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Calcio, amore e passione: perché si diventa tifosi

In un post un tifoso del Napoli spiega il rapporto con la sua squadra. Un percorso che va da acceso sostenitore dei tempi trascorsi, ad osservatore appassionato ed al tempo stesso distaccato, capace di vedere le cose anche con spirito critico

Ogni tanto lo faccio, prendo un qualcosa che la gente scrive e in qualche maniera la tratto come se l’avessi scritta io. Sarà la mentalità di lavorare da tanti anni in équipe, per cui mi fa piacere anche esprimermi attraverso gli altri. Adesso ho preso questo post di Roberto Liberale – io tendo a chiamarli ancora articoli – e ho deciso di dargli una collocazione diversa, quella della colonna che di solito uso per argomenti un po’ particolari che mi passano per la testa. Roberto ci fa una domanda molto semplice, solo apparentemente banale: come, perché e per chi si diventa tifosi oggi? Lui ovviamente è tifoso del Napoli e chiede agli altri come e perché siano diventati tifosi della Juve o del Milan, della Roma o della Lazio, del Novara o del Chievo. 

Come si sceglie di diventare tifosi di una certa squadra? Io ho pensato a diverse ipotesi e volevo scriverne un post. Ma poi ci ho ripensato perché mi sembra ingiusto giudicare le scelte altrui se non spiego prima la mia scelta. E ciò che chiedo agli amici bloggers è di fare lo stesso, così magari da domani ci conosciamo meglio e saremo in grado di rispettarci l’un l’altro maggiormente.

Bene, io simpatizzo per il Napoli, se non si fosse ancora capito. Dico simpatizzo perché so cosa significa essere tifoso, lo sono stato fino ai 27 anni. La differenza è che oggi i risultati della mia squadra mi appassionano ma sono assolutamente ininfluenti sul resto delle mie cose, quindi lavoro, mangio, dormo e mi diverto indipendentemente dal Napoli. Fino ad allora molte mie scelte subivano l’influenza della partita di calcio. Quindi la stessa era un evento immancabile per cui se per la partita c’era da prendere ferie, mangiare fuori orario, dormire male dopo una sconfitta o far casino dopo una vittoria ciò accadeva. Ora il distacco dal calcio è consolidato, non vado più allo stadio per gli stessi motivi che accomunano molti altri italiani e se ho di meglio da fare non seguo il calcio.

Detto questo spiego perché ho scelto il Napoli. Naturalmente perché sono nato a Napoli e perché la prima partita che ho mai visto in uno stadio è stata al San Paolo. Avevo poco più di 6 anni e prima di allora già guardavo le partite in TV, ma ero a conoscenza solo dell’esistenza della nazionale. Ricordo benissimo la nottata per Italia-Germania 4-3 vissuta in modo estremamente emotivo nonostante la mia tenera età. Ho sempre amato il Napoli anche se qualche “sbandata” temporanea, senza mai penalizzare la mia squadra del cuore, c’è stata. Prima di tutto per qualche mese dopo la cessione di Zoff alla Juventus, la stessa mi fu molto “simpatica” per un po’. Questa simpatia (costatami qualche litigata con gli amici…), forte soprattutto nelle partite in campo internazionale, mi è restata fino a fine anni ’80. Ammiravo molto quella società, aveva stile anche nelle occasioni diciamo “dubbie”.

Altrettanta ammirazione c’è stata anche per la Roma di Liedholm, non ho mai amato il Milan ma provo simpatia per una certa parte della tifoseria milanista, che ho sempre giudicato competente, passionale e distaccata (in fondo Berlusconi e Galliani non sono una loro colpa…). Anche se non ho mai amato l’Inter cerco di comprendere gli interisti, che sono i tifosi più provati dalle sconfitte assurde e per questo ricchi di anticorpi… Ammiro le piccole squadre che soffrono per sbarcare il lunario. Seguo con affetto il Novara dalla partita di Coppa Italia a San Siro contro il Milan. Guardo con simpatia il Pescara attuale in B. Però quando vedo l’azzurro della maglia del Napoli l’emozione è sempre forte, c’è poco da fare…

