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Calcio scommesse: Napoli, Cannavaro e Grava, processo per colpa di Gianello

Cambia il filone. Non la linea di Stefano Palazzi. Il procuratore federale non fa sconti neppure questa volta: ha deferito alla Disciplinare il capitano del Napoli Paolo Cannavaro e il difensore Gianluca Grava. Entrambi accusati di «omessa denuncia». Con loro il grande accusatore della tranche napoletana di calcioscommesse: Matteo Gianello, il «taroccatore» o meglio colui che avrebbe tentato la combine di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010. Per lui c’è il deferimento per il «tentato illecito». Le sue confessioni, prima in sede di giustizia penale (il 15 giugno 2011 ai pm Antonello Ardituro e ai suoi colleghi De Simone e Ranieri, confermate poi in un altro interrogatorio a luglio) e poi dinnanzi agli 007 federali (il 16 luglio), mettono nei guai il Napoli deferito per responsabilità oggettiva proprio perché nel suo organico aveva Gianello, accusato della tentata combine. E che per questa accusa rischia una penalizzazione (con l’ipotesi di esclusione dall’Europa League). Palazzi potrebbe chiedere 2 punti di penalizzazione e, secondo indiscrezioni, proporre alla vigilia del processo – ovvero non prima del 20 novembre – al Napoli di patteggiare 1 punto di handicap. Per l’omessa denuncia addebitata a Cannavaro e Grava (che rischiano in teoria tre o quattro mesi di squalifica) la pena del club è un’ammenda.
Trema il Napoli, perché la Disciplinare raramente ribalta la linea della fiducia ai pentiti tenuta dalla Procura federale. E in questo momento, Gianello per Palazzi è uno «attendibile». L’ex terzo portiere del Napoli, ai margini dello spogliatoio, è un pentito che ha deciso di parlare alla Procura di Napoli, di fatto cucendo il canovaccio su cui si è mosso Palazzi in questa tranche di deferimenti. L’ossatura dell’accusa, fatta esclusivamente dalle rivelazioni di Gianello e dalle ammissioni di colpa che si danno forza l’una con l’altra dell’ex portiere, sbatte con le contro-accuse di Cannavaro e Grava che giurano di non aver mai ricevuto proposte dal loro compagno di squadra per truccare Sampdoria-Napoli.
Dalle carte federali emerge il riferimento al rapporto della Squadra Mobile. Perché Gianello era intercettato e pedinato da una poliziotto che in una relazione aveva riferito delle confidenze ricevute da portiere azzurro in un bar in relazione proprio a Sampdoria-Napoli. Eppure le stesse carte che hanno portato ai deferimenti alla Disciplinare del Napoli, di Cannavaro e di Grava hanno spinto il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ad archiviare l’indagine penale. Fatto salvo, s’intende, per il rinvio a giudizio di Gianello e di Silvio Giusti, accusati di associazione finalizzata alla frode sportiva, perché legati alla cricca delle scommesse. Al Napoli e ai suoi tesserati, infatti, a fine maggio scorso non è stato contestato nessun reato. E così è stata disposta l’archiviazione, dopo aver passato al setaccio anche altre gare sospette: due del torneo 2009-2010 (Napoli-Parma 2-3 e appunto Sampdoria-Napoli 1-0), e la terzultima del campionato del torneo 2010-2011, Lecce-Napoli 2-1.
La Procura di Napoli rileva presunte irregolarità solo in occasione della gara di Marassi del 16 maggio 2010. In pratica, Gianello avrebbe proposto a Cannavaro e Grava di perdere, per favorire le vincite dei suoi amici scommettitori, Giusti e Cossato. In Procura il portiere nega la proposta, ma poi cambia idea. Ma per la giustizia sportiva tanto basta per il deferimento dei due atleti. La cui versione difensiva non ha convinto Stefano Palazzi.

Fonte: Il Mattino

L a Redazione

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