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Calaiò: “Il Napoli ci crede e vuole passare”

L'arciere: "Ci dobbiamo provare per i tifosi che son venuti fino a qui"

Dov’eravamo rimasti? La memoria è un labirinto, ma ci sono date che restano impresse nella testa, marchi insopprimibili che resistono all’usura e cerchiati d’azzurro: 4 maggio 2008, il Calaiò I finisce a Torino, ma guarda un po’, la culla della sua giovinezza (calcistica) e il congedo da una passione feroce, nella quale la vita l’ha fatto imbattere. Ma il calendario è infinito ed ha pagine che non ingialliscono: perché il 24 febbraio, a Livorno, gli ultimi guizzi del bomber servono per una (piccolissima) impresa e aiutano a respirare. Ci siamo e ci si risiamo: il tempo è un galantuomo ed ha restituito mai sopite emozioni, il san Paolo e quella maglia, il ritorno nello stadio dei sogni, la promozione in serie B, poi quella in serie A e poi l’Intertoto da regalare a Federica, la signora Calaiò, tifosa come solo Emanuele, ormai. Plzen è un’altra esistenza, è un lustro consumato a inseguire se stesso, a tenerlo vivo come in quelle quarantaquattro esultanze da arciere, è una sorpresa da gustare con l’orgoglio di chi da Siena è stato capace di rimanere incollato al cuore d’un club accompagnato dal sottoscala della serie C sino alla soglia dell’olimpo degli dei. Si riparte, è Viktoria Plzen-Napoli, la partita di Emanuele Calaiò: il passato che ritorna, le frecce nell’arco e qualche sogno ancora da realizzare.

A trentuno anni si può, Calaiò?
«Succede anche a me, che non sono più un ragazzino. Diciamo che avverto sensazioni strane».

Tu chiamale se vuoi…
«Ne ho giocate tante e anche con questa maglia. Ma questo ritorno ha un sapore chiaramente particolare. Diciamo che non pensavo più di tornare, né di riuscire a giocare una grande manifestazione europea».

E però rischiate di uscire…
«S’è messa male all’andata: ed è banale persino sottolinearlo. Ma io ci tengo a continuare in quest’avventura, così come i miei compagni di squadra».

Passare il turno significherebbe?
«Compiere un miracolo, nel vero senso della parola. Ma noi crediamo in noi stessi, sappiamo di avere un carattere e dei valori tecnici. Certo, 3-0 per loro in casa nostra: non ci sarà concesso sbagliare nulla».

Se segna un gol…
«Darei qualsiasi cosa, ma non vi dico cosa, se passassimo il turno. Qui non esiste il singolo ma il concetto di squadra e il Napoli è un gruppo che vive in sintonia. Certo, per rimontare bisogna segnare: e io sono qui per questo».

L’ultima volta, in azzurro, a Livorno: e fu doppietta.
«Lo prendo come un precedente incoraggiante, ma questa è un’altra gara. Con difficoltà straordinarie. Loro possono starsene lì, provare a colpirci in contropiede. Ma noi abbiamo il dovere e l’esigenza di fare la partita».

Come si affronta un match del genere?
«Con la testa carica: abbiamo le motivazioni giuste, sappiamo di rappresentare il Napoli, una società tra le più blasonate. Nessuno sospetti che scenderanno in campo undici uomini rassegnati, semmai l’esatto contrario. Siamo venuti a Plzen per creare problemi ai nostri antagonisti, daremo loro filo da torcere fino al fischio finale. Poi, se dovremo lasciare l’Europa League, lo faremo: ma a testa alta».

Che squadra ha trovato?
«Ragazzi eccezionali, inseriti in un contesto straordinario qual è il Napoli. Io ci sono stato per quattro stagioni, siamo partiti dalla serie C, ero qua già nella prima annata di De Laurentiis; ho vinto due campionati e so cosa significhi regalare alla gente una soddisfazione; so anche cosa si riceve in cambio, in affetto».

E’ un impegno, quasi.
«Saranno in tribuna tifosi che verranno da Napoli, ai quali vorremmo poter offrire quello che vogliono. Sia noi che loro siamo consapevoli dell’alto rischio d’eliminazione, ma questa maglia sarà onorata. L’Europa League è un palcoscenico troppo invitante per pensare che persino uno 0-3 interno possa indurre alla resa: noi intendiamo osare, lo richiede il copione della partita ed anche il nostro orgoglio. La visibilità di questa manifestazione dà lustro, dà energia».

Stavolta tocca a lei…
«Sono qua a disposizione di Mazzarri: lui decide ed io eseguo, per non farlo pentire. Cercherò di sfruttare la pur minima occasione che il mister mi offrirà. Figuratevi un po’ se dovesse farlo già con il Viktoria Plzen».

Come l’ha immaginata questa serata…
«Magari ci scappa subito un gol, nel primo tempo: e così andiamo alla carica nella ripresa e cerchiamo, come minimo, di andare ai supplementari. Oppure loro fanno qualche errore, vanno in agitazione: e noi andiamo nello spogliatoio sullo 0-2».

Questo è ottimismo allo stato puro.
«Siamo pimpanti, non certo rassegnati. Siamo anche sicuri che stavolta potrebbe girarci meglio che una settimana fa, quando agli errori abbiamo aggiunto un bel pizzico di sfortuna. E poi c’è riuscito il Chelsea, potremmo farcela anche noi. Se la fortuna ci dà una mano».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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