo ideale perché può viaggiare dalla metà campo in su e fare la differenza nella fase offensiva. Ma nel Napoli sono tanti i protagonisti, c’è Inler che si è inserito benissimo, Maggio è una garanzia, tutti gli altri sono cresciuti. Il segreto è stato tenere i pezzo migliori».

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

 

 

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