Pregi e difetti del tifoso napoletano.
Prima i difetti: pensiamo che ci sia quasi sempre un disegno contro il Napoli (pecca che però condividiamo con molte tifoserie…) per favorire le grandi squadre del nord. Però vorrei aggiungere che questo vittimismo nasce da lontano, in epoche in cui non tutto era campato in aria ma supportato da qualche fatto.
Da questo punto di vista il programma “Memoria Rai Sport” mandato periodicamente in onda dal medesimo canale TV è stato molto istruttivo. Infatti di tanto in tanto vanno in onda le repliche della “Domenica Sportiva” degli anni ’70. Ho potuto finalmente vedere quello che a malapena ricordavo, ovvero rigori nettissimi negati al Napoli ed altre squadre del centro-sud soprattutto se fuori casa, o partite risolte nel finale a favore di Milan, Inter o Juventus (dopo spaventosi catenacci difensivi delle avversarie a dire il vero) con rigori molto dubbi. Allora la sudditanza arbitrale era netta e visibile. Oggi vedo una diversa sudditanza (mista ad incapacità resa tale dall’accresciuta velocità del gioco) distribuita diversamente e non più figlia della geografia del potere ma del potere mediatico di pay TV e giornali faziosi.
Però ho anche sempre pensato che quando sei davvero forte non c’è arbitro che tenga.
Anche se allo stesso tempo penso che il Napoli di Ferlaino/Maradona abbia fatto i suoi migliori acquisti in Allodi e successivamente Moggi…

Purtroppo anche da noi, visto il tasso di delinquenza presente in città, è inevitabile che vi siano frange di violenti che spesso rovinano la situazione. Ed il pubblico “normale” spesso ne subisce per primo le conseguenze. Questi gruppi di prepotenti hanno fatto sì che un tifo organizzato perbene e pulito stia lentamente sparendo. Ecco perché spesso i napoletani sono stati esclusi dalle trasferte ed anche comprare un biglietto diventa un’impresa titanica…

Però vorrei chiarire che il tifoso medio napoletano non è né violento né incazzato, anzi va spesso alla partita come se andasse ad una gita. Purtroppo ho avuto modo di verificare che non tutte le altre tifoserie hanno lo stesso approccio. Il tifoso napoletano medio non ama il tifo contro, e di solito non va allo stadio per sfogare frustrazioni. Ama vincere ma accetta la sconfitta (quante squadre sono uscite vincenti dal San Paolo tra gli applausi? Ne ricordo tante…).

Il pregio più grande è la passione per il gioco del calcio prima che per la squadra. Il pubblico ama il Napoli tantissimo ma è abbastanza competente ed ha capacità di critica verso la squadra. Ha sofferto abbastanza per la discesa in “C” ma in molti hanno capito che oramai la società era in una situazione insanabile.

Il tifoso napoletano è cosciente di avere un presidente un po’ “naif”, ma come ho detto altre volte lo stesso non è stato eletto dai napoletani ma ha più semplicemente comprato la società. E sappiamo tutti che, a parte gli eccessi teatrali e la pretesa di decidere tutto in prima persona, finché i fatti gli daranno ragione non c’è motivo per criticarlo pesantemente. Credo che De Laurentiis stia anche facendo un po’ di affari suoi, ma se la ricaduta di ciò è comunque la floridità di società e squadra lui resta inattaccabile. Anche Mazzarri è molto apprezzato dai napoletani, se dovessi dire amato mi fermerei un attimo… Anche noi pensiamo che a volte esageri nel trovare scuse, ma quello è il personaggio e sappiamo che spesso lo fa per lasciare tranquilla la squadra.

Personalmente non sopporto l’arroganza della vittoria a tutti i costi.
E purtroppo nel nostro calcio è l’unica cosa contemplata. Nessuno di noi riuscirà mai ad essere completamente obiettivo, ma almeno tra di noi non raccontiamoci bugie…
Aspetto il vostro contributo, grazie.

Fonte: Repubblica.it

La Redazione

